Certamente la stupidità è l’elemento  più abbondante della contemporaneità, ma una cosa è trovare sempre nuovi giacimenti laddove questa sostanza è stata creata dalla fusione tra impero, accumulazione senza limiti del capitale, assoluto dominio del discorso pubblico da parte di potentati privati e relativa decadenza cognitiva, un’altra è assistere alle sciagurate imitazioni della servitù che una volta asseriva altri valori. E si rimane senza fiato vedendo gli effetti di questa pseudo ideologia nata dal complesso del maggiordomo che appare totalmente priva di senso, ridicola e sconcertante per il livello di mancanza sia di senso critico che di reali valori.

Così abbiamo il Pd tutto Nato e guerra che presenta una fulminante novità politica ovvero una modifica costituzionale per cambiare la denominazione della Camera dei deputati in “Camera delle deputate e dei deputati” come se il sesso (biologico) rappresentasse una significativa differenza di ruolo politico e rappresentativo. In un momento nel quale nella casa madre di queste stronzate non si sa più come definire uomini  donne  ecco che si adotta una formula tipo “Buonasera signore e signori” con una precedenza al femminile che sin dal medioevo caratterizza quello che ora viene chiamato patriarcato. Ma poi esiste un altro problema perché Partito Democratico è maschile: dunque occorrerebbe cambiare il nome in Partita Democratica che tuttavia ha qualcosa che ricorda la partita doppia e dunque qualcosa di più sostanziale per le formazioni politiche di oggi. Meglio sarebbe forse Partit* Democratic*. Pensateci fino a che siete in tempo e tutta questa idiozia finirà nel posto dove è nata.

Ma pazienza che queste fesserie nascano in spiaggia a Capalbio, giocando a Scarabeo, il brutto è quando un ateneo decide che per compensare la prevalenza maschile nella realtà  sceglie di volgere al femminile tutte le parole. È successo a Trento, pardon a Trenta dove la locale università ha stabilito di compiere questa storica svolta che certamente porterà molti vantaggi alle studente, specie di quelle che si cimentano in corsi integralmente in inglese facendo ben comprendere che la lingua del padrone e la sua ideologia è quella cui aspirano i perfetti servi. Chi mai potrà imparare qualcosa se non le arti della servitù in questa alma mater delle sciocchezze?

E infine abbiamo la mossa di una scuola di Treviso che sta facendo ridere il mondo intero che ha avuto la bella pensata di esentare i bambini mussulmani dall’insegnamento della Divina Commedia di Dante perché il sommo Poeta ha messo Maometto e suo cugino Alì all’inferno, come era del resto naturale per l’epoca in cui fu scritto il poema più grande che l’Occidente abbia mai avuto dai tempi di Omero. Anzi mi stupisce che l’Iliade e l’Odissea non siano già finiti all’indice. Ora mi chiedo perché mai i ragazzini mussulmani dovrebbero sentirsi offesi da una visione culturale diversa, come se per esempio noi dovessimo essere offesi da gran parte della cultura araba perché in essa si considera Gesù un semplice profeta minore rispetto a Maometto. Forse sarebbe bastato mostrare agli studenti mussulmani il debito che Dante ha verso la cultura islamica  e il fatto che il poeta mette all’inferno anche alcuni Papi mentre colloca in paradiso pagani ed ebrei mettendo in evidenza che non è la fede diversa a muovere il giudizio  di Dante, bensì l’eventuale peccato commesso in vita.

Forse sarebbe bastato mettere in luce come il poeta  abbia dato nella Vita Nova e nel Convivio grande peso alla cultura araba, da al-Farghani, al-Ghazali fino a  ibn Sina, meglio noto come Avicenna che peraltro  troviamo nel limbo, tra gli spiriti magni insieme al Saladino e Averroé. Forse sarebbe bastato far comprendere ai ragazzini mussulmani e trevigiani come sia  incisivo il debito del sommo poeta verso una serie di leggende relative al viaggio mistico del Profeta nell’Aldilà voluto da Dio, come descritto nella Sura XVII del Corano.

La realtà è che viviamo in un mondo che dice di amare le differenze, ma che in realtà vuole cancellarle pensandole offensive per gli altri e soprattutto verso gente considerata inconsciamente inferiore: chi penserebbe che un trevigiano si sentirebbe offeso da una visita a Santa Sofia o ai monumenti architettonici di Cordoba che rappresentano – sul territorio europeo – l’antitesi dell’arte occidentale?  Questo può accadere – ecco il retropensiero –  solo nelle culture inferiori: non si vuole integrare un bel nulla, si vuole semplicemente cancellare, nascondere.  E chi penserebbe che una persona “normale” per così dire e per capirci, si sentirebbe offesa dai termini maschili o femminili presenti in tutte le lingue e che sono fatti grammaticali, non espressione di fobie? Ma invece si ritiene che questo possa accadere a persone  che non si riconoscono nel genere maschile né in quello femminile, anche se non possono comunque prescindere da questa polarità fondamentale. Come se si trattasse di gente di serie B che non è in grado di arrivare a comprendere la complessità delle cose. Ma che viene vigorosamente spinta a non farlo.

In effetti vogliamo solo un mondo semplice e stupido, sia intellettualmente, sia emotivamente, un mondo dove niente può cambiare nemmeno il clima perché esso – come il capitalismo – è per sempre. Dove l’evoluzione è sostituita dall’ambiguità e dove sono sempre gli stessi padroni a dettare legge.