parlamentoeuropeoL’informazione nelle ultime 24 ore è stata impegnata a spiegare in qualche modo il deserto nel quale Renzi ha parlato a Strasburgo magnificando il nulla assoluto del semestre italiano. Ma di certo è difficile trovare un qualunque motivo per cui una persona sana di mente dovrebbe perdere tempo ad ascoltare un cazzo buffo della provincia italiana che tenta di nascondere il suo completo asservimento ai voleri della finanza per tramite della governance europea e dunque l’irrilevanza assoluta a cui ha portato il Paese. Una commedia dell’arte di infima qualità che ha trovato il suo apogeo nel biasimo della buona stampa di regime nei confronti di parlamentari italiani che hanno attaccato coram europa il premier, come se a Strasburgo non ci fosse un parlamento deputato proprio a questo, ma il salotto della sora Lella. Come se l’essere italiani, lavare i panni sporchi a casa contasse più – agli occhi degli europeisti di facciata – che essere europei.

Del resto dopo Parigi il tentativo delle caste finanziar – politiche continentali di sfruttare l’attentato a Charlie Hebdo come un appiglio per minacciare quelli che dalla Grecia alla Spagna si apprestano “a votare male” e come uno strumento per ridurre le libertà individuali, è conclamato. Come dimostra anche l’apertura di un inchiesta, sollecitata dal ministero dell’interno francese, contro il controverso comico Dieudonné, perché si era permesso di fare un po’ d’ironia su facebook riguardo alla passeggiata solitaria dei leader. La voglia di reprimere ogni dissenso dopo la marcia dei quaranta ipocriti di Parigi, è così forte che si taglia col coltello. Alla faccia della libertà di satira.

Sarebbe davvero contro natura, in questo scenario di menzogna, doversi subire anche le pennellate infantili e spudorate con cui Renzi partecipa all’opera collettiva: raccontare frottole a quelli che le inventano è di una noia infinita, anche se bisogna farlo per ritualità istituzionale. Una ritualità che diventa tanto più importante quando finisce per diventare lo scenario di cartapesta di una democrazia che è ormai in agonia e a cui si vorrebbe dare il colpo di grazia sfruttando la cosiddetta guerra di civiltà che in realtà è solo un venir meno della nostra civiltà. Sta di fatto che quando la comunicazione sostituisce la politica e diventa auto referente ogni discorso più lungo di 140 battute diventa un tedioso collage di slogan e di frasi fatte con un effetto sinergico negativo: invece di sorreggersi gli uni con le altre, mostrano la loro globale inconsistenza rispetto alla realtà. Un’epica pop che perde, estrapolata dal contesto occasionale, ogni seduzione ed emotività.

Certo la governance euro americana dovrebbe compiacersi di essere riuscita a portare al potere un personaggio che meglio di qualunque altro esprime il vuoto politico, ossia la condizione ideale per imporre il nuovo ordine a cittadini disorientati. Oggi arriva in Europa Kerry per imporre un “sum­mit sulla sicu­rezza glo­bale”, organizzato per febbraio a Washington nel quale con la scusa della sicurezza si faranno forti pressioni perché le elite di Bruxelles si sbrighino a dar corso al trattato transatlantico. C’è altro da fare che ascoltare Renzi.