letta olimpico - Il SimplicissimusNulla ci è risparmiato. E così alla vigilia della riunione della giunta del senato che dovrà decidere su Berlusconi o decidere di non decidere, il premier Letta offre al Paese un’ennesima mela avvelenata: la candidatura ad ospitare le olimpiadi del 2024.  Dopo aver approvato un anno e mezzo fa la decisione di Monti di non candidare Roma a sede della massima manifestazione sportiva, Letta ci ripensa, riapre lo scontro tra Milano e la capitale e pare aver dimenticato quelle ragioni bilancio che consigliarono 15 mesi fa di desistere. Forse si pensa che in 10 anni le cose potrebbero migliorare, nonostante il fatto che comunque staremo pagando i 50 miliardi l’anno per il fiscal compact, forse si spera in una ripresa nonostante la deindustrializzazione del Paese, forse si pensa di tagliare altri servizi sociali per finanziare le gettate di cemento, forse non si tiene conto del fatto che ormai da un quarto di secolo l’organizzazione delle olimpiadi è in perdita netta ed anzi è stato il colpo di grazia per la Grecia.

Ma se la mela offerta non ha proprio un bell’aspetto, il veleno che vi si cela, è nelle parole con cui il premier ha giustificato questo ballon d’essai:  “L’Italia sui grandi eventi dà il meglio”. L’esatto contrario della realtà perché è proprio sui grandi eventi e sulle grandi opere che si vede il peggio, il momento nel quale la speculazione più selvaggia, opaca, nascosta, talvolta criminale prevarica ogni cosa, succhiando quantità enormi di quattrini pubblici che si trasferiscono nelle tasche private, con la scusa che ne va dell’immagine del Paese e che bisogna far presto, senza badare troppo alle regole. In questo quadro, magistralmente esemplificato dall’Expò, non c’è nemmeno la consolazione che così almeno vengono migliorate le strutture fatiscenti e i servizi: dopo l’inesorabile e incredibile magna magna dei mondiali  di calcio del ’90 ci troviamo con gli stadi peggiori del continente. Nelle 12 città che ospitarono le partite  i costi già ingenti e sospetti fin dall’inizio lievitarono del doppio o addirittura del triplo come avvenne a Milano, mentre il comitato di controllo, presieduto da Montezemolo, proprio lui il Luca Cordero,  non si faceva scrupolo di “consigliare” aziende e strutture che spesso esibivano costi dieci o venti volte superiori a quelli di mercato. Del resto da uno che si vendeva gli incontri con Agnelli e con Romiti, questo era il minimo sindacale.

Oddio in un certo senso e con certe mentalità si può anche dire che il Paese dia il meglio: delle sue anomalie però. Il meglio di quei vizi che dopo aver creato una sensazione di benessere adesso ne stanno erodendo l’economia, dopo averne sfregiato l’immagine. E le immediate rivalità che si sono accese come benzina, svelano la famelica voglia di speculazioni.  Così per Letta la mela, velenosa per noi, rappresenta un dono e una promessa in vista della propria sopravvivenza. In certe specialità non olimpiche arriverebbe primo.