Non passa giorno che qualcuno non ci affligga con la lezioncina del “non c’è alternativa” alle larghe intese e a questo governicchio dell’inconsistenza. Napolitano ci tempesta di moniti precompilati, i piddini si aggrappano alla necessità in forma metafisica e persino il condannato Berlusconi non ha alcuna intenzione di scendere dal tram, nonostante i proclami guerrieri. E’ uno spettacolo desolante soprattutto perché è vero che non esiste alcuna alternativa, ma non a questo, bensì a cercare strade alternative.
Basta fare il conticino della spesa per vedere che il governo Letta è solo l’arca che la classe dirigente del Paese sta costruendo – anche a costo di manomettere la Costituzione – per sopravvivere al diluvio. Supponiamo per un momento che accada un miracolo: che si dica no agli F35, che si fermi definitivamente l’avventura della Tav e del ponte sullo stretto che costa un occhio della testa anche come semplice fantasia, che si dimezzino le pensioni d’oro e gli emolumenti reali sia dei parlamentari che dei consiglieri regionali, che si aboliscano le provincie. Bene allora mettiamo a risparmio due miliardi l’anno per il programma di acquisto dei caccia, uno e mezzo per la dismissione delle grandi opere e dei relativi organismi, sei per le pensioni d’oro, circa due da tutto ciò che si può sottrarre al funzionamento della politica e altrettanti dalla sparizione delle province. Bene, grosso modo avremo un risparmio gigantesco di circa 13,5 miliardi l’anno per un decennio e uno strutturale di 10.
I miracoli purtroppo non avvengono, ma anche avessimo questo bene, dall’anno prossimo dovremmo spendere una cifra molto vicina ai 50 miliardi l’anno (per vent’anni) per soddisfare il trattato del fiscal compact. Quindi anche di fronte a un prodigio senza precedenti la spesa dello Stato aumenterebbe di oltre 37 miliardi, senza contare spese accessorie dovute al mes o anche alla caduta della raccolta fiscale dentro una crisi così profonda o a un nuovo rialzo degli spread. Tutto quello che il governo Letta dell’Inciucio fa balenare sono solo ombre cinesi proiettate in continuazione attraverso la lanterna magica dei media. Mentre avremmo bisogno di giganteschi investimenti per reindustrializzare il Paese, ci troviamo nella situazione di dover stringere sempre più la cinghia in un circolo vizioso che non ha fine o meglio che ha come unhappy end il default.
Quello di cui avremmo bisogno è un governo politico che prepari un avveduto consolidamento del debito e un’uscita dall’euro, misure sulle quali rinfondare un patto sociale e del lavoro ormai marcito nell’età del berlusconismo. Ognuna delle due misure da sola non sarebbe sufficiente: ci eviterebbe il disastro, ma non garantirebbe la risalita. Una sola ristrutturazione del debito ci lascerebbe comunque in balia di una moneta anomala, ingestibile e inadatta al nostro sistema produttivo, la sola uscita dall’euro ci lascerebbe sulle spalle un debito enorme in moneta forte. Si tratta di problemi tecnicamente complessi, ma non c’è bisogno di essere premi nobel dell’economia per comprenderne la sostanza. Purtroppo però abbiamo una grottesca situazione nella quale la destra sembra voler puntare solo su un’uscita dalla moneta unica che è tuttavia l’arma perfetta che permette di realizzare gli obiettivi dei governi Berlusconi: azzeramento del welfare e precarizzazione come unica risposta alla competitività. Mentre il centro sinistra per motivi che mi sfuggono e che non vorrei fossero gli stessi della destra, ha fatto dell’euro un feticcio per cui, semmai, punterebbe solo al consolidamento debitorio accettando eventualmente tutte le condizioni dickensiane dei cravattari europei.
Le nozze tra i due non porta però a una sintesi tra questi umori, anzi gli azzera e dà luogo a un programma politico di grande ambizione: aspettare che accada qualcosa facendo il meno possibile e chiacchierando il più possibile per evitare di far capire che non c’è alcuna idea della rotta. E ancor più, legarsi ai posti di comando per ogni evenienza: che la tempesta strappi le vele e costringa a mettere mano alle pompe o che l’assenza di vento faccia rischiare la morte per fame all’equipaggio, loro sono al timone aspettando un salvataggio di cui i marinai pagheranno il prezzo. Questo del resto è il significato dell’essere sulla stessa barca. Ci vorrebbe un ammutinamento della consapevolezza, ma ci potrà essere solo quando ci si accorgerà che non si è in una crociera sfigata da cui poi si torna a casa, ma in una traversata di sopravvivenza.
Lo importavamo il petrolio. Solo che i prezzi erano diversi, specie negli anni ’50 e ’60. Per dire, non mi risulta che il nostro sistema di trasporto su gomma possa sopravvivere con il gasolio a 1,7 / 1,8 €/l. E in effetti non sopravvive, come potete verificare da voi.
Per reindustrializzare l’Italia ci vuole petrolio gratis. Tenetevi forte: è scomparso dieci anni fa.
Invece negli anni ’60 e ’70 era tutto un pullulare di pozzi, non e’ che lo importavamo eh?
Il problema è che ci sono tante singole persone d’accordo con l’uscita dall’euro ma neanche un movimento, partito o associazione che si ponga questo scopo. La lotta non si fa disuniti. La mia speranza era il M5S ma è andata del tutto delusa. A Grillo non interessa salvarci ora, gli interessa salvarci dopo la catastrofe. No grazie!
Qualcosa si sta muovendo: http://mattiacorsini.blogspot.co.uk/2013/06/storie-di-ordinaria-resistenza-3-i-101.html
Usciti dall’euro non sarebbe affatto necessario ristrutturare il debito, dato che per il principio della Lex Monetae esso sarebbe istantaneamente convertito nella nuova lira o fiorino o quello che sara’. In termini reali quindi il debito subirebbe un calo pari a quello della svalutazione della nuova moneta immediatamente, e soprattutto si avrebbero tassi di interesse reali piu’ bassi, grazie alla completa solvibilita’ e all’aumento progressivo dell’inflazione una volta iniziata la ripresa.
Perfettamente d’accordo: SOVRANITA’ MONETARIA + CONSOLIDAMENTO DEL DEBITO + FUORIUSCITA DALL’EURO. BISOGNA PREPARARSI PER IMPORRE, AD OGNI COSTO, QUESTO PROGRAMMA POLITICO URGENTE!! QUESTI SONO INCAPACI, LESTOFANTI, LEGATI A FILO DOPPIO AD INTERESSI INCONFESSABILI. ALTRIMENTI ALMENO NE PARLEREBBERO!! RI. VOL. TA!!!
la parola magica e’ sovranita’ monetaria,tutto il resto e finzione
Negli ultimi mesi sono stati varati diversi provvedimenti legislativi prodromici all’haircut sul patrimonio complessivo degli italiani e volti a far conoscere allo stato con precisione scientifica ciò su cui potrà mettere le mani per ogni singolo cittadino. Mentre a Cipro sono state “tosate” le somme superiori ai 100.000 euro su conti sia individuali che aziendali penso che in Italia la cosa funzionerà diversamente e sarà basata prevalentemente su prelievi forzosi sui patrimoni delle persone fisiche. Dato che il fisco ha ora visibilità completa sui nostri conti e patrimoni sia in Italia che all’estero, basterà calcolare l’importo totale del patrimonio relativo a ogni codice fiscale e tutto ciò che supera i 100.000 euro potrà essere asportato senza pietà. Chi non ha risparmi ma ha solo una casa, che vale per esempio 200.000 euro, dovrà venderla per poter pagare allo stato i 100.000 euro di spettanza statale. La misura riporterà l’Italia agli anni ’50 e rappresenterà il degno coronamento di un piano di distruzione dell’economia italiana i cui mandanti/esecutori non possono che essere coloro che maggiormente si avvantaggeranno di ciò.
L’uscita dall’euro, peraltro, non è nei piani di alcun partito, neanche dei 5 Stelle, mentre il consolidamento del debito è solo un incubo a piede libero almeno fino a che non ci verrà detto a spese di chi verrà effettuato.
Ci viene comunque impedito di percorrere strade alternative e a nessuno importa se ci saranno inenarrabili sofferenze individuali, inenarrabili ingiustizie sociali. Intanto il quadro di totale abolizione di prospettive umane per il futuro si precisa sempre più. Siamo spiati e a tutti va bene così, né Grillo né il Fatto Quotidiano si sono affannati a denunciare qualcosa che, evidentemente, a loro sta bene così.
Molti si consolano con quello che accadrà a Berlusconi. Come se l’eventuale precipitare nell’abisso di un solo uomo fosse il segno dell’imminente palingenesi degli italiani, del male che finalmente abbandona il campo. Così mentre sta per calare sulla nostra testa il colpo di scure dell’haircut prossimo venturo, ci consoliamo con le disgrazie altrui. Berlusconi et circenses, insomma.