Inspiegabilmente proprio alla vigilia delle elezioni a medio termine, alcune autorevoli (si fa per dire) testate dell’universo globalista come New York Times e Cnn hanno preso a sottolineare le gaffe, i vuoti e le affermazioni false di Joe Biden, quando in precedenza hanno sempre cercato di nascondere o di minimizzare lo stato mentale del personaggio.  Forse si vuole dare l’impressione in extremis di aver conservato un minimo di spirito critico oppure si avvicina una possibile uscita di scena di un presidente palesemente non in grado di svolgere i suoi compiti? E se così fosse si come si può evitare una presidenza Kamala Harris che non è in preda a demenza senile, ma è intellettualmente messa ancora peggio come le stesse testate sottolineano?. Di certo qualcosa sta succedendo anche se non so cosa e non so rispondere alle domande che mi sono fatto. .

Ma una cosa appare chiara, ossia l’inesistenza di una reale democrazia in America e di  conseguenza nelle sue colonie. Le stesse testate citate e naturalmente molte altre per non dire praticamente tutte,  per due anni e mezzo, a cominciare dalla stessa campagna delle primarie  hanno “coperto” le condizioni del candidato Biden e hanno nascosto la totale inconsistenza di Kamala Harris, vale a dire hanno consentito  che alla casa Bianca salissero personaggi che sarebbero stati necessariamente burattini in mano a un gruppo di estremisti del globalismo che hanno con sé buona parte dei servizi e degli apparati oltre – questo è sottinteso – una quantità illimitata di soldi. Gli interessi e gli obiettivi di un tale gruppo vanno molto al di là dei normali  interessi delle lobby come abbassare le tasse alle imprese, facilitare la circolazione dei capitali,  imporre imposte di favore per i dividenti azionari, procurarsi commesse pubbliche, pressioni per procurarsi appalti esteri  e via dicendo, Questi estremisti del globalismo hanno programmi ben diversi radicali che difficilmente potrebbero portare avanti con un vero presidente e una vera democrazia, credono invece – e lo scrivono – in una trasformazione di tipo autoritario e oligarchico della società. La battaglia per tale trasformazione è iniziata brillantemente creando in laboratorio un virus parainfluenzale, sfruttando una sua fuga accidentale dalle provette o diffondendolo scientemente, in ogni caso enfatizzando all’estremo una pandemia sostanzialmente non diversa da una stagione influenzale particolarmente impegnativa, e dando al sistema sanitario una tale occasione di guadagno ad ogni livello da conquistarne la complicità e il silenzio. Ma ora, a parte l’aumento di mortalità che colpisce i Paesi particolarmente ligi agli pseudo vaccini la visione del reset ha incontrato una forte opposizione da parte dei Paesi che non fanno parte del Washington consensus o che ne sono usciti sbattendo la porta. Hanno costretto la Russia a scendere in campo militarmente creando una situazione drammatica: non solo dal punto di vista umanitario, ma perché la Nato non può più evitare una palese sconfitta sia dal punto di vista militare che economico se non con una guerra nucleare generalizzata. E hanno completamente perso anche la Cina: l’espulsione del precedente leader di Hu Jintao dal congresso del partito comunista cinese, non aveva alcuna logica interna se non quella di far sapere che Pechino non vuole far parte di questa globalizzazione, ma di stare pensando ad un altro tipo di rapporto tra i popoli e le loro economie, ad altri centri di scambio e ad altre piazze finanziarie. L’80 per cento del mondo con grande sorpresa sta da questa parte.

Il gruppo di potere che ha creato tale pasticcio sa più come uscire, non ha un  piano B  e soprattutto anche i globalisti che non fanno parte di quest’area estremista si stanno rendendo contro del disastro cui stanno andando incontro. Ciò che tra le righe sta dicendo la “grande stampa” e i creatori delle notizie è che non è possibile pensare che un uomo  il quale non riesce a leggere una frase dal teleprompter senza sbagliare, che dà la mano ai fantasmi che invita i morti a parlare  e che non è nemmeno in grado di citare correttamente l’Ucraina, ovvero il Paese a cui ha regato 20 miliardi dollari e una quantità inimmaginabile di armi, abbia potuto firmare  oltre  100 ordini presidenziali ( di cui 19 nella prima settimana di carica) rendendosi davvero conto di quello che stava facendo. Joe Biden è proprio lungo la linea di frattura