1030846881Se 30 anni fa qualcuno avesse preconizzato che l’Europa si sarebbe piegata a un ricatto della Turchia sui diritti umani, nessuno ci avrebbe creduto e l’incauto profeta sarebbe stato schernito e redarguito soprattutto da chi aveva abbracciato il progetto europeo come succedaneo di speranze in crisi. Invece è accaduto. Bruxelles si è piegata a un infame mercato di umanità concedendo 3 miliardi l’anno ad Ankara perché ci risolva a suo modo il problema dei migranti. E quel modo lo conosciamo, visto che la Turchia, assieme alla Francia, è stata il maggior sponsor della campagna militare anti Assad e della creazione dell’Isis: dunque i miliardi andranno ad alimentare proprio le causa della migrazione.

Bel consesso di ipocriti quello ospitato nella capitale belga dove peraltro questa virtù non fa difetto visto che proprio alcuni giorni fa vi è stato catturato un terrorista della strage di Parigi dopo tre mesi di sparizione e a 300 metri da casa sua. Tuttavia l’accordo che funge da preliminare per l’entrata della Turchia nella Ue ha risvolti che vanno molto al di là del gioco a dadi sui profughi provocati dalle ambizioni ottomane di Erdogan e chiamano in causa lo stesso progetto democratico. Certo ci si nasconde dietro il paravento di una sorta di formalismo rappresentativo, ma la realtà è tutt’altra cosa: manca di fatto  la libertà di stampa, le elezioni vengono truccate già a monte (parlo dell’anno scorso) attraverso gli assalti continui alle sedi dei partiti di opposizione e la strage di oltre 2000  persone non in linea, ad Erdogan giungono enormi fondi (si parla di 7 miliardi dollari) dall’Arabia Saudita e da altre petromonarchie perché conservi il potere, per non parlare dei metodi terroristi contro le minoranze etniche. La Turchia di oggi tutto è tranne che un Paese democratico tanto che alcuni studi ritengono che meno di un terzo della popolazione sostenga il sultano, anche se dalle urne esce misteriosamente tutt’altro esito.

E’ a  questo che la Ue si è arresa.E non solo a questo, manche un visione del mondo totalmente ribaltata rispetto agli ideali europei. Erdogan non è soltanto un “sultano”, ma è anche se non soprattutto un assertore della superiorità etnica dei turchi sulla quale è basata poi la politica di espansione neo ottomana. Per questo egli rifiuta di prendere atto dei genocidi commessi in passato senza che tuttavia l’Unione europea osi entrare in rotta di collisione con le sue asserzioni, del resto rese chiare e limpide, non equivocabili da ciò che ha detto proprio una settimana, che “di fronte ai curdi la democrazia, la libertà e lo stato di diritto non hanno più alcun valore”. Ecco fin dove si è spinta l’Europa nel suo “allargamento”, a voler includere il contrario di se stessa e a pagare il pizzo a uno dei maggiori responsabili dell’incendio mediorientale, sapendo bene di essersi messa al servizio delle più ottuse, inumane e opache vicende internazionali.

Qualcuno paragona Erdogan a Hitler e forse tenuto conto del contesto culturale e dei tempi non ha tutti i torti. Ma forse non è questa la domanda interessante quanto un altra: il cedimento europeo al ricatto di Ankara, la volontà di incorporare la Turchia nel disegno continentale pur in queste inaccettabili condizioni, deriva dalle incertezze e dalle divisioni giunte a tal punto da rendere la Ue subalterna alle emergenze e a un artificiale allargamento, oppure in realtà delle patenti democratiche, sia pure contraffatte, non importa più a nessuno, perché la costruzione continentale è in realtà rivolta a “ridurre la democrazia” in  ossequio a una visione oligarchica della società? Purtroppo temo che al di là delle situazioni contingenti la risposta possa essere proprio quest’ultima, come si evince del resto nel ruolo europeo nel golpe ucraino, nel lassismo verso situazione sempre più al limite come quella ungherese, nella totale sovrapposizione della Nato sulle strategie geopolitiche del continente. Purtroppo è questa la vera altra europa, non quella degli illusi.