Letta è bello contento della vittoria della Merkel perché un cambiamento di padrone crea sempre uno stress e magari costringe anche a pensare, cosa che il premier non augurerebbe al peggior nemico. Anzi è doppiamente contento perché il partito antieuro non entra in Parlamento e questo secondo lui e secondo i media di contorno, sarebbe un’ vittoria europeista che si aggiunge al trionfo della cancelliera.
Naturalmente si tratta dell’esatto contrario: Angela Merkel ha stravinto proprio per l’intransigente difesa degli interessi tedeschi a discapito di quelli degli altri Paesi dell’Unione e per aver evitato che i il Sud Europa fuggisse dalla prigione dell’euro che rende competitiva la Germania mentre deindustrializza gli altri partner. Insomma per essere riuscita a debellare la concorrenza e ad evitare di dover in qualche modo pagare il debito accumulato dagli altri proprio a causa della moneta unica. Se questo è europeismo allora era il meglio il kaiser Guglielmo II°. Lo straordinario impoverimento che si è verificato pure in Germania ha indotto anche i ceti colpiti a votare per chi di certo non darà un soldo agli altri, nel timore che questo significhi ulteriori sacrifici. E’ la guerra tra poveri su scala continentale.
Ma francamente se mi metto nei panni di un elettore tedesco quale appeal avrebbe avuto su di me il candidato socialdemocratico Peer Steinbrück, soprannominato Peerlusconi e che quanto a posizioni politiche e personali sembra un incrocio tra Veltroni e Calearo? Un candidato che mentre non garantiva del tutto la chiusura dei cordoni della borsa, non ha saputo dire nulla di incisivo sulla diffusione spaventosa dei mini jobs, ossia della precarietà a salari minimi. Infatti i socialdemocratici hanno tenuto solo grazie alla potenza dei sindacati e adesso dopo una campagna elettorale in cui si sono appiattiti sulla Merkel dicono di voler andare all’opposizione e rifiutare un’altra coalizione che potrebbe rendesi necessaria a causa del sistema elettorale tedesco. Il voto di opinione si è spostato sulla Linke data ormai per morta e che invece è il terzo partito. Al contempo i Verdi, privati dell’argomento antinucleare e dedicatisi a una sventata battaglia alimentare per l’eliminazione della carne dalle mense scolastiche (spesso una risorsa indispensabile per le famiglie più disagiate) hanno subito un tracollo. L’errore è quello di pensare che l’eventuale di un’alleanza condizioni la Merkel, mentre sarà lei semmai a condizionare gli altri dopo questa vittoria. E dire che c’è qualche patetico quotidiano che s’interroga sulla possibilità di una svolta europea.
Un’altra parte della protesta, soprattutto quella di centro sinistra, si è diretta verso l’astensione che ha raggiunto il record del 30% e verso il partito antieuro che pur essendo nato a fine aprile ha sfiorato il 5%: non sappiamo se entrerà in Parlamento attraverso qualche candidato dei collegi uninominali, ma di certo ha ottenuto un successo del tutto inaspettato di cui la Merkel non potrà non tenere conto, anche perché si tratta di una opinione in crescita: il gioco della moneta unica non può durare all’infinito, tutti lo capiscono e alla fine si dovrà decidere se mettere il debito in comune o uscire in qualche modo.
Insomma le elezioni hanno preso l’aspetto di una sorta di plebiscito pro o contro la Merkel, e indirettamente pro o contro una certa idea di Europa divisa tra egoismi nazionali sempre più evidenti, tra serie A e serie B, nella quale la prima detta le regole del gioco agli sfigati della seconda divisione, cercando di imporre condizioni e strumenti che impediscano il naturale e normale riequilibrio della situazione, come avverrebbe in un continente senza Unione o bandiere a stelle. Quasi quasi più che un’Unione è una specie di protettorato, di mega Austria Ungheria con la sua Maria Theresa cancelliera di Germania, regina di Slavonia e d’Italia, duchessa di Francia, Infanta di Spagna e dittatrice di Grecia. Omaggi dai fedeli sudditi.
Letta non può far altro che archiviare e restare in linea con chi ha comprato il nostro debito…..
Vorrei anche far notare come gli Stati Uniti intendono il “dominio” e “controllo” del mondo. Non è certo concepito in senso selvaggio e disumano come poteva capitare con gli imperi del passato. L’organizzazione del dominio e controllo è invece di chiaro stampo aziendalista. Gli Stati Uniti sono la casa madre, gli altri paesi sono le filiali. Quando una filiale va male, come in Italia nel 2011, se ne sostituisce l’amministratore (in quel caso Berlusconi) e se ne nomina un altro (Monti). Che la cosa venga compiuta in totale spregio del dettato costituzionale è del tutto irrilevante perché per le aziende le costituzioni non esistono proprio e se esistono, intralciano e vanno bypassate esattamente come le regole sulla sicurezza del lavoro, sugli scioperi e sulle rappresentanze sindacali.
La metafora aziendalista ha un potere esplicativo notevole. In Egitto Morsi non soddisfa, lo si cambia. Il metodo scelto poi è irrilevante, per esempio un amministratore delegato si può licenziare in tronco, si può chiedere al consiglio di amministrazione di licenziarlo, si può semplicemente impedirgli l’accesso al posto di lavoro da un giorno all’indomani, si può nominare qualcun altro senza neanche curarsi di de-nominare l’AD precedente e se questi protesta si fa intervenire la polizia (o l’esercito, nel caso di specie).
Anche la posizione di preminenza della Merkel in Europa, che non è suffragata da alcun particolare motivo di forza maggiore o attinente alla legislazione comunitaria, si spiega in modo prettamente aziendalistico. Quando una multinazionale ha diversi amministratori delegati in vari paesi e uno lavora meglio degli altri gli si affida la gestione anche dei paesi i cui AD non hanno avuto altrettanto successo e che dovranno, da quel punto in avanti, riferire all’AD di maggior successo.
Secondo la stessa logica la Grecia viene punita perché è vista come una filiale i cui amministratori delegati si rifiutano ostinatamente di implementare alla lettera le direttive della casa madre.
Tenendo presente, poi, che i socialdemocratici tedeschi sono stati gli iniziatori di tutto ciò che oggi è considerato “Merkel” mi chiedo se si siano fatte delle riflessioni, nel nostro paese, su Hartz 1, 2, 3 e 4? Non è stata la Germania il primo paese europeo che ha accettato di arrendersi completamente alle teorie del neoliberismo e questo, un bel po’ di anni fa e con i socialdemocratici a tessere la trama assieme agli Amis? Dov’era la sinistra mondiale quando questi cedimenti storici vennero subiti, accettati o magari perfino esaltati perché garantivano piena occupazione (col solito trucchetto retorico che anche chi è occupato con un salario miserabile per le statistiche conta comunque come un occupato)?
Leggevo ieri sul blog di Grillo che in Colombia è stata promulgata una legge che impedisce l’uso di semi naturali obbligando i contadini ad adoperare quelli OGM certificati Monsanto ecc.Se questa non è un’ulteriore prova dello stupro collettivo che gli Stati Uniti vanno facendo nei confronti delle nazioni del mondo e, in realtà, anche del pianeta Terra nel suo insieme, mi chiedo che senso abbia parlare di decadenza degli Stati Uniti quando tutti gli indicatori ci parlano in realtà dell’esistenza, oggi, di due soli paesi che meritano il nome di nazioni sovrane, gli Stati Uniti e la Cina. In che senso gli Stati Uniti decadono se non esiste quasi più un interlocutore che li possa vedere come decaduti perché siamo stati tutti espropriati della nostra sovranità?
Quando anche la Cina si sarà arresa (cosa inevitabile vista la sua adesione entusiastica al modello di capitalismo più brutale che comporta in ultima analisi la possibilità di una futura compravendita della sua stessa sovranità), gli Stati Uniti saranno l’unica nazione sovrana esistente e non potrà più, neppure tecnicamente, decadere.
Se si vuole parlare seriamente di “decadenza” degli Stati Uniti, si guardi agli indicatori che veramente potrebbero testimoniare di un’eventuale decadenza. Per esempio, la fuoriuscita dall’Unione Europea, la fuoriuscita da tutti i trattati voluti e sponsorizzati dagli Stati Uniti, la fuoriuscita da tutte le organizzazioni nate dalla volontà degli Stati Uniti ed in particolare quelle di carattere economico e relative alla proprietà intellettuale, la denuncia dei crimini di guerra e di pace commessi impunemente in decenni e decenni, la proibizione dello spionaggio personale e industriale, lo scioglimento dei servizi segreti che sono il principale cavallo di Troia degli Stati Uniti nelle varie nazioni, l’assoggettamento a sanzioni economiche di tutte le aziende statunitensi operanti nel proprio paese, l’oscuramento dei giganti di internet, la creazione di una via nazionale ad internet con protocolli di trasmissione diversi, la proibizione di ospitare nel proprio paese organizzazioni che con il pretesto della beneficenza, della cultura e dell’idealismo sono in realtà covi di massoneria pro-Stati Uniti e deputate all’infiltrazione sistematica della politica e cultura di ogni paese, la cessazione di ogni collaborazione a livello militare comprensiva di chiusura delle eventuali basi presenti sul proprio territorio e cose di questo genere.
Se però cercassimo di valutare quale sia oggi la fattibilità di questo minimo programma di “allontanamento” dalla sudditanza al paese di Obama, il risultato che si presenterebbe ai nostri occhi sarebbe un meno infinito, ossia molto ma molto meno di zero! Questo dimostra che gli Stati Uniti non sono affatto decaduti ma sono solo diventati più abili nel mascherare la loro presenza e nel creare una vasta platea di marionette che si prenderanno volta a volta la colpa di tutto e faranno da parafulmine all’ira della gente. La forza delle rivelazioni di Snowden sullo spionaggio generalizzato è che ci ha tolto per sempre l’illusione che si possa non essere controllati dagli Stati Uniti. Ovviamente, un paese ipercontrollato come l’Italia non ha dato alcun risalto alla cosa, né a destra né a sinistra. Abbiamo leggi sulla privacy micidiali per il cittadino o l’azienda normale ma gli Stati Uniti possono spiarci ad libitum e guai a fiatare!
In definitiva, credo che parlare di Merkel e di Germania spesso significhi solo parlare d’altro, concentrarsi sugli epifenomeni e non sull’essenza del problema, addebitare alla marionetta le colpe del burattinaio e sperare che parlando con il burattino si possa miracolosamente influenzare chi ne regge i fili. Dal punto di vista politico, siamo ai limiti dell’allucinazione. Troverei molto più costruttivo cominciare ad articolare una teoria di come, un domani, per quanto remoto, si possa fuoriuscire dalle varie dipendenze geopolitiche di cui soffriamo, che, vista l’attuale temperie economica simil-greca, si stanno dimostrando altrettanto letali di quelle causate dagli stupefacenti più hard.
Un’analisi giusta ma senza il convitato di pietra, gli Stati Uniti. La Merkel non ha nessuna capacità di sviluppare politiche comunitarie autonome, sono gli Stati Uniti a governare l’Unione Europea tramite la Merkel. Non riesco a capacitarmi dell’abilità demoniaca degli Stati Uniti di ordire trame e di depistare poi l’attenzione da sé stessi per cui tutti accusano la Merkel e, ancora una volta, nessuno accende il riflettore sul burattinaio. O forse c’è un’altra spiegazione: tutti sanno chi è il burattinaio ma è troppo “pericoloso” accendere la luce, meglio adeguarsi al buio generale e prendersela con la Merkel, come da copione.