guerra anglo zuluAnna Lombroso per il Simplicissimus

C’è da aspettarsi che vanterà un buon numero di imitatori lo sceriffo Cameron. Già me ne immagino uno che da fan sfegatato di Blair, da ammiratore nemmeno tanto silenzioso della Thatcher, è pronto a collocare sul trono più alto del suo panteon personale il premier britannico, che impernia la sua agenda governativa sulla “tolleranza zero”, incaricandosi di dare la linea per lasciare poi alla ministra dell’Interno,, devota della signora di ferro,  il compito di definirne le prassi.

E figuriamoci se il suo programma non incontrerà il favore di quelli cui piace vincere facile, quelli che sanno parlare alle pance vuote suscitandone robacce avvelenate, estraendo  razzismo, xenofobia, diffidenza e rancore  dal  cuore nero di un paese in piena recessione e regressione civile, nel quale viene quotidianamente accreditata una realtà parallela di minacce e paure: immigrati, terrorismo, criminalità;  ormai esaurito da tasse, tagli, balzelli, immiserito dall’impoverimento del welfare, dall’umiliazione di scuola e cultura, dall’espropriazione ineluttabile di diritti, certezze, garanzie. Una nazione insomma non poi troppo diverso dalla Gran Bretagna, con una sinistra a mala   sopravvissuta grazie all’assoggettamento al modello capitalista, sia pure nelle sue nuove configurazioni, segnata dalla disfatta del riformismo alla Bad Godesberg o retrocessa a porta acqua di sostegni improbabili al solo scopo di garantirsi la sopravvivenza,  compiaciuta di una solidarietà perlopiù formale  e incapace di prendere davvero le distanze dai massacri sociali, dove il conformismo e la delega trovano nutrimento nei media, nelle nenie letargiche degli impresari della paura che predicano l’isolamento e l’egoismo come salvezza  e dove si brontola solo sommessamente,  mentre si celebra il funerale della democrazia, con la cancellazione  della rappresentanza, il rifiuto della negoziazione, il malinconico ripiegamento delle opposizioni su slogan che non hanno la forza di mantenere l’iniziale consenso e di contrapporsi alla potenza del regime.

Perché che si sia lealmente consacrati alla  troika o orgogliosamente appartati e confinati nel proprio nostalgico imperialismo, salvo concorrere con coeso spirito di  collaborazione a operazioni belliche azionate altrove, si tratta di appartenenti d’alto o basso bordo a  quell’ambiente criminogeno che ha annientato l’economia reale cannibalizzando il lavoro per ridurlo a precaria servitù, distruggendo i diritti,  mettendosi al servizio dell’accumulazione finanziaria,   destrutturando le democrazie.

Sono sempre più impazienti di mostrare la mano forte senza più remore e sotterfugi, che tanto sono ormai largamente favoriti da sistemi che non impongono più consenso elettorale, finanziati dagli stessi soggetti per aiutare i quali promulgano “riforme” sotto forma di leggi speciali, appoggiati da media che sostengono direttamente o indirettamente pronti ad abbracciare la loro verità.

E infatti, “la pazienza è finita” ha annunciato  Cameron  “promettendo” agli inglesi una sicurezza fatta di lacrime e sangue  dei migranti irregolari (tanto che la ministro May avverte: «Per noi vale solo una posizione, rimandarli in Africa») a significare che Londra non accoglierà uno solo dei profughi soccorsi nell’area mediterranea, e di una “implacabile”  contro i “predicatori di odio”: restrizioni, censura saranno i contenuti forti della nuova legge  antiterrorismo che prevede ampi poteri di polizia e    intrusioni indiscriminate  nei social network, in modo da rettificare l’immagine di indulgente tolleranza che le istituzioni del Regno Unito hanno dato  “offrendo  a chiunque la libertà di esprimere qualsiasi parola e qualsiasi pensiero, restando addirittura neutrali di fronte a messaggi ambigui e violenti, quindi “incoraggiando la narrativa dell’estremismo e del rancore”.

La santa alleanza contro stati sovrani e popoli è unita come non hanno mai saputo esserlo i lavoratori di tutto il mondo. E si danno una mano dell’innescare gli ordigni rivolti contro di noi, popolazioni vulnerabili, paesi colpevoli di appartenenza a un sud indolente, corrotto e spendaccione, disperati che premono alle frontiere di un Occidente minacciato dall’irruzione di nuove potenze,   profughi contro i quali attuare una inesorabile pulizia etnica riducendoli a non-cittadini del mondo, condannati preventivamente all’illegalità, perché non viene loro riconosciuto uno spazio legale-politico, ma solo uno spazio naturale, anche  quello insidiato dal mare, dal rifiuto, dalla criminalità che specula sulla loro mera sopravvivenza.

La fortezza europea e la Gran Bretagna di Cameron, col vanto impudente e l’inguaribile arroganza del suo passato coloniale, si contendono la leadership dell’infamia più incivile e disumana, quella nutrita nei secoli dalla protezione offerta a despoti crudeli, da profitti formidabili accumulati grazie alle sfruttamento di risorse popoli e dalle guerre e crociate necessarie a riprodurlo instancabilmente e alimentata da trattati, regolamenti e  decisioni  ispirati da un istinto alla sopraffazione  costretto nei limiti della gestione burocratica e amministrativa, non per questo meno empia e iniqua. La sintesi di ferocia finanziaria e miopia  autolesionista, li accecano,  così dimenticano  che nuova popo­la­zione significa  nuovi biso­gni di case, ser­vizi, cibo e beni, nuova occupazione insieme a tanta disponibilità di forza lavoro a basso costo, che è stata l’immigrazione, compresa quella proveniente dall’Italia, quell’immissione demo­gra­fica, pro­ve­niente dal Sud e Cen­tro Ame­rica,che  ha costi­tuito  una delle leve fondamentali della straor­di­na­ria espan­sione eco­no­mica degli Usa.

Così anche loro naufragano con i barconi su cui vorrebbero far cadere bombe umanitarie, nella finzione   che la colpa non sia attribuibile alla irresponsabile cecità, alla ossessione di profitto, alla negazione del problema, alle alleanze scellerate con i dittatori,  alle esigenze del brand delle armi e ai loro imprenditori banche e Vaticano compresi, ma ai trafficanti, ultimo anello locale e non solo, della catena criminale, che  il loro obiettivo dichiarato è a un tempo quello di nascondere le vere cause delle stragi continue, cioè la riproduzione delle guerre permanenti e  di non fare arrivare immigrati o farne arrivare il minor numero  possibile. Mentre la sola possibilità di salvare i profughi è di  creare aiuti, corridoi umanitari sia impegnando in mare, alle frontiere europee e nei paesi vicini a quelli in guerra, navi e strutture per dare immediato soccorso, riconoscimento di stato e permessi di soggiorno per lavoro nei paesi ai quali chi arriva aspira ad andare e che non è quasi mai il nostro.

Non c’è da credere al rammarico dell’incolore Mogherini, al burbanzoso sdegno  di Alfano, alla timida riprovazione di Renzi. Ben altro di saremmo dovuti aspettare, qualche pugno sul tavolo, una aperta ribellione all’infamia per non dover essere responsabile di quella insanabile e vergognosa di lasciar morire in mare centinaia di esseri umani o di rimandarli indietro incontro a un destino sanguinoso di paura, fame, morte. Bastava ancora una volta dire di no,  scegliere di spendere molti soldi per non assecondare la barbarie  anziché soggiacere alle “cravatte” del  finanziamento, anche quello ordinario, all’Unione e alle sue attività.

L’agenda Ue:  saranno accolte 20 mila persone richiedenti protezione internazionale da Paesi terzi, di cui il 9,94% destinate all’Italia; la tolleranza zero di Cameron; l’ “esonero” per il nostro Paese, esibito come una ragionevole vittoria della diplomazia; la fermezza  spregevole di Praga e Bratislava sono una conferma dell’eclissi dello stato di diritto, della giustizia e delle democrazie, e una sconfitta e un disonore per tutti dei quali saremo chiamati a rendere  conto  perché quello che si consuma contro gli altri è e sarà rivolto anche contro di noi.