Ci scommetto: il sistema politico italiano avrà un sussulto di dignità e per una volta farà carta straccia delle indicazioni del Pentagono. Peccato che non sia prevista anche una medaglia al valor di tangente, l’unica capace di infrangere la sudditanzacoloniale. Il fatto è che il supremo organo militare statunitense ha stilato un rapporto sul caccia il cui acquisto ci costerà una marea di miliardi, certificando in via ufficiale ciò che già si sapeva dai tanti rapporti che si susseguono da anni senza che i vari governi italiani si siano sognati di bloccare l’acquisto: l’ F35 è un bidone.
- Il rapporto dice che le prestazioni dell’aereo sono “immature” e dunque “inaccettabili” per le operazioni di combattimento.
- Che il costo della manutenzione è tre volte superiore alle specifiche richieste.
- Che i test sull’affidabilità raggiungono a mala pena il 37% dei risultati e il 30% per il modello da portaerei
- Che l’aereo è troppo pesante e lento
- Che il software è pieno di errori
- Che il sistema virtuale di guida con relativo e costosissimo casco fa vedere immagini incerte e traballanti
- Che temporali e fulmini mettono in serio pericolo l’apparecchio
- Che è stato condotto a termine solo il 54% dei test previsti e il 21% di essi ha rivelato la necessità di rimettere mano al progetto
- Che ci sono stati pochissimi progressi nel rimediare ai difetti dell’aereo
- Che a questo punto è necessario comparare sul campo l’F35 agli altri aerei in dotazione delle forze armate Usa per chiarire se questo apparecchio non rappresenti in realtà un grosso passo indietro
E’ chiarissimo che quanto meno ci saranno enormi ritardi nella consegna del caccia e che i prezzi andranno oltre ogni record oppure bisognerà rassegnarsi ad usare gli F. 35 solo come addestratori di superlusso vista l’impossibilità allo stato attuale dell’arte di pensare a un loro impegno bellico.
Tombola. Eppure nessuna reazione viene dai comandi militari e men che meno dall’altro comando renzusconico che invece è fermamente deciso ad eliminare qualsiasi resistenza sull’acquisto del caccia ben sapendo che questo rapporto del Pentagono significa in primo luogo che occorrerà stanziare parecchio di più dei 13 miliardi ufficiali senza contare i costi sempre più stratosferici della manutenzione e dell’addestramento: il tutto per avere in cambio una ciofeca. Così un’inconcepibile spreco di soldi pubblici in tempi di vacche magrissime, si trasforma ufficialmente in una vera e propria truffa del sistema politico nei confronti dei cittadini.
Mi fa piacere che lo apprezzi. Ho acquistato il libro in formato Kindle, ma non ne ho ancora iniziato la lettura, è ancora nella mia (troppo lunga) “to read list”.
Panagiotis l’ho conosciuto a un convegno a Pescara, a dicembre 2013, argomento l’Euro. La sua è stata una testimonianza dolorosa. Sostanzialmente vede nella Grecia l’attualizzazione di un futuro distopico che incombe su tutti gli altri paesi del Sud europa, Francia compresa, e forse non solo quelli: vivere fuori dalla Grecia, per lui, è come vivere in un passato che sta scomparendo, in una (per il momento) normalità che non è già più “norma” ma “anormalità” in fase di correzione…
Ho visto il sito Greek Crisis di Panagiotis Grigoriou. Molto bello. L’autore, che è etnologo di professione, ha scritto anche un libro che si chiama “La Grèce fantôme”. Ecco la presentazione del libro (acquistabile sia fisicamente che come download) sul sito dell’editore Fayard
http://www.fayard.fr/la-grece-fantome-9782213671109 :
En mai 2010, le FMI, l’Union européenne et la BCE, ont missionné leurs experts et mis le pays sous leur tutelle : Trois ans plus tard, au lieu d’un redressement des finances, on assiste à un effondrement du pays et à une catastrophe humanitaire. La Grèce n’est plus que le fantôme d’elle-même. Panagiotis Grigoriou fait la chronique de la vie effroyable en temps de crise financière. Historien et ethnologue ayant longtemps enseigné en France, il choisit de vivre à Athènes en 2008 : dès le déclenchement des événements, il décide de rapporter le quotidien des Grecs dans un blog, Greek Crisis, qui connaît un succès immédiat. Ces histoires sont celles de la classe moyenne qui disparaît partiellement du monde du travail, des actifs tous touchés par le chômage et, pour les plus « chanceux » d’entre eux, contraints à prendre le chemin de l’exil. Il dit le désespoir des petits commerçants, des étudiants, des diplômés ou encore des retraités, à la recherche de stratégies de rechange, souvent dérisoires ou impossibles : quitter le pays, changer de secteur d’activité, se répolitiser, se dé-socialiser, ou encore se suicider ou se laisser mourir… Ce sont les seules alternatives laissées à une population totalement déstabilisée, qui n’a plus d’autre perspective que sa survie immédiate. La crise ne s’est pas abattue sur la Grèce à cause des errements réels et avérés de sa classe politique. L’explosion de la dette du pays n’est pas la seule cause : la Grèce a été choisie comme laboratoire des politiques d’austérité, elle est soumise à une expérience-limite. La Grèce fantôme se veut aussi une réflexion sur le projet européen et ses incohérences, voire ses faillites.
Panagiotis Grigoriou a contribué à l’élaboration du film documentaire Khaos. Les visages humains de la crise grecque, réalisée par Ana Dumitrescu (2012).
@ Mauro Poggi
Il sito è nato da poco e lo sto organizzando “mentalmente”, al momento non c’è ancora nulla anche se penso di iniziare a inserire qualcosa già nei prossimi giorni. Il concetto non è di essere un vero partito ma di costruire quello che in linguaggio informatico e industriale è un benchmark, ossia una serie di requisiti che permettono di giudicare quanto i vari sistemi politici, partiti, costituzioni si adeguino o meno a un modello “perfetto”, ovviamente con tutti i limiti soggettivi inerenti al concetto di perfezione.
Gli F35 sono un bidone.
Che problema c’è?
Quei bidoni saranno caricati sul TAV.
Mandati ad Hollande.
Lui sì che saprà dove destinarli.
TAV votato a trasportare bidoni.
Ecco che la geniale coerenza di questo governo finalmente si vede.
@ Mauro Poggi
Nonostante concordi con lo spirito di quello che Lei dice, Le assicuro che mezza vita nell’editoria e nella musica, nonché l’esperienza di cos’è veramente la SIAE e il diritto d’autore (sono stato anche candidato commissario SIAE nella Lista 54 dell’Avv. Renato Recca anni fa) mi ha insegnato che le norme sul diritto d’autore vanno osservate non perché siano giuste ma perché è pericolosissimo non farlo. Per questo motivo nella mia piattaforma politica virtuale (non destinata mai a tradursi in realtà fino a che sarò il solo a pensarla in un certo modo) la violazione del diritto d’autore comporta solo la “pena” di risarcire il danno effettivo, per esempio un euro, e viene completamente esclusa la via dei tribunali. Inoltre gli editori scompaiono come titolari di diritto d’autore e figurano solo come rappresentanti degli autori con un mandato che l’autore può disdire su base annuale.
La ringrazio comunque per il nome del blogger greco che seguirò sicuramente con interesse. Se riuscirò a contattare Giorgos Delaktis troverò modo di farlo sapere a chi è interessato postando una breve nota su questa stessa pagina.
Capisco perfettamente il suo punto di vista.
PS: ho cliccato sul suo nome ma mi dà il messaggio “Impossibile trovare http://www.partitovirtuale.org.”.
@ Roberto Casiraghi:
Non parlo greco e Google translator offre traduzioni che andrebbero tradotte a loro volta.
Per quanto mi riguarda, anch’io ogni volta che posso chiedo il permesso prima di tradurre e pubblicare, ma se non ho modo di contattare l’autore parto sempre dal presupposto che il materiale in rete, a meno di espressa indicazione contraria, sia di pubblico dominio e liberamente fruibile – sempre che ovviamente venga citata la fonte.
Lo dico perché la rete rimane l’unico strumento di informazione in alternativa ai media ufficiali, e sarebbe un peccato rinunciare a diffondere articoli di interesse rilevante. Questo è tanto più vero per la Grecia, la cui lingua non è certo famigliare come l’inglese, lo spagnolo o il francese.
Personalmente seguo il blog (in francese) di Grigorious Panagiotis, storico e antropologo, costretto per ragioni di sopravvivenza a lasciare la Grecia e trasferirsi in Francia. Tuttavia mi piacerebbe accedere ad altre testimonianze di quel paese.
Qui il link.
http://www.greekcrisis.fr/
Ieri leggevo un interessante articolo di Giorgos Delastik su Ethnos che raccontava come gli islandesi abbiano umiliato gli speculatori statunitensi che sono abituati a comprare a prezzo stracciato i bond dei paesi in fallimento per poi ripresentarsi dopo qualche tempo (di solito un anno o due) ai paesi stessi chiedendo di onorare il valore nominale del bond. Ossia hanno comprato a 10 e pretendono di incassare 100 contando evidentemente sul fatto che la pressione USA riuscirà a persuadere i governi a dispetto dell’assurdità della pretesa. E’ un collaudato gioco di squadra dove la prima superpotenza del mondo è abituata a fare apertamente da spalla ai cosiddetti avvoltoi della finanza e, per esempio, blocca navi commerciali argentine ormeggiate in un paese africano per obbligare il paese sudamericano ad onorare bond carta straccia nonostante ogni logica e ogni norma del diritto internazionale.
Gli islandesi, comunque, hanno risposto picche agli avvoltoi facendo notare che si tratta di debiti privati e che il governo non è parte in causa.
Ora, vogliamo o non vogliamo ricordare che gli islandesi sono un popolo di 320.000 abitanti? E che l’Italia fa 60 milioni di abitanti? Verrebbe da chiedersi, nel nostro caso, se il numero fa la debolezza, anziché la forza!
Farsi appioppare questi aerei che sono da rottamare prima ancora di esser nati non sembra neppure uno scandalo, ma una vera e propria dichiarazione di guerra al nostro paese che in tempi di gravissima crisi, scatenata proprio dai nostri amici d’oltremanica, non è certamente in condizioni di finanziare anche la loro industria degli armamenti.
Come non ricordare poi che gli armamenti USA, a causa dell’avvenuta trasformazione dell’industria bellica in industria basata sul software, su internet e sui satelliti, sono sicuramente pieni zeppi di backdoor (porte di ingresso nascoste nel codice del software), ossia danno al comando militare statunitense la possibilità di attivare e disattivare in remoto tutte le apparecchiature elettroniche di bordo degli aerei venduti impedendone con ciò stesso l’utilizzo se non verso target graditi dagli Stati Uniti. Già alcuni paesi si rifiutano di acquistare armamenti USA per questo motivo e l’Italia farebbe bene a fare lo stesso.
L’articolo di Giorgos Delastik (pronuncia Iorgos Delastik) si trova qui:
http://www.ethnos.gr/article.asp?catid=22792&subid=2&pubid=63955220
Non sono ancora riuscito a contattare l’autore per chiedergli il permesso di fare delle traduzioni dei suoi quotidiani articoli ma vedo che decine di blog greci li riportano, presumo quindi che siano a licenza Creative Commons. Sono una lettura di sinistra della crisi e, per me, assieme a questo sito e a non molti altri, una fonte di preziose informazioni e riflessioni.