I greci chiamano xenocrazia il periodo di nascita e sviluppo del loro stato avvenuto sotto la tutela di Russia, Gran Bretagna e Francia, prima con un presidente proveniente da Mosca dove esercitava le funzioni di ministro degli esteri (nato a Corfù, ma di origine italianissima come testimonia il nome, Giovanni Capodistria ) e successivamente con un re graziosamente fornito dalla Baviera assieme a un ministro delle finanze amico dei Rothschild e letteralmente minacciato di morte a Monaco per le enormi tasse che aveva imposto. Ma non c’è dubbio che Atene sia tornata a quei tempi, anche ammesso che un governo esterno ed estraneo sia mai stato veramente assente dalla scena del Paese. Dico questo per tentare di interpretare gli errori commessi in questi mesi, anzi in questi anni, nei quali la voglia di autonomia e di libertà ha sempre drammaticamente combattuto contro un senso di minorità e un certo istinto alla tutela. Forse è stata questa condizione psicologica che ha impedito a Tsipras di accettare l’offerta di Schauble per una Grexit concordata e assistita.
Lo strepito contro la Germania, in gran parte un alibi per non pronunciare la parola Europa e sfregiare così il sacro feticcio, impedisce di vedere come si trattasse dell’unica proposta sensata comparsa sul tavolo delle trattive. Dirò di più dell’unica proposta in grado di far intravvedere differenze tra il golpe finanziario ordito fin da subito contro la vittoria elettorale di Syriza e la repressione della primavera di Praga. L’assenza dei carri armati è del tutto secondaria anche se forse sarebbe meglio attendere qualche mese per escluderla, ma è certo che in entrambi i casi si tratta di un potere che impedisce a chiunque di scegliere una strada diversa da quella imposta, sia essa il comunismo sclerotizzato e imperiale di Mosca o il capitalismo finanziario e reazionario di Bruxelles. Ciò a cui abbiamo assistito è stato infatti l’abbandono di ogni cultura della mediazione e del compromesso da parte dell’Europa e la sua sostituzione con la minaccia a mano armata di soldi: di fatto è stata la negazione della democrazia e la ” normalizzazione” degli errori compiuti dai greci prima dando il proprio consenso a Syriza e poi aggravando l’errore con il referendum. “Normalizzazione” ad Atene come a Praga.
Tutti sanno che l’intervento dell’Urss in Cecoslovacchia fu l’inizio del declino per l’Unione sovietica, almeno della sua immagine e forza propulsiva: nonostante analoghi interventi occidentali per esempio in Vietnam facessero milioni di morti, l’Urss cessò di essere un modello di riferimento. La stessa cosa avverrà anche per l’Europa: le sofferenze sociali inflitte ai greci e ad altri Paesi, il moralismo di facciata delle elite finanziarie che guidano il continente e l’istinto predatorio che dimostrano, la futilità assurda e l’ipocrisia delle politiche austeritarie, l’aperta volontà di liberarsi di un governo non gradito, hanno completamente sollevato il velo sulla sostanza della governance continentale.
L’occupazione e la normalizzazione portata avanti dagli “uomini in nero” della troika, diventa perciò una vera e propria xenocrazia per la Grecia e un segnale di fallimento per l’intera unione: sarà il lubrificante per l’uscita della Gran Bretagna, per la vittoria della destra in Francia – con o senza il Front National, perché la coppia Hollande – Sarkosy sta già costruendo con la scusa della lotta al terrorismo ciò che Le Monde comincia a chiamare l’Etat policier – ma soprattutto agli occhi delle nuove generazioni la lezione che viene impartita è che quando la strada delle urne si rivela un vicolo chiuso, si impone l’azione diretta. Una delle ragioni per cui in Spagna e altrove si cominciano ad adottare legislazioni liberticide contro il diritto di sciopero e quello di manifestare.
L’Europa dei prossimi anni non sarà altro che una sorta di Minotauro morale e politico, una bestia in equilibrio precario fra normalizzazione finanziaria e crescita impetuosa dei sentimenti identitari. Fino a che non esploderà. Una storia e una speranza vendute al prezzo di un euro.
C’è chi dice che non si può creare impunemente moneta. Diciamo la verità. Non si può creare perché non te la fanno creare. Altrimenti vedremmo sorgere una, cento, mille monete. Ma se appena la crei arriva un drone e ti stermina o la polizia e ti arresta è chiaro che nessuno se la sente di crearla. Questo è il vero problema: il rapporto di forze di cui l’economia è solo il riflesso. Ecco perché esiste un unico standard, il dollaro, le carte di credito sono solo americane, di PayPal ce n’è uno solo, BitCoin se lo può permettere solo l’America e ogni paese europeo è tappezzato di basi americane e popolato di politici, giornalisti ed economisti infiltrati nelle più alte posizione per fare gli esclusivi interessi degli Stati Uniti, cosa che di solito assicura a questi quisling una più che soddisfacente percentuale di notorietà, prestigio, influenza e soldi.
Ci sarebbe poi da scrivere tutto un altro capitolo che riguarda la creazione del valore perché alla fine la moneta non è altro che un modo di incorporare il valore che però si crea e si incorpora in oggetti anche molto diversi (case, quadri celebri, oggetti rari eccetera). Con la digitalizzazione, inoltre, la moneta non ha più neanche bisogno di incorporarsi in qualcosa di fisico, basta “pubblicarla”, dire che c’è. Figurarsi quindi se è difficile risolvere il problema greco, specie alla luce della minima entità del debito ellenico in valore assoluto e del fatto che il parametro del 60% di rapporto debito/PIL massimo accettabile per i paesi dell’UE è stato scelto arbitrariamente, o meglio, con il chiaro scopo di mettere in difficoltà le economie del sud Europa.
Il punto, invece, è che se si risolvesse il problema greco nel modo giusto, si creerebbe un grosso problema per il capitalismo e per gli Stati Uniti. E chi ha le atomiche dalla parte del manico non ha alcuna intenzione di fare esperimenti autolesionistici.
Certo che Auriti ha fatto danni, meno male solo nel campo dei nostalgici della ‘socializzazione’ di due fabbrichette e mezzo in Padania, nel luminoso periodo 1944-45…
Solo un seguace di auriti più scaricare nel cesso la storia economica e mettersi a dire che uno può stampare moneta nella quantità desiderata; trascurando il rapporto oro-sterlina, petrolio-dollaro e Repubblica di Waimar, concetti ignoti o forse troppo ostici per le sopraffine menti auritofile e social-repubblikine dei seguaci del reichmark del gran santone Hjalmar Schacht…
Guardi SitoAurora, c’è un grosso problema. Lei crede all’economia come gliel’hanno raccontata. Forse Lei è un economista, uno storico dell’economia, o semplicemente una persona competente che con onestà e passione segue il dibattito economico. Con altrettanta passione e onestà milioni di teologi nel mondo portano avanti la loro scienza. Però come non serve cercare di convincere un teologo che Dio non esiste, non cercherò di convincere Lei che la scienza economica è carta straccia. A ognuno le sue illusioni.
Perdonami Roberto per questa mia ulteriore sovrapposizione; è una domanda facile facile:
“..che la scienza economica è carta straccia”
Quando accade questo.. prima, durante o dopo una guerra?
Le tempistiche sono importanti. Grazie
Ciao Carlo, carta straccia significa solo che non vale la pena di leggere neanche una riga scritta dagli economisti esattamente come non ha alcun senso leggere i trattati di teologia salvo per curiosità. La prima cosa che si nota è che non menzionano mai che l’economia è diretta conseguenza dei rapporti di potere e la seconda cosa è che
prendono gli equilibri di potere attuali come se fossero dei dati di fatto immutabili, cosa molto conveniente per i loro mandanti. All’epoca di Monti mi abbonati per un anno al Sole 24 Ore che cercava di aiutare le aziende a gestire una crisi inventata di sana pianta per stroncarci economicamente con pagine di informazione cui era premesso lo slogan “salviamo l’Euro!”. Ossia non salviamo gli italiani, salviamo l’euro! Questo è per me il mondo dell’economia. Meglio starci alla larga.
In tutti i casi, l’analisi scritta di un articolo di Stiglitz o Kruger richiede troppo tempo e sarebbe noiosa da leggere ma se mi telefoni prendiamo un loro articolo di quelli recenti sulla Grecia e ti spiegherò meglio cosa intendo dire con il mio concetto di “carta straccia”. Un cordiale saluto (anche due!).
Comprendo il tuo sfogo, ma qui si ragionava (ne sono certo) di economie governative internazionali e relative regole ( tolti tutti i piani di forza dispiegabili sul campo, per intenderci), altra cosa dalle eventuali esemplificazioni e o pianificazioni speculative di bassa lega celebrate tout court dagli addetti ai lavori (quelli di mercato e della grande finanza). Ti saluto e ti ringrazio per il cortese invito, semmai un giorno ne avessi bisogno.. vedrò un po’ come fare. Allora, di nuovo anche a te.
L’economia e’ una “disciplina” che sembra escludere il senso comune. Perchè se le stampate dracme (o simili) valgono meno della carta igienica, non dovrebbe applicarsi lo stesso ragionamento alle lire d’antan e altre vecchie divise parallele?
E se da un giorno all’altro si è passati dalla lira all’euro, come mai il processo contrario e’ impossibile?
Da quel che capisco (che ammetto è poco) non e’ vero che la Grecia “soffra” per lo stringere del cappio europeo. Ne soffre la stragrande maggioranza dei greci. Ma alcuni di loro si sono impensabilmente arricchiti, grazie alla vendita (forzosa e imposta dalla Troika) di beni e risorse pubbliche a prezzi stracciati. Per esempio, il compratore (greco) dell’Ellenikon, (zona turistica edificabile e adesso sede dei colossali stadi olimpici completamente in rovina), ha immediatamente guadagnato un gran numero di miliardi.
Mi sono rivisto, perchè di primo acchito il contenuto sembrava impensabile, il documentario “The Trail of the Troika” https://www.youtube.com/watch?v=BLB3uu1IXM0&feature=youtu.be
che dimostra, con coerenza, che le misure economiche applicate alla Grecia (e altrove) corrispondono piu’ all’imposizione di un’ideologia che di un’economia.
Col metro del buon senso (inapplicabile all’economia), si può assumere che il ritorno all’indipendenza monetaria verrebbe accompagnato da riforme sociali ormai impensabili e indigeribili in questa epoca di ritorno al Medioevo. Nella quale, tra l’altro, (almeno negli US of A) si parla pubblicamente di “thought-crime”. E’ il classico trial-balloon, nella fattispecie, il generalone che propone in TV di internare tutti coloro che sono definiti “radicalizzabili” – “come abbiamo fatto con i giapponesi e tedeschi durante la seconda guerra mondiale.” Che sembra una dichiarazione da pagliacci, se non fosse che immense somme (e guadagni per i contractors) vengono spese per creare “centri di internamento.”
Tra l’altro, l’aumentata militarizzazione della polizia sta gia’ dando buoni risultati. Da inizio d’anno ad oggi la polizia ha gia’ ucciso quasi 700 persone, piu’ migliaia di feriti in ospedale, molti con debilitazione permanente.
Intanto il tamburo anti-russo rimbomba a ritmo battente sui media di regime. E, se è vero, vari plutocrati stanno costruendo mansioni da mille e una notte nell’isola Sud della Nuova Zelanda.
https://aurorasito.wordpress.com/
Ho visto l’articolo ma c’è un errore di fondo. Per stampare dracme non è necessario richiedere alcun prestito a copertura, la sovranità monetaria consiste proprio nello stampare dracme liberamente e in piena autonomia. Gli Stati Uniti, quando stampano moneta (o quando lo fa Draghi) chiedono un prestito a Putin? No, perché la sovranità monetaria o è piena o non è affatto sovranità. Se non è sovranità non c’è alcuna differenza tra chiedere un prestito alla Troika o a Putin. Sempre di prestito si tratterebbe e avrebbe come conseguenza che anziché essere una colonia dei poteri finanziari europei la Grecia diventerebbe una colonia dei poteri finanziari russi. Tra l’altro, quanto alla generica disponibilità di Putin ad aiutare i paesi europei in sofferenza, abbiamo già visto all’opera il nostro eroe quando i ministri ciprioti nel 2012 fecero un estremo tentativo di resistere alla pressione della Troika andando a Mosca ad incontrare Putin. Tornarono a casa con le pive nel sacco perché Putin non è fuori dai giochi ma è dentro ai giochi e li co-controlla. Un’altra forma di co-co-co ma molto più dannosa dell’altra!
“..la sovranità monetaria consiste proprio nello stampare dracme liberamente e in piena autonomia”
..giusto: peccato che nella fattispecie della sola Grecia
questo potenziale di moneta avrebbe acquisito un valore inferiore alla carta igienica.
“Per stampare dracme non è necessario richiedere alcun prestito a copertura”
..sacrosanto anche questo ma, proprio perchè trattasi di un ritorno ad una sovranità monetaria “Perduta”, a maggior ragione nella condizione della attuale Grecia, un nuovo prestito, rinnovato quanto si vuole e soprattutto con chi lo avesse reso sostenibile, sarebbe risultato come un’ulteriore garanzia… giustappunto basato su un valore effettivo di
moneta stampabile… come in questione!
Carlo, la risposta l’ha data Putin, a quanto pare dicendo “I’m not interested” o come diavolo si dice in russo. Del resto i prestiti fatti da un paese a un altro paese hanno sempre una valenza neocolonizzatrice, perché illudersi che non sia così e perché dovrebbe essere diversamente?
Infine il discorso che “non si possono stampare dracme perché non varrebbero niente” significa far propria la posizione del nemico e chiudere la discussione in modo tombale: equivale a dire che una volta entrati nell’euro non se ne può più uscire. Cosa non vera perché alcune importanti nazioni dell’UE non hanno l’euro e perché fra le svariate cose vere o false che si leggono in giro per il mondo è che, per esempio, la Finlandia non avrebbe alcun problema a sbarazzarsi dell’euro e che, anzi, forse sarà la prima nazione a uscire dalla moneta comune come sostiene un recentissimo articolo della Tageszeitung berlinese: http://www.taz.de/!5212576/ Comunque la verità è che siccome la gestione della situazione europea nel suo insieme è nelle mani degli Stati Uniti e non dei leader fantoccio europei ciò che si può fare o non si può fare lo sanno e lo decidono solamente gli americani lasciando ai loro servi sciocchi europei il compito di farci divertire e discutere con il loro avanspettacolo politico di mediocrissima qualità. Un cordiale saluto.
Roberto, io non ho alcuna illusione in merito.
Mi limito solamante ad analizzare le questioni con metodo il più disincantato possibile e volto ad osservare fatti concreti… più o meno attendibili. Nel caso della Grecia è talmente chiaro ed evidente che senza un aiuto esterno, colonizzatore… come giustamente intendi anche tu, non ce l’avrebbe mai fatta; anche se può risultare strano, nella attuale condizione della Grecia, bisogna mettersi in testa che non c’è paragone con nessun altro Paese europeo, sia che questo faccia già parte dell’unione che non!
La questione Grecia è irrimediabilmente “tombale”.. e mica da oggi. Come si spiegherebbe altrimenti la preoccupazione della sua fuoriuscita pur risultando il minor pil dell’intera Unione e allo stesso tempo trovargli una apparente soluzione di Stato comunitario e in essere?
E’ e resterà una spina nel fianco, una mina vagante a tutto tondo,
pedina di scambi e di ricatti più o meno leciti, nonostante lei.
Ciao
7 luglio 2015 at 13:19
“..che la Germania abbia un disegno geopolitico dentro il quale
un’uscita della Grecia dal consesso europeo possa fare più gioco che non una difesa ad oltranza dell’euro da cui Berlino ha già spremuto tutto ciò che poteva.”
..pensando così di distanziarsi dalle continue pressioni Usa: un
giochino molto pericoloso, specie se abbozzato dietro alle loro
spalle, ma anche, nel delinearsi di nuovi scenari, la prospettiva
“comune”, in questo caso un ripiegamento mascherato, volta ad una riconversione strategica per arrivare a un rinnovato disgelo sull fronte “Geoeconomico” russo.
A questo punto per la Grecia il solo ruolo di pedina di ricatto,
prima, e di scambio poi… con buona pace (amen) del sogno Eu.
https://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2015/07/07/leuropa-ha-
perso-la-maschera/
Le fabbriche d’armi hanno fame di guerre mondiali e la cosa strana è che per arrivarci debbano farci passare attraverso anni o decenni di vicende politiche assurde come se fosse loro dovere dare ai futuri storiografi il materiale per confezionare convincenti percorsi esplicativi. Insomma la guerra non si può fare subito perché deve prima ricollegarsi a qualche giustificazione storico-ideologico-culturale, quindi bisogna prima creare le premesse dell’inimicizia fra popoli diversi, poi magari popolare la scena di buoni e cattivi, infine fare in modo che tutti si intestardiscano sulle proprie posizioni in modo che lo scivolo che porta alla guerra non possa mai subire intoppi. La gente è abituata a starci. Se gli dai la guerra improvvisa non la accettano ma se gliela dai con i dovuti modi, con le dovute giustificazioni, con la dovuta apparenza di ineluttabilità vanno al fronte senza problemi e si scannano l’un l’altro pacificamente. Nessuno che pensi l’ovvio: se le fabbriche d’armi non esistessero, non esisterebbe neppure la possibilità tecnica della guerra, gli esseri umani dovrebbero limitarsi a battibeccare, per quanto noiosa la cosa possa essere. Però non mi consta che ci sia mai stato un partito, tanto meno pacifista, che abbia esplicitamente inserito nel proprio programma la dismissione immediata delle fabbriche d’armi, a cominciare da quelle del proprio paese. È tempo forse di creare un pacifismo un po’ meno arrendevole.