Per chi ancora non l’avesse compreso siamo nel pieno di una guerra di nervi che non riguarda affatto l’Ucraina, ma l’Europa: Washington sta sfruttando Kiev o meglio il cadavere di un Paese che ha letteralmente distrutto per fare guerra noi.  La crisi è stata creata ad arte dall’amministrane Usa evocando il fantasma di una invasione russa dell’Ucraina che non è mai stata nelle intenzioni di Mosca, ma che in questo momento serve a non far a non far partire il gasdotto Nord Stream 2 e dunque a porre le basi per  una rinuncia definitiva al gar russo perché è possibile in ogni momento attivare la narrazione di una nuova crisi.  In questo senso le sanzioni che vengono minacciate  contro Mosca se osasse penetrare in Ucraina per difendere le popolazioni del Donbass, sono in realtà sanzioni contro di noi e prefigurano un futuro di inarrestabile impoverimento e declino. Perché una cosa è certa: la Russia non avrà molta difficoltà a vendere ad altri il proprio gas.

L’obiettivo a breve termine per Washington  è quello di salvare l’industria del fracking statunitense costringendo l’Europa a comprare gas americano, assai più costoso di quello russo e che per giunta necessita di enormi strutture di degassificazione e  di navi cisterna altrettanto grandi: insomma un assoluto delirio che unisce ad alti costi dell’energia anche l’adozione delle tecniche di estrazione più letali per l’ambiente come il fracking e l’emissione di enormi quantità di Co2 per il trasporto e il trattamento per non parlare della la stessa realizzazione e gestione delle strutture necessarie. Già questo ci dovrebbe far comprendere che le elite di comando globale e continentale ci stanno prendendo per il naso con le loro sceneggiate para ecologiche sulla Co2 che alla fine è soltanto una narrazione priva di un senso concreto, ma volta ad un maggior controllo della popolazione.  Questo scenario infatti non si è creato per caso, ma è stato lucidamente perseguito da Bruxelles che ha voluto rinunciare ai contratti a lungo termine e a basso costo costo offerti dalla Russia, i quali mettevano al riparo dalle ampie fluttuazioni di prezzo, per rivolgersi al mercato spot e subire perciò il rialzo  rialzo stellare dei prezzi. Così per esempio accade  che importatori che hanno ancora contratti pluriennali per il gas russo lo importano a 300 dollari e lo rivendono a 1000:  questa speculazione ricade interamente sulle spalle dei cittadini europei.

La rinuncia ai contratti a lungo termine russi, non è stato un errore della Commissione europea, ma una scelta deliberata  fatta ben sapendo che ciò avrebbe creato gravi problemi di carenza e di costi ai cittadini: ma firmare contratti ventennali e trentennali con la Russia avrebbe significato tenere aperto un rapporto che Washington vuole troncare di netto e sempre più in modo paranoico da quando se la deve vedere con la Cina. Sebbene questo non sia un tema che compare spesso nelle divulgazioni storiche di basso livello dalle quali siamo circondati, un’altra delle ossessioni dell’anglosfera ormai da un secolo e mezzo è stato quello di impedire a qualsiasi costo  che la Germania e successivamente l’Europa si collegassero alla Russia formando un insieme decisamente più potente dell’impero marittimo. Fatto sta che quella ossessione è ancora presente, anche se è rimasta nascosta durante la guerra fredda e come vediamo è ancora qui che morde i nostri conti correnti con le zanne delle troppe cose che non abbiamo voluto vedere e che ostinatamente non vogliamo vedere nemmeno adesso. Washington tuona contro la Russia, ma in realtà sta facendo la guerra all’Europa e ne sta cancellando il futuro, separandola dal resto del continente che è il fulcro del mondo, anzi la sta ucrainizzando, contando sul fatto che i poteri che hanno portato ai rialzi energetici sono del tutto slegati dalla necessità del consenso e del resto del tutto alieni a qualsiasi fedeltà che non sia quella all’oligarchia.