Il Dsm 5, rinnovata bibbia della psichiatria american style, non lo riporta nell’elenco dei disturbi, ma tuttavia il Faziorenzismo è una malattia gravissima del paese Italia, una sindrome ad eziologia gattopardesca che si è rivelata in tutta la sua drammaticità da un anno a questa parte. Prima sembrava quasi uno stato di buona salute in confronto ai veleni del berlusconismo, un modo per far contro al nemico una barriera, però indebolitosi l’avversario, subentrato un nuovo invasore si è mostrata la valenza rituale e convenzionale di quell’essere contro.
Nel tempo di un soffio, come appunto accade nei disordini di personalità, c’è stato il brusco cambiamento di Fazio da paladino dei pupi ad inchino aggravato con accompagnamento di acquerelli di Liala Gramellini e strilli anatomici della Littizzetto. L’esasperata tensione verso la banalità in salsa professionale, la cura nell’evitare ogni contenuto, ogni intrallazzo con la verità, ha trovato ieri il suo acmé nella conversazione con Renzi, il nuovo commesso imbonitore che si pensa possa salvare il Pd, perché meno si ha da vendere, più importanza acquista il venditore. E che il sindaco di Firenze sia un berluschino fatto e finito, ha poca importanza dentro una prospettiva di pura “immagine”, dentro una natura completamente berlusconizzata della politica.
La sinergia tra l’uomo che non fa mai domande vere e quello che non dà mai risposte serie è stata straordinaria: in un Paese che sta affrontando la più grave crisi economica che mai lo abbia attraversato, dentro tensioni e mutazioni politiche che non si vedevano dal dopoguerra, alle prese con un’Europa matrigna e con un cambiamento radicale degli assetti mondiali, i due sono stati così abili da non affrontare nemmeno un problema, da evitare qualsiasi risposta che non fosse il baloccarsi con i problemi di schieramento che alla fine della fiera derivano in gran parte dalla nullità politica dei gruppi dirigenti, La grande novità di Renzi consiste nell’invito a rinunciare subito (per questa volta) ai 159 milioni di finanziamento pubblico dei partiti. Una mossa più che ovvia, scontata fino al midollo, ma appunto solo immagine messa a guardia dei veri costi della politica e della sua subalternità. Oltre naturalmente che alle ambizioni di Renzi stesso. Che pena.
Fossi stato Fazio gli avrei chiesto della poltrona da 2200 euro che è stato il primo atto significativo come sindaco di Firenze o dell’assunzione di 40 persone come suo staff personale per una spesa complessiva di 15 milioni di euro. E tutti amici, ex politici, ex autisti, ex lupetti, clientes utilizzati per le sue campagne nazionali. Gli avrei chiesto dei 20 milioni spesi da presidente della Provincia per cene sontuose, viaggi, associazioni amiche esistenti o di fatto inesistenti o aziende destinate a creargli l’immagine o festival della pimpa e dei picnic. Insomma, ecco l’uomo che grida alla rinuncia dei 159 milioni. Ma Fazio mente non chiedendo e Renzi mente non dicendo nulla sul Paese: la sindrome di questa Italia trasformista, opportunista e ormai usa anche a mentir tacendo, è lì davanti allo schermo. O sulle pagine dei giornali che ne rimbalzano l’eco come fosse una buona novella e non invece il sintomo di una malattia ormai degenerata.
Se Renzi è un anticasta, Nonna Papera vince il Nobel in Fisica delle particelle. Dallo stuoino Fazio, dove tutto il potere ufficiale può tranquillamente lisciarsi le suole, un berluschino ora visto come l’ultima speranza dell’establishment bancario-finanziario, nonché l’estrema ciambella di salvataggio di Berlusconi, che non ha caso ha benedetto il siuo avvento (una “socialdemocrazia normale” per il congiuntivita di Arcore è quella dove lui fa il Putin e Renzi fa il Medvedev, pensa che pacchia tutt’e due sul lettone in compagnia di ministre zoccole…). A parte l’opportunismo fuori tempo massimo sui 159 milioni sottratti alla voracità della casta, a parte la lama sguainata da infilare nella pancia o sulla schiena del malcapitato Bersani, che è stato “nominato” e neanche la cartapecora quirinalizia oramai lo potrà salvare dai lunghi coltelli (non solo renziani, prevedo scissione del pd). A parte queste bazzecole, senza far del “benaltrismo”, malattia infantile ma arteriosclerotica di troppo sinistrismo, i milioni di euro risparmiati per tener in vita artificialmente il cadevere della partitocrazia, sono ahimè una bazzecola rispetto ai 40 miliardi che dobbiamo versare per circa un ventennio onde onorare il Fiscal Compact, più una serie di oneri e scadenze aggravati dai tassi oscillanti, 700 miliardi (ma quasi nessuno sa l’effettiva entità) per mantenere in un anno la macchina statale, e altre spese occulte a cui persino i tecnici si sono arresi.
Per andare al cuore del problema: si sospendano opere inutili quali la Tav (con un importo circa della stessa entità si ricabla con la fibra ottica superveloce tre quarti d’Italia); si rispediscano al mittente quegli inutili F-35, che servono a far mangiare qualche Capo di Stato Maggiore della Difesa, da cui dovrebbero rientrare un po’ miliardi; per il reddito minimo garantito non è stato ancora quantificato il costo (c’è chi dice 4, c’è chi dice 40 miliardi). Naturalmente certi apprendisti stregoni tipo il liberista alle vongole alessandro de nicola, e altri corifei della solita èlite finanziaria, lo presentano come l’inferno di Dante. Ma un reddito di cittadinanza presenterebbe aspetti positivi che compenserebbero anche di molto gli aspetti negativi (più denaro in circolazione ad ossigenare l’economia domestica).
Infine si va a Bruxelles, poi a Francoforte e infine a Berlino a far quello che né Grecia, né Spagna hanno avuto le palle di fare: battere i pugni sul tavolo e minacciare di stravolgere l’area euro se non si rinegoziano i termini di tutti i patti e i trattati sottoscritti illeggittimamente soprattutto nell’ultimo anno solare (ricordiamo che chi ha sottoscritto quei trattati capestro non aveva alcuna delega popolare)!
Le perplessità in questo momento politico sono tante, stiamo a vedere cosa accade con occhi vigili e mente partecipe…un caro saluto
Renzi non può essere trattato alla stregua di uno dei tanti membri della Casta, perché:
i) la sua responsabilità è modesta o modestissima (presidente di provincia e sindaco, e con un record di gestione decente: in Italia, la Casta, 20 milioni, in cene, rimborsi e sprechi, li spende ogni mattina prima di colazione); ii) la sua strategia è di far implodere il consenso conservatore che sostiene Bersani, perché necessita del sostegno del partito per divenirne il leader; iii) non è ancora stato al governo o avuto grossi incarichi istituzionali, per cui va messo alla prova prima di decredibilizzarlo.
In questa fase, va considerato un alleato naturale (per quanto involontario) del M5S.
Guardiamo a Renzi come un elemento – non decisivo, ma importante – della strategia anti-Casta, e diamogli una chance.
L’ha ribloggato su profumo di donna.
Fossi in voi invece pubblicherei i link che riportino i dati reali di quanto scrivete, perché è molto facile fare i moralizzatori sparando cifre… Che pena.
Banalizzando alla stregua di chi scrive questi articoli, potrei anch’io dire che Grillo è un sottoprodotto del berlusconismo, avendo avuto come mentore il buon Ricci (sì, quello di striscia la notizia, esatto).
Che pena.
al fazioso Fazio conviene che le cose rimangano cosi..per quanto riguarda la proposta di Renzi di abolire il finanziamento ai partiti,beh ci sta,almeno fino a quando non riescono a vincere le prossime elezioni..dopo un colpo di spugna alla proposta e via..
Finalmente….
Uno dei più gravi crimini che ha perpetrato la politica italiana negli ultimi vent’anni è stato quello di rendere il Paese ignorante.
Renzi è il nuovo che sfrutta il vecchio, facendo leva appunto sull’ignoranza delle persone.
Per ignoranza intendo la perdita totale di volontà nel ricercare la vera informazione.
Tutto ciò è molto triste…
Grazie per questo articolo
parole sante.
Evviva! Qualcuno che canta fuori dal coro dicendo la verità.