images (4)In vista delle elezioni assistiamo allo scatenarsi di un complesso piano mediatico volto ad evitare che i partiti che hanno gestito per conto delle banche e di Berlino la politica di austerità, vale a dire democristiani e socialisti, paghino lo scotto dell’impoverimento della periferia europea, mettendo così in pericolo i diktat della finanza. Si tratta di un piano complesso che va dalla demonizzazione degli avversari, al silenzio programmato su di essi, ma soprattutto a un’intricata alterazione della realtà adatta a rassicurare e a far fruttare nelle urne le paure e le incertezze delle piccole borghesie del continente.

Oltre ai risibili peana sulla ripresa che non c’è e che comunque ha un esclusivo significato “tecnico” dovuto alle aberrazioni ottiche insiste nel concetto stesso di Pil, la campagna è variegata, complessa, segue diverse linee a seconda dei Paesi, fa appello non solo ai grandi gruppi dell’informazione, ma anche alle fedeltà di classe sociale dei singoli “informatori”. Così sul Fatto apprendiamo che Schulz, futuro presidente della commissione europea per volere della Germania e della Merkel in particolare, è stato sempre contrario all’austerità, mentre sui giornali tedeschi si dice – sempre in funzione elettorale – che è stato sempre uno scrupoloso applicatore della medesima, due tesi contrapposte per depistare uguali e contrari malumori nei confronti della costruzione europea.

La stessa commedia avviene in merito alle mosse della corte costituzionale tedesca che, in seguito alla denuncia di 35 mila cittadini, deve decidere se la dichiarazione di acquisto “illimitato” di bond dei Paesi in crisi da parte della Bce (il famoso Omt) violi o meno la costituzione tedesca la quale impedisce che vi siano spese non direttamente approvate dal Parlamento di Berlino. In realtà la Bce non fece nulla, si limitò all’annuncio visto che il perseguimento concreto di quella strada sarebbe stata di fatto impossibile, ma la questione va avanti da parecchio tempo senza che vi sia stata ancora un decisione finale, cosa del resto voluta per far pendere una spada di Damocle su chiunque pensi di violare attraverso dei “fatti compiuti” il trattato di Maastricht.  Naturalmente in Germania la questione viene interpretata e venduta come la sicurezza che il Paese non sarà trascinato in opache e indirette operazioni di supporto ai debiti altrui.

Ma in Italia la musica cambia:  visto che la consulta tedesca non ha alcuna fretta di prendere decisioni, ha rinviato (su augusto suggerimento) alla corte del Lussemburgo il fascicolo, La Repubblica se ne esce con un incredibile peana nei confronti dell’euro ed esulta per il fatto che finalmente la Germania riconosca la supremazia degli organismi continentali, con il sottinteso che l’Europa fa dei passi avanti. In realtà le cose non stanno proprio così: la corte costituzionale di Karlsruhe non ha affatto affidato la questione alla corte del Lussemburgo, ma ha solo chiesto un parere riguardo al fatto che l’Omt virtuale di Draghi abbia o meno violato i limiti azione della Bce, trovando tuttavia  “ragioni importanti per assumere che l’Omt ecceda il mandato di politica monetaria della Bce e quindi violi i poteri degli stati membri”.

E’ una questione sulla quale la Consulta non può evidentemente legiferare in via diretta, ma che lascia comunque intatta e aperta tutta la questione costituzionale interna alla Germania, anzi la sposta da un singolo intervento della Bce all’intero mandato di Francoforte facendola divenire potenzialmente il casus belli sul quale impostare una fuga dalla moneta unica, se ciò dovesse divenire imperativo. Si tratta dunque solo di una tregua armata che durerà fino a dopo l’appuntamento delle urne, ma che può essere sfruttata “ad Paesem” per supportare, magari in modo antitetico, le forze favorevoli all’austerità e ai massacri sociali in nome della stessa. Tanto più che la corte di Bruxelles avrà parecchie difficoltà a giudicare un evento che è stato solo enunciato, ma mai praticato e del quale si possono soltanto ipotizzare le conseguenze, dunque la vera sostanza in relazione alle normative. E’ probabile che alla fine dichiari la propria impossibilità a dare un parere definitivo.

E tuttavia, come si vede, la vicenda è già utilizzata per dare un’idea edulcorata dell’Europa e addirittura di una Germania e dei Paesi ricchi in generale che si arrendono e che man mano cedono alle richieste delle periferie. Così si sussurra l’happy end fasullo mentre scorre il Rosemary’s Baby sociale ed economico.