Mentre la sconfitta dell’Ucraina nella guerra si avvicina inevitabile, i neocon d’oltre Atlantico cercano disperatamente di coinvolgere ulteriormente gli Stati Uniti nella battaglia per così dire terroristica che ancora si svolge: la settimana scorsa l’ex funzionario del Dipartimento di Stato americano Victoria Nuland ha dichiarato ad ABC News che gli Stati Uniti devono contribuire a facilitare gli attacchi missilistici ucraini all’interno del territorio russo. L’amministrazione Biden ha finora evitato il coinvolgimento in tali attacchi, probabilmente perché il presidente russo Vladimir Putin ha avvertito che la Russia colpirà qualsiasi struttura che rifornisca o faciliti attacchi all’interno della Russia, ovunque si trovi. Ma i guerrafondai hanno gioco facile poiché sono i terminali e i lobbysti dell’industria militare, altrettanto interessata alla guerra: leggendo il post di ieri sugli F35 si può avere un’idea della massa impressionante di soldi che girano e che tra l’altro favoriscono la vendita di sistemi d’arma mediocri.

Così Nuland e i suoi colleghi vedendo fallire il loro progetto ucraino, chiedono un’escalation. Questo è proprio quello che hanno fatto nei loro precedenti progetti disastrosi come la guerra in Iraq, gli attacchi alla Siria e alla Libia e l’occupazione ventennale dell’Afghanistan. E non hanno certo difficoltà a coinvolgere altri personaggi, siano essi rappresentanti al congresso che cercano la rielezione o generali incompetenti e adusi a conflitti coloniali: per loro il fallimento non è mai dovuto al fatto che le loro guerre fossero una pessima idea, ma all’ insufficiente investimento in fatto di vite umane e di risorse per creare un buon risultato. Tuttavia sono così stupidi, così pieni di sicumera nell’essere “amerikani” da non rendersi conto che questa volta stanno giocando con la maggiore potenza nucleare al mondo.
L’intero coinvolgimento degli Stati Uniti in questa guerra per procura si è basato su una bugia dopo l’altra. Dicevano che si doveva aiutare l’Ucraina a sconfiggere la Russia perché era in gioco la democrazia stessa. Poi il presidente ucraino Zelensky ha annullato le elezioni, quindi ci hanno detto che bisogna aiutare l’Ucraina a sconfiggere la Russia perché Putin non si fermerà qui: presto marcerà per Berlino, Londra e forse anche New York. Tutto ricorda il modo in cui i neoconservatori avvertivano che Saddam avrebbe attaccato il continente americano con i droni e che stava accumulando armi di distruzione di massa. Qualsiasi cosa pur di coinvolgere il pubblico nella loro guerra. Solo che Mosca non è Damasco e le armi le ha per davvero e migliori di quelle occidentali.

Purtroppo noi europei che siamo le principali vittime designate non possiamo farci niente: l’industria bellica americana non solo ci costringe a comprare schifezze per cifre stratosferiche, ma di fatto padroneggia la politica, specie in un momento nel quale un continuo stato di emergenza è funzionale all’ingegneria sociale del neoliberismo. Tuttavia fosse solo questo, sarebbe abbastanza facile riconoscere i comprati e i venduti: è che siamo sovrastati da una cultura dell’obbedienza e dal mito americano. Quasi nessun Paese europeo alla fine della guerra ha avuto il coraggio della libertà, ma ha preferito la consolazione di una dominazione più morbida che ne proiettasse l’illusione. Però tuttavia 80 anni dopo quell’immagine non è soltanto ingiallita, ma si sta trasformando in una lama mortale. Viene in mente quel breve brano di Sartre “Parigi occupata” scritto nel 1944 in cui il filosofo dice “non siamo mai stati così liberi come sotto l’occupazione tedesca” perché proprio la perdita di ogni diritto e il timore per la propria vita rendeva consapevoli della condizione in cui si era. Mentre l’apparenza della possibilità di scelta, l’assenza di paura e l’immagine depravata che i media danno di noi stessi inducendoci ad imitare i modelli proposti, sono l’oppio per una libertà che viene percepita solo come possibilità individuale (purché ovviamente dentro il paradigma del capitalismo finanziarizzato) e mai come aspettativa sociale e popolare.

Non ci possiamo fare proprio nulla e men che meno può farlo il sinedrio di Bruxelles dove se non si è burattini senz’anima non si può nemmeno mettere il naso: il pollo europeo senza testa è in realtà sotto il controllo dagli yankee che sanno esattamente cosa vogliono, cioè un’Europa castrata con buon cibo (Italia e Francia ), qualche buona birra (Germania, Repubblica Ceca e anche Belgio per i più golosi), un allegro ritmo di ballo (Iberia), Buckingham Palace, Harry Potter e qualche buon yogurt (se le multinazionali olandesi non stroncano prima l’industria greca). Tutto qui, dai barbari non ci si può aspettare che la guerra.