protesta santiago cilePescando nel cestino delle notizie apparse sui media, nascoste dai media o relegate in un angolo, ne scelgo alcune che se messe insieme non rimangono un collage, ma esprimono un significativo vettore di cambiamento. Cominciamo dall’Irak che sta protestando per l’ingresso non autorizzato delle truppe statunitensi e di “consiglieri” della Cia fuggiti dal confine tra Siria e Turchia negli ultimi giorni, cosa che rappresenta una vera beffa per Washington la cui presa si rivela molto più debole del previsto e proseguiamo con l’atterraggio in Sudafrica di un bombardiere a lungo raggio Tupolev 160 dopo un volo ininterrotto di 13 ore, che vuole essere un messaggio simbolico ai leader africani presenti a Sochi per l’incontro Russia – Africa dove sono state attivate 500 iniziative di scambio commerciale, cooperazione e assistenza che comportano molti miliardi di dollari. Questo fa il paio con altre due notiziole che ci sono sfuggite: una divisione di batterie di S400 ha fato il suo ingresso in Serbia nell’ambito di esercitazioni comuni tra Mosca e Belgrado, mentre quest’anno per la prima volta la Russia ha superato il 50% del mercato planetario di grano (tra l’altro tutto non ogm) , cominciando a far preoccupare i vecchi monopolisti del continente americano o europei che hanno determinato questa situazione con le sanzioni che hanno costretto i russi ad aumentare del 20% la loro produzione cerealicola. A questo dobbiamo aggiungere altri fatti altrettanto significativi, anche se di diversa valenza: la rivolta che divampa in Cile contro il liberal pinochettismo che fa del suo meglio per incarcerare e torturare come ai bei tempi della dittatura, la straordinaria vittoria in Bolivia di Evo Morales conseguita nonostante i disperati sforzi di Washington , la resistenza del Venezuela, un altro sabato di dimostrazioni e scontri in Francia tra polizia e gilet gialli di cui ormai l’informazione padronale non dà più notizia per l’imbarazzo che crea. Insomma la riconquista del Sud America si sta rivelando più complicata del previsto e persino all’interno dell’impero cominciano le ribellioni.

Non voglio perdermi a esaminare punto per punto questo insieme di notizie, ma nel loro complesso esse ci parlano della crisi involutiva nella quale  il neo liberismo ha portato l’intero occidente, crisi interna esattamente speculare a quella esterna perché mentre il vecchio capitalismo, specie del secondo dopoguerra, rapinava le risorse sia per l’accumulazione della ricchezza, sia per conservare la pace sociale con una moderata redistribuzione, il globalismo ha abbandonato questa strada e ha proclamato la sua idea di sfruttamento senza distinzioni di sesso, età colore della pelle, ma anche senza i limiti classici delle democrazie che una politica completamente subalterna si incarica di rimuovere dopo giorno. Ovvio che di fronte a questo le destre insorgono in nome del privilegio etnico in vigore da secoli e divenuto incallito pregiudizio, mentre le sinistre si sono fatte subornare dalla superficiale rassomiglianza tra globalismo e internazionalismo e considerano ogni diritto di sovranità come sintomo di nazionalismo portando acqua al mulino delle oligarchie.

Le notizie citate in apertura del post stanno ad indicare che tutto questo sta ricevendo colpi di maglio dall’esterno ovvero da quel mondo altro che sta acquisendo un peso impensabile fino a qualche decennio fa, che non intende più subire e che non solo resiste, ma sta passando decisamente al contrattacco, mentre il malcontento interno nei Paesi occidentali, pur non essendo ancora riuscito a scalfire la filiera del potere se non nelle aree marginali e forzosamente annesse, è una polveriera di inquietudini e rabbia pronta ad esplodere e che non sarà così facile contenere in futuro nemmeno attraverso la gestione dell’opposizione, la deviazione dell’attenzione e persino la creazione di raccoglitori del malcontento che al momento opportuno si rivelano impotenti. Insomma il cambiamento di epoca e di paradigma, non è più un’ipotesi, ma una realtà. E purtroppo, come ho già avuto modo di accennare, l’Europa rischia di diventare una sorta di bastione di retroguardia del capitalismo finanziario che ha devastato le economie per il solo beneficio di poche persone super ricche: grazie ai suoi meccanismi non elettivi seminascosti dietro paraventi ritual – partecipativi rischia di prolungare l’agonia di un mondo e nello stesso tempo di non riuscire a profittare dei cambiamenti, anzi di esserne travolta.