Al Papa hanno rubato le reliquie, la sinistra sta appallottolando e bruciando anche quelle. La vicenda della lista Tsipras non può che far riflettere sull’agonia di un’area che vive dentro mille divisioni, nostalgie, piccole elite, salotti più o meno buoni, guerre di religione, gelosie e soprattutto dentro una schizofrenia dove la pulsione a chiudersi come guardiani del faro, tra i soliti amici, combatte con la necessità di scendere in campo. Chiudere la porta ad ogni minimo dissenso o spalancarle ad ogni costo, saltando a piè pari quella cosa che si chiama realtà.
Una situazione che alla fine crea un circolo vizioso perché le occasioni attraverso le quali si potrebbe ricucire la rete strappata finiscono per non essere mai all’altezza della situazione. E la stessa cosa ahimè sta accadendo per lista Tsipras: alle adesioni per necessità di Rifondazione si unisce quella assai ambigua di Sel che comunque starebbe con i socialdemocratici a Strasburgo, mentre si litiga perfino sull’opportunità, ormai ovvietà, di trovare strumenti di rete per definire una lista di candidati, lasciando nel frattempo completa via libera ad eventuali nomine di vertice (il tempo stringe) che vedono il concreto rischio di trovarsi di fronte a personaggi del tutto estranei alla sinistra se non nella sua accezione più blanda e generica sulla bussola mediatica.
Ma del resto non possiamo meravigliarci: come ho già avuto modo di dire (qui) per evitare il pericolo di dividersi sui contenuti, pare non si abbia alcun alcun serio accenno di discussione su quelli della lista. Abbiamo una posizione Tsipras, peraltro molto entrista, che è diversa da quella esposta nell’appello per la creazione della eventuale formazione da presentare alle europee: alla fine ne viene fuori un generico attacco all’austerità che senza programmi e linee di azione definite diventa così vago e allo stesso tempo velleitario da poter essere mimabile da chiunque e per giunta evita completamente il problema dell’euro e anche quello più facilmente gestibile del patto transatlantico che si annuncia come nuova, gigantesca cessione di sovranità nei confronti di interessi privati ( vedi qui ). Disgraziatamente la via del raccontino europeista che considera la china reazionaria presa dalla governance continentale solo come un momentaneo errore di percorso non porta da nessuna parte, anzi fa il gioco del pensiero unico e men che meno porta a raccogliere consensi al di fuori dell’area identitaria della sinistra intesa in questo senso come puro riferimento topografico, ma privo di quella indispensabile radicalità concreta che darebbe senso alla cosa.
Insomma tutto si prefigura come un’operazione dentro al faro, senza “sporcarsi” le mani con quelli di fuori, con le loro istanze e con una lampada così fioca da non servire per la rotta. Dire che gli ultimi avvenimenti, ossia il definitivo tradimento politico di Hollande che per nasconderlo è stato costretto a sovrapporvi quello di alcova, lascerebbero finalmente libero lo spazio finora ambiguamente gestito dalla socialdemocrazia. Ma non si osa e su questa china temo, ci si avvii verso un’altra occasione perduta.
Concordo perfettamente con Casiraghi che oramai si stagliano due fronti. l’uno liberista, l’altro no. La grande novità è che in seno a questi due grandi fronti, che si contenderanno “la final pugna tra sfruttati e sfruttatori” (‘La Ballata di Sante Caserio’, cit.), vi sono rappresentanti dell’ex Destra, dell’ex Sinistra e dell’ex Centro, diciamo per sommi capi. La cosa importante è trovare un nome propositivo alla fazione che avversa quella liberista. Dirsi “anti-liberisti”, “anti-qualsiasi cosa” fa il gioco del nemico: fa emergere la ‘pars destruens’, condannando i movimenti all’antagonismo perpetuo. Invece bisognerebbe imporre le proprie tematiche, riconquistare la dimensione dell’Utopia, della Speranza (in senso blochiano), rimettere in primo piano (stavo per scrivere “in agenda”, ma la locuzione mi fa schifo: troppo “Bocconians”…) la rivendicazione del Valore Assoluto dell’Uguaglianza, non come tiritera blesamente blaterante in bocca ad un supercazzolaro pugliese, che ne vaniloquia magniloquacemente, ma ne trae in definitiva flatulenza da friggerci l’aere, nonché della superiorità dei Diritti sulle pretese dei doveri. Insomma, quella parte è per il libero Mercato, per il libero scambio, questa parte è per la Libertà tout court, per la libertà umana in sé e per sé.
infine mi permetto di rettificare. A mio parere questa Sinistra non è stata in posizione attendista dal 2009, è stata semplicemente assente da almeno da un quarto di secolo, con un’accelerazione sul piano inclinato della subordinazione al Pensiero Unico, grossomodo dalla Caduta del Muro di Berlino.
Non saranno i Tsipras, ahimé, in via di normalizzazione, o gli sputasentenze pugliesi, in ammuina coi Rivas, che porteranno una Nuova Prospettiva per la Sinistra mondiale. Penso che non nascerà neanche in Europa qualcuno o qualcosa che disarticoli la sclerosi in cui vegeta la nostra Sinistra incartapecorita come la mummia di Thutmosis IV.
Attendo (messianicamente? un po’ blasé, a dir il vero) qualcuno che non solo predichi, ma razzoli, realizzi cose di Sinistra. Prima fra tutte: depotenziare il Grande Capitale Globale.
Il come, “nin so” (cit.)…
Volevo aggiungere che la sfida posta da questa situazione mai vista nella storia, in cui un gruppo di aziende multinazionali si arroga il diritto di cambiare i connotati del mondo nel giro di pochi anni facendolo e disfacendolo come solo a Dio è capitato di fare nella Bibbia o alla triade Brahma-Vishnu-Shiva nei libri sacri indiani, è di natura tale che farebbe tremare le vene e i polsi di chiunque, figurarsi cosa può fare una sinistra che è stata in posizione attendista dal 2009 ad oggi e che ancora oggi non sa decidersi se assumere una posizione filoliberista, filo-tsiprista o filo qualcos’altro.
Un’altra cosa che mi preme dire è che di fronte ai nuovi padroni che stanno rovesciando il mondo come un guanto non esiste destra o sinistra che tenga, tutti sono destinati a subire il trauma della scomparsa del mondo come lo conoscevamo. Ecco perché alle larghe intese dei gruppi filoliberisti (di destra, centro e sinistra) si dovrebbe contrapporre una larga intesa di gruppi antiliberisti (di destra, centro e sinistra) perché quella che è in gioco non è una parrocchia ma una civiltà che sta sprofondando. Se la vogliamo salvare, dovremmo essere così lungimiranti da lasciar perdere le distinzioni di un tempo, che rimangono valide, ma sono irrilevanti e forse anche controproducenti, quando si tratta di affrontare un comune avversario.
Ritengo la battaglia antiliberista più un capro espiatorio delle responsabilità interne che una cosa reale.
Mi spiego meglio, il capitalismo fino a pochi anni fa era uguale sia qua che in germania. In più la germania ha assorbito la DDR da sola, che era arretrata di 20 anni industrialmente rispetto alla germania ovest.
Oggi continua ad assorbire mano d’opera straniera.
In italia abbiamo il sud al palo, arretrato di 20 anni da sempre!!
Eppure la moneta è identica, molte regole economiche pure, i mercati e le risorse simili.
Cosa cambia? LA CLASSE DIRIGENTE!!!! parlo di tutta la classe dirigente, politica finanziaria, industriale, culturale, dei massmedia, dei sindacati, dei califfi dello Stato e di tutte le corporazioni e “PX” (P2, P3, P4 ecc). .. E della sinistra TUTTA!!
Ora questa sinistra agita battaglie contro mulini a vento senza fare i conti con la situazione della classe dirigente italiana, anzi fa il suo gioco, gli regge il moccolo!
Da noi il capitalismo sta arretrando dal territorio, altro che liberismo, il capitalismo evapora o esoda, e con essa la classe operaia.
I sedicenti comunisti dove sono? Ora che serve un’altra economia che riempia i capannoni, un’altra classe dirigente da rimpiazzare?
La mia istintiva reazione è pensare che se Tsipras dovesse accettare rapporti con la sinistra italiana si troverebbe nella stessa situazione di una persona sana che senza saperlo ha deciso di inocularsi un cocktail di malattie infettive che lo porteranno, se non alla tomba, diritto diritto al neoliberismo! Già Tsipras ha ridotto di molto l’iniziale radicalismo, mettiamo nel suo calderone un po’ di sinistra italiana, francese, spagnola, tedesca e chi più ne ha ne metta e, nella diluizione generale, sarà la fine di Tsipras prima ancora che abbia iniziato.
Inoltre, se Tsipras non mette in questione il primo motore della crisi, ossia gli Stati Uniti, perché non vuole o perché non può, qual è la differenza tra lui e gli altri comprimari di questo dramma? Che nell’istante t0 (oggi) è sincero e che nell’istante t1 (domani o dopodomani) sarà solo uno zombi come tutti gli altri…
Se il punto culminante di tutta la macchinazione che stiamo subendo è il trattato denominato Trans Pacific Partnership (TTP), siamo ormai vicini alla chiusura dei conti non solo con la vecchia Europa ma perfino con gli stessi Stati Uniti perché il trattato mette sostanzialmente la parola fine alle sovranità nazionali, amplia il copyright a 100 anni dalla morte dell’ultimo dei coautori e fa tante altre belle cose nel settore degli OGM e dei brevetti software che in parte sono trapelate e in parte no perché la discussione avviene a porte rigorosamente chiuse tra politici e multinazionali nella più completa segretezza interrotta solo da qualche occasionale fuga di notizie.
Non a caso Barack Obama, il presidente dalla faccia innocente nonché docente di diritto costituzionale (!), ha inserito nel suo discorso sullo Stato dell’Unione la richiesta al congresso di approvare con modalità procedurale urgente la Trans Pacific Partnership. In questo modo, come chiarisce nella sua ultima newsletter la EFF (Electronic Frontier Foundation), la principale organizzazione che difende i diritti digitali del consumatore statunitense, il congresso USA viene messo praticamente fuori gioco e non potrà intervenire in futuro per rivedere o modificare la TTP. Riporto, infine, l’indirizzo internet della EFF per chi fosse interessato ad approfondire: http://www.eff.org
ahimè!!!! amara verità!
ernestina
Ma come le ultime Boldrinate insegnano, dobbiamo prendere atto che abbiamo una sinistra analfabeta, che ha perso i connotati, che non conosce la sua dimensione storica. Una sinistra triste e ignorante.
Un’ AltraEuropa -come sempre- è un artificio elettorale, è un sacco vuoto, e non ci salverà! di sicuro!!
Una sinistra che sotto le elezioni apre le saracinesce del negozio, e finite le elezioni le chiude.