A me non interessa per nulla sapere da quale psicosi o malattia dello spirito derivi il patologico fanatismo di Magdi Cristiano – Scristiano Allam: si tratta di storie e incubi personali che solo un terapeuta può affrontare e che adesso sono esplosi con la sua deconversione , non si saprebbe bene come chiamarla, arrivata nel momento stesso in cui il nuovo papa ha fatto un cenno, peraltro abbastanza anodino e scontato, al dialogo con l’Islam invece di lanciare una nuova crociata. Ma condita anche da sorprendenti dichiarazioni, per un integralista allo stato puro che riguardano le condizioni “contronatura” imposte dalla Chiesa, come il celibato dei preti, ” l’astensione dai rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, l’indissolubilità del matrimonio”. Come se queste ultime cose fossero una novità.
Ciò che invece mi interessa moltissimo è la nevrosi dell’ informazione italiana che ha innalzato questo personaggio, visibilmente privo di qualsiasi equilibrio, a filtro per capire il mondo islamico. I due maggiori quotidiani italiani, prima Repubblica e poi il Corriere della Sera, ne hanno fatto un personaggio e addirittura un direttore ad personam, lo hanno coperto di stipendi d’oro e soprattutto hanno lasciato che il personaggio raccontasse la favola che non esiste l’Islam moderato, che circa un miliardo di persone è potenzialmente oltre che fanaticamente dedito alla guerra santa. Insomma la favola di un Islam molto simile a Magdi Allam. Forse una simile visione delle cose era funzionale alle guerre di Bush, all’estrema destra israeliana e anche ai veleni della destra nostrana impastata di razzismo bottegaio, di orrore per il presunto meticciato culturale o di leggiadri fancazzismi fasciformi riguardo a una “conquista” musulmana dello stivale. Fatto sta che la definitiva conversione di Allam con la sceneggiata del battesimo, cresima e prima comunione ufficiate da Benedetto XVI nel 2008, coincide con la fine della sua carriera giornalistica e l’inizio di quella politica (è disgraziatamente parlamentare europeo, grazie all’ Udc) che lo vede bazzicare tutti i più ambigui gruppetti della destra nazionalista e razzista.
Evidentemente la fine della sua funzione di interprete dell’Islam presso i salotti buoni e i bar sport delll’ottusitalia è stata anche un sintomo dei cambiamenti che si annunciavano con Obama negli Usa, ma anche della marginalità assunta da questi temi con la crisi economica. Tuttavia questo non ci spiega come mai per parecchi anni un personaggio di questo tipo che avrebbe avuto problemi anche alla Gazzetta di Scaricalasino, è diventato l’onorato, strapagato e ascoltato interprete del mondo arabo e musulmano. Forse – secondo la terribile banalità delle cose – perché conosceva l’arabo e gli editori italiani non ritengono di dover spendere nemmeno un soldo per preparare qualche giovane redattore o collaboratore a studiare la lingua e la cultura di circa 600 milioni di persone o magari di assumerne di già “imparate”, ma prive di padrinaggi di vario tipo. Forse perché faceva comodo qualcuno che in qualche modo giustificasse i vari export di democrazia e import di petrolio. Forse perché faceva tanto chic fare i crociati in villa o fornire un alibi a chi aveva e ha problemi a confrontarsi con la diversità. Forse perché non è tanto importante fare informazione, ma opinione compiacente rispetto alla rete di potere di riferimento.
Dunque non è tanto interessante seguire le erratiche farneticazioni di Magdi Allam, quanto capire come sia accaduto che esse abbiano potuto fare opinione a questo livello. E soprattutto quanto di ciò che ci viene propinato in campo economico e politico non sia frutto di una qualche magdallata, magari assai più nostrana ed espressa in basic english.
A mio avviso, i programmi televisivi di anni fa erano generalmente migliori perché minori le ore di trasmissione. Ciò permetteva una maggior selezione. Oggi, invece, che trasmettono 24 ore al giorno, mica possono badar tanto per il sottile, così, ci mettono dentro di tutto e di tanto. Direi lo stesso per i giornali. Per questione economiche devono avere più pagine per metterci più pubblicità, e, naturalmente, le devono ben riempire. Ai tempi di Carosello, il demussulmanizzato_decristianizzato Magdi non se lo sarebbe filato nessuno.
“Io ti battezzo nel nome di Bush, di Huntington, Fallaci”.
Questo individuo è stato editorialista de La Repubblica e del Corser. Chissà quanti prezzolati opinion maker da riporto scodinzolano presso le redazioni di importanti gruppi editoriali il cui sport nazionale preferito ultimamente è – oltre a quello tradizionale di leccare il deretano ai soliti potenti – quello di selezionare post nel Blog di Grillo che sputtanano il titolare e, se il blogmaster li filtra, ci pensano da sé a costruirsi nick e fare i troll. Poi ci sono i cosiddetti anticomplottisti che danno del ‘gomblottista’ a chi osa insufflare qualche dubbio sulle verità ufficiali (tra le tante, l’11 Settembre fa acqua da tutte le parti con rapporti di Commissioni ufficiali USA che ne attestano l’inconsistenza, che Bildenberg non è un club per vecchi appassionati di cricket, che, scendendo giù per li rami, per esempio, De Benedetti è un evasore fiscale con residenza fuori dal Paese di cui possiede la tessera n.1 del maggior partito dello stesso, dopo che questa era stata rimandata al mittente da Prodi in un raro momento di lucidità del già Premier, della serie “grazie non fumo”). Tutti questi ‘anti-gomblottisti’ hanno, a detta loro, la lettera delle dimissioni pronta in un cassetto da decenni, nell’inverecondo caso che il De Benedetti suddetto dovesse corteggiare l’infausta idea di contendere l’agone politico (una leggenda metropolitana anche questa, sia mai…), come se in questi anni, oltre a distruggere il Gruppo Olivetti, il soggetto si sia dedicato a sferruzzare la calza.
Ma chi se ne frega.