Le elezioni inglesi dell’altro giorno, così come l’intricato dramma di Syriza in Grecia o la vicenda dell’Italicum da noi, sono una dimostrazione della fine della democrazia che si va producendo in occidente secondo diverse modalità e culture, ma sempre attraverso la trasformazione in oligarchia degli strumenti attraverso i quali la democrazia rappresentativa dovrebbe funzionare. L’atomizzazione e la mediatizzazione della società ha permesso di rendere del tutto autonomi dal voto e dal giudizio dell’opinione pubblica gli assetti di potere: per quanto essi possano essere investiti da rabbia, delusione insofferenza, critica, per quanto possano agire nell’interesse di pochi a spese di molti, essi sono sostanzialmente al riparo da ribaltamenti. Grazie a sistemi elettorali che permettono maggioranze bulgare a fronte di una rappresentanza reale minima, ma soprattutto in virtù di un sistema mediatico espresso dalla stessa oligarchia e disposto a farsi megafono di slogan, di menzogne, tesi di comodo tutte ideologicamente orientate, partiti e apparati sono ormai un potere separato, un potere al di fuori della res -publica e subalterno a quello economico finanziario.
Lo vediamo con evidenza in Gran Bretagna dove un governo che sta portando la disuguaglianza e l’interesse di pochi a livelli estremi (vedi qui) ha comunque vinto le elezioni grazie alla non opposizione di sistema dei laburisti e alla frammentazione delle opposizioni. Come ha fatto notare Krugman poco più di un mese fa ( vedi qui) la base della campagna elettorale dei conservatori si è basata su una menzogna radicale: che siano i tagli a welfare e tutele ad aver determinato quella piccola ripresa in gran parte statistica e per il resto assorbita totalmente dai ricchi, di cui Cameron mena vanto. In realtà il piccolo più davanti al Pil (dovuto anche ai nuovi criteri di calcolo) è frutto di tutt’altri fattori alcuni dei quali sono il contrario dell’austerità. Ciononostante si è affermata la tesi secondo la quale negli anni precedenti la crisi finanziaria, il governo britannico aveva fatto debiti irresponsabili che stavano portando il Regno Unito verso una sorta di crisi greca: dunque le politiche di tagli selvaggi erano essenziali. Inutile dire che nulla di tutto ha la ben che minima parentela con qualche verità fattuale visto che nel 2007, il debito pubblico in percentuale del PIL, era vicino al suo livello più basso in un secolo (e ben al di sotto del livello degli Stati Uniti), mentre il deficit di bilancio era molto piccolo. Eppure la menzogna è diventata una sacrosanta verità mediatica che nessuno osava, voleva o sapeva contestare. E ciò che Simon Wren-Lewis dell’Università di Oxford ha battezzato “mediamacro” ossia la trasformazione di un’opinione infondata in verità accertata tramite la sua diffusione .
In modi diversi la stessa cosa è avvenuta e sta avvenendo in Grecia: la scelta da parte di Syriza dell’eurismo ad ogni costo, la rinuncia fin dal documento di Salonicco alla messa a punto di un piano B che comunque avrebbe avuto un impatto rilevante sulle trattative, ha fatto sì che anche i pochi media critici sul governo di destra e la sua adesione pratica e ideale ai diktat della troika, non abbiano tentato in nessun modo di decostruire la narrazione catastrofica in merito all’uscita dalla moneta unica che ha finito per imporsi come verbo unificato. Così ora si assiste ad uno spettacolo terribile e paradossale assieme: man mano che crollano le illusioni in un’ Europa più giusta su cui Syriza aveva puntato, man mano che l’Europa si scopre come l’alibi per imporre le riforme strutturali neo-liberali volute dalla grande finanza, cresce la percentuale dei greci che teme di uscire dall’euro. La situazione è completamente diversa da quella inglese, ma i meccanismi di fondo sono gli stessi e denunciano l’estraneità dell’elite rispetto alle sue fonti di legittimazione e la capacità di diffondere le proprie tesi, così che grottescamente esse possono poi proporre le proprie mosse, i propri errori o forse le proprie inconfessate verità di fondo, come un’adesione alla volontà popolare. Insomma un caso diverso di mediamacro, ma sempre dentro questo paradigma.
Dell’Italia non c’è nemmeno da parlare, tanto tutto questo è evidente, sia pure sotto forma di farsa mascalzona, di atellana, di povertà assoluta del discorso pubblico . Da noi del resto il partito padronale di Berlusconi ha anticipato i tempi e preparato alla mutazione e almeno in questo caso le vittime saranno colpevoli quanto i carnefici..
Riporto qui di seguito la voce “Reddito di base” (sinonimo di reddito di cittadinanza) che Wikipedia pubblica all’indirizzo http://it.wikipedia.org/wiki/Reddito_di_base. Devo dire che concordo pienamente con il concetto di reddito di cittadinanza così come è descritto qui. Dopo aver letto la voce di Wikipedia penso che tutti saranno in grado di capire che quello che propone Grillo è un’altra cosa. Dire, come fa Grillo in questa pagina del suo blog http://www.beppegrillo.it/2015/05/con_il_redditodicittadinanza_m5s_la_pensione_minima_sale_a_780_euro.html che con l’introduzione del reddito di cittadinanza così come lo concepisce lui la pensione minima sale a 780 euro è una buona cosa senz’altro ma non è quello che si definisce reddito di cittadinanza. Infatti il reddito di cittadinanza non si dà solo ai pensionati, si dà a chiunque per il fatto stesso di essere cittadino di uno stato. Quindi anche Berlusconi e Renzi hanno diritto a ricevere la stessa somma del pensionato. Inoltre la somma deve essere in grado di garantire un’esistenza dignitosa, dunque non può consistere in alcune centinaia di euro al mese, come sembra di capire dal discorso che fa Grillo.
Ancora una volta un bel concetto viene completamente manipolato per annullarne la portata rivoluzionaria. Al punto che oggi Maroni può persino annunciare che la Lombardia sarà la prima regione a garantire ai propri cittadini il reddito di cittadinanza. Con il che, bye bye reddito di cittadinanza vero e benvenuto reddito di cittadinanza fasullo!
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
REDDITO DI BASE
Il reddito di base o reddito di cittadinanza o reddito di sussistenza o reddito minimo universale è una erogazione monetaria, a intervallo di tempo regolare, distribuita a tutti coloro dotati di cittadinanza e di residenza in grado di consentire una vita minima dignitosa, cumulabile con altri redditi (da lavoro, da impresa, da rendita), indipendentemente dall’attività lavorativa effettuata, dalla nazionalità, dal sesso, dal credo religioso e dalla posizione sociale ed erogato durante tutta la vita del soggetto.
Definizione
Una definizione di reddito di base è data da Philippe Van Parijs e Yannick Vanderborght, per i quali il reddito di base è:
«un reddito versato da una comunità politica a tutti i suoi membri
su base individuale senza controllo delle risorse
né esigenza di contropartite»
I sei punti della definizione richiamata aiutano a chiarire gli elementi essenziali del concetto sotteso:
1) Si tratta di un versamento in denaro a scadenza regolare. Dunque, né una somma versata una tantum, né un contributo per specifici servizi.
2) Esso è erogato da una comunità politica, che lo finanzia attraverso la tassazione generale.
3) Unico requisito richiesto per essere titolati a ricevere un reddito di base è la membership politica, di default la cittadinanza; in alcune proposte gli individui stabilmente residenti da un periodo di tempo medio-lungo sono inseriti tra i beneficiari. Ancora le diverse proposte distinguono tra un reddito versato a partire dalla maggiore età da uno a cui si è titolati dalla nascita. Quando proposto come sostituto delle pensioni di anzianità, è inoltre generalmente previsto un assegno più sostanzioso in corrispondenza con il raggiungimento dell’età pensionistica.
4) A differenza di molte delle politiche sociali attuali, determinate dal nucleo familiare, il reddito di base è un intervento di tipo individuale, che non subisce variazioni in riferimento al proprio status familiare.
5) Il reddito di base è versato a tutti (cioè ai soggetti individuati nel punto tre indipendentemente dalla propria condizione economica. Si tratta dunque di una misura means test free. Questa caratteristica renderebbe i costi di gestione di un reddito di base minimi se non inesistenti. Versato a tutti, esso sarebbe anche l’unico reddito a non essere tassabile, mentre ogni altra risorsa economica verrebbe tassata rendendo così possibile il recupero dello stesso reddito dai soggetti più agiati.
6) L’unica condizione personale richiesta per essere titolati a ricevere il reddito di base è la cittadinanza (o la residenza). La mancata accettazione di un lavoro, quando offerto, non è da considerarsi quindi ragione sufficiente per decadere dal beneficio. Inoltre, trattandosi di un intervento monetario incondizionato, non esistono vincoli nell’utilizzo delle risorse economiche concesse.
Caratteristiche e obiettivi
Il reddito di base è stato proposto da soggetti con prospettive teoriche diverse, alle quali spesso corrispondono obiettivi diversi. Tra gli obiettivi più comuni ci sono senz’altro:
– affrontare le situazioni di povertà garantendo un livello di reddito minimo
– non minare gli incentivi al lavoro e questo in ragione della sua non detraibilità da altri redditi e sua cumulabilità
– fornire una integrazione universale ai guadagni
– valorizzare lo status di cittadinanza
Le motivazioni generalmente addotte in favore del reddito di base sono raggruppabili in due grandi famiglie, quella delle ragioni normative e quella delle ragioni consequenzialiste. Le prime sottolineano come il reddito di base sia parte delle riforme socio-economiche necessarie alla realizzazione di una società che distribuisca in modo giusto le risorse economche. Per ragioni consequenzialiste si intendono le ragioni avanzate con riferimento alla supposta maggiore efficienza ed efficacia di questa policy rispetto ai sistemi di welfare condizionato oggi esistenti. Su entrambi i fronti, quello dell’efficienza e della giustizia, il reddito di base ha ricevuto critiche riguardo alla sua adeguatezza a raggiungere gli obiettivi prefissati.
Differenze con il reddito minimo garantito
Il reddito di base viene dalle fonti distinto dal reddito minimo garantito: tale reddito minimo verrebbe devoluto solo a chi è in età lavorativa e con un ammontare che varia in funzione dell’età stessa, con la clausola che il reddito di cui si disponga sia inferiore ad una determinata soglia ritenuta di povertà[4]. La differenza quindi tra reddito minimo garantito e il reddito di base è data dal fatto che quest’ultimo s’intende come universale e illimitato nel tempo[4]. Inoltre il reddito minimo garantito non è necessariamente offerto su base individuale, ma spesso nell’individuazione dei beneficiari tiene conto dei redditi dell’intero nucleo familiare. Tuttavia, entrambi i tipo di reddito vengono concessi a tutti coloro dotati di cittadinanza e di residenza, quindi il reddito minimo garantito è comunque considerato un reddito di cittadinanza. Mentre è parte della definizione di reddito di base sia la mancanza di controllo delle risorse che di una qualunque richiesta di contropartita, gli schemi di reddito minimo garantito diffusi attualmente in Europa richiedono l’accertamento della situazione economica e l’attiva ricerca di un lavoro da parte del beneficiario.
Nota: nell’articolo segue un breve excursus sulla storia del reddito di cittadinanza, qui non riportato
Anche per te il M5S non esiste.
Sembra un buco nero di cui meglio non parlare.
Lo sai che ieri c’è stata una marcia per il reddito di cittadinanza?
Pagliacciata?Ridicolaggine?Inutilità?
E chi lo sa.
Intanto era una notizia da dare perché non si erano mai visti 100 e passa parlamentari della Repubblica più tutti i candidati alle Regionali di un movimento politico che facevano una cosa del genere in mezzo ai cittadini e senza barriere di sorta,vestiti come loro con magliette normali e che ci potevi parlare a tu per tu e scambiarti i numeri di telefono.
Normale è che la Stampa di Regime che tanto critichi non dica o faccia nessuna analisi su questo.
Non normale è che blog interessantissimi e alternativi come il tuo non facciano nessun cenno su questo come se il M5S neanche esistesse in Italia.
Cordialità.