Sono davvero ammirato e sinceramente invidioso per la capacità dell’informazione mainstream di trasformare la caporetto renziana in Emilia- Romagna in una scaramuccia di secondo piano e la bocciatura senza appello del patto del Nazareno – con il conferimento di Forza Italia al guappo fiorentino in cambio di impunità personale e patrimoniale per Berlusconi e i suoi – in un incidente di percorso dovuto alla scarsa agibilità politica dell’ ex cavaliere. Per non parlare di analisi comiche sulla modernità del non voto. Ammirato perché tutto dice che siamo alla fine di un paradigma politico di cui Renzi s’inserisce come un epigono, mentre i sicofanti cercano di vendere un pezzo di quarta mano per nuovo .
Il fatto stesso che il neo governatore emiliano, eletto da una percentuale di aventi diritto attorno al 16%, ora dia la colpa al sindacato, ovvero alla Cgil, dell’epocale astensionsimo, la dice lunga sulla qualità del ceto politico in campo e sul suo animus. Naturalmente il dato che esplode è quello dell’affluenza alle urne ( 37%,) che si è ridotta della metà rispetto alle europee di maggio. Ma dentro questo disastro se ne aggiunge un altro che chiama in causa in maniera anche più diretta il modello renziano perché per la prima volta dal dopoguerra il centrosinistra scende al di sotto del 50% nella regione. Noto che questo dato (a cui si potrebbe aggiungere quello delle europee che il premier usa impropriamente per legittimarsi) viene allegramente trascurato perché trasforma l’evidente rifiuto di un’offerta politica, in una più generica disaffezione alle urne. Se è vero che le percentuali al 6o – 70 % per il centrosinistra sono roba di dieci anni fa è anche vero che il 52 e passa del 2010 – ottenuto con una partecipazione al voto enormemente più alta – è davvero un altro mondo. Anche perché con affluenze così basse gran parte del voto piddino viene direttamente dal consolidato zoccolo duro degli apparati e relative aree clientelari. Un consenso praticamente autoreferenziale.
Parallelamente il boom della Lega Nord, è un ballon d’essai: il quasi 14% di quattro anni fa si è tramutato con l’astensionismo epocale nel quasi 20% di oggi, che al massimo potrebbe indicare una tenuta leghista contro previsioni di reflusso: l’effetto secondo partito è dovuto esclusivamente al crollo di Forza Italia, scesa all’8% a dimostrazione che nell’Italia renziana l’ensemble berlusconiano è ormai del tutto superfluo e che ormai la differenza viene fatta dalla xenofobia e dallo stimolo del senso di insicurezza. La stessa cosa potrebbe dirsi del Movimento cinque stelle che, facendo i conti con il non voto, rimane sugli stessi numeri del 2010 e dimostra però di essere entrato nel “cerchio della sfiducia” che coinvolge anche gli altri partiti.
Rimangono le dolenti note della sinistra più radicale (ma si fa presto con Renzi ad esserlo) che a stento arriva al 4 per cento, se non si tiene conto di Sel legato a doppio filo con il candidato Pd, Bonaccini. E’ ovviamente questo viene sfruttato da Renzi per svalutare le posizioni sindacali così come i malumori dentro il partito e per pavoneggiarsi ancora una volta con una vittoria di fantasia, con le patacche della comunicazione per cancellare lo schiaffo che si è preso. Ma chi conosce la regione sa bene come le sinistre radicali siano state sempre cannibalizzate dalla macchina del vecchio Pci e dai suoi apparati, tanto da ottenere spesso risultati inferiori a quelli nazionali. Adesso quella macchina è stata ereditata dal Pd con tutte le conseguenze del caso, tanto che da un punto di vista puramente figurativo, i risultati sono più lusinghieri in Calabria che non in Emilia – Romagna. Non basta che al volante si sia messo uno chauffeur che gira sempre a destra per ridare vitalità a un settore politico che ha fatto di tutto per auto marginalizzarsi e che proprio nelle ex regioni rosse si è sempre attovagliato con i resti del banchetto.
Non si può fare la sinistra per semplice differenza, pensando o sperando di acquisire consensi perché si rimane immobili mentre gli altri vanno a destra. Questo è esattamente il problema: non basta che la qualità dell’offerta politica cali o si trasformi in maniera così impressionante da non interessare più del 60% dei cittadini per pensare di sfondare, senza produrre nulla di sostanzialmente nuovo, una speranza che ci salvi dal pensare unico e tutto si riduca a tatticismo organizzativo che in se stesso è una resa. La realtà è sotto gli occhi se la si vuole vedere: un mese fa a piazza San Giovanni c’era il doppio delle persone che ieri si sono prese la briga di andare a votare Pd nella ex regione rossa per eccellenza. E’ da lì che bisogna ripartire. Piazze piene, urne vuote ribalta il proprio cinico significato.
leggete:
http://scuolazeropuntozero.blogspot.it/2014/11/elezioni-regionali-2014-la-strategia.html
In Emilia Romagna su 3.477.732 aventi diritto ha votato il 37.67%, ossia 1.310.061 persone. Il candidato del Pd, Bonaccini, ha preso 615.725 voti, pari al 49.05%, che si riduce al 17.7% se raffrontato al totale degli aventi diritto. Quindi in calo rispetto al 22,6% (sempre raffrontato al totale degli aventi diritto) delle europee di quest’anno. Si noti che nel 2010 Vasco Errani aveva preso 1.197.789 voti, il che significa che Renzi ha perso 582.064 voti. Rispetto al 2010 il Pd scende da 857.613 a 535.109 voti, perdendone quindi 322.504, circa il 37.5%.
In Calabria (dati quasi definitivi) su 1.900.215 aventi diritto ha votato il 44.07%, ovvero 837.424 persone. Il Pd ha preso appena 156.685 voti e il suo candidato, Oliviero, ha preso 408.276 voti, pari al 61.54%, ma pari al 21.5% degli aventi diritto.
Altro che il 40% che Renzi ricorda ad ogni piè sospinto. E da qui in avanti andrà sempre peggio per il Pd finché ci sarà Renzi alla guida.
Va poi notato che il “grande successo” della Lega non è tale. Il candidato della Lega Nord Alan Fabbri ha preso 374.736 voti, pari al 29,85%, ma pari al 10.7% se raffrontato al totale degli aventi diritto. La Lega Nord ha preso 233.439 voti, pari al 19.42% e siccome alle regionali del 2010 prese 288.601 voti, ne ha persi 55.162. Il che non esclude che, a differenza del Pd di Renzi, la Lega possa ampliare il bacino del consenso, anche e soprattutto finché il boy scout mannaro di Rignano sull’Arno continuerà ad esibire la sua pochezza.
Nota a margine: è scomparso il M5s, uno degli esperimenti politici più imbecilli della storia recente della Repubblica, al cui confronto L’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini appare come una forza politica seria e credibile.
“chi ti critica e ti attacca e perchè come ai sindacati hanno paura di perdere privilegi”
purtroppo in ItaGlia, SPESSO CON GRAN FREQUENZA I DIRITTI DEI LAVORATORI, VENGONO SCONFUSI CON I PRIVILEGI, MAGARI POLTRONARI DELL’OLIGARCHIA POLITICANTE E DIRIGGGENTE.
Qui ci vuole un partito REALMENTE, socialista che vada ad intaccare NEL PROFONDO LE RENDITE CREMATISTICO POLITICANTI, il contrario di quello che fa Renzia, che quanto a risultati nel (s)governo dell’economia, sta solo PEGGIORANDO LA DEPRESSIONE ECONOMICA…insomma sta facendo DANNI.
come sempre dopo l’ennesimo voto dove non vi e una maggioranza reale di votanti ,e come sempre tutti vincono e nessuno perde. ma in realtà vi sono sempre i perdenti e il vincitore.chi ha vinto in emilia e sicuramente il candidato del pd.tutto il centro destra con venti punti in meno. rispetto per chi non è andato a votare ma che ha dato un segnale di maturità e cioè non ha riversato il proprio voto a chi fa dell’ ignoranza e delle chiacchiere il suo vessillo.la maturitàdi chi aveva riversato il suo voto nel centro sinistra non ha cambiato pensiero e non si è recato al seggio,mentre a destra ciò che manca a forza italia si è riversato sulla lega , e allora dove stà la notizia?pima lequazione elettorale era FI sta alla lega oggi e diventa lega sta a forza italia come forza italia sta alla lega.cambia l’ordine ma non il risultato.Renzi vai avanti non fermarti ,e un giorno questo paese ti sarà grato. il lavoro che stai facendo e quello che doveva essere fatto 20 anni fa. chi ti critica e ti attacca e perchè come ai sindacati hanno paura di perdere privilegi .