Anna Lombroso per il Simplicissimus
Nel caso da semplici cittadini aveste la pretesa di inoltrare alla Corte Costituzionale la richiesta di pronunciamento in merito alla decisione del governo di rinunciare a un ruolo di mediazione nell’ambito di negoziati per la pace in Ucraina e di schierarsi ufficialmente con uno dei contendenti, fornendogli armi e agendo provocatoriamente con sanzioni e misure avventuriste per dichiarare ostilità all’altro, sappiate che le questione di legittimità costituzionale su un atto legislativo può essere sollevata attraverso un ricorso in via principale che può essere presentato solo dallo Stato contro leggi regionali o dalla Regione contro leggi statali o di altre Regioni, e quindi avreste ben poche speranze.
Un’altra ipotesi consiste nel ricorso in via incidentale, quando la questione sorge innanzi ad una autorità giurisdizionale nel corso di un procedimento giudiziario e può quindi essere sollevata da una delle parti o dal giudice dinanzi al quale pende il giudizio. Quindi a vedere che ci sono voluti due anni perché un qualche tribunale avviasse un percorso per stabilità la legittimità di provvedimenti che puzzano lontano un miglio di oltraggio alla Carta e ai nostri diritti di libera scelta, farete in tempo a marciare in divisa e a riparare dentro un bunker antiatomico a pagamento.
Ma se siete proprio determinati a intraprendere questa strada, è meglio che siate informati della decisione preventiva già agli atti e che dobbiamo al presidente della Corte, organo supremo i cui compiti sono appunto quelli di verificare la conformità alla Costituzione delle leggi, statali e regionali, e degli atti aventi forza di legge, punto sul quale gravano già dubbi e interrogativi sui condizionamento dell’Esecutivo in presenza di uno stato di eccezione caratterizzato da abusi, aggiramento del Parlamento e ricorso a strumenti normativi speciali.
Il professor Giuliano Amato, detto Dottor Sottile per le indubbie capacità speculative, maestro nell’argomentare con cavilli sofisticati che ha messo al servizio prima del Psi di Craxi in veste di commissario politico, poi suo braccio destro addetto all’opera ingegneristica di stesura delle leggi ad personam a garanzie dell’impero televisivo di Berlusconi, poi scelto da Scalfaro come Presidente del Consiglio di un esecutivo che in sette mesi perde sette ministri indagati, padre di una finanziaria a base di tasse e tagli con il condimento di un prelievo forzoso del 6 per mille sui conti correnti degli italiani, attuato a sorpresa in una notte buia e tempestosa, stavolta si è già pronunciato alla luce del sole.
“La fornitura di armi all’Ucraina? Non è in conflitto con la Costituzione, ha tenuto a dire nel corso della conferenza stampa in occasione della presentazione della relazione annuale sull’attività svolta nel 2021. E ha precisato che “il ripudio della guerra citato dalla Carta non è assoluto, ma consente la guerra difensiva”. Insomma, se all’Italia non fosse consentito per Costituzione di partecipare alla difesa di Paesi terzi aggrediti, come invece stabilisce l’articolo 78, sarebbero illegittimi sia l’articolo 5 del trattato Nato, sia l’articolo 42 del trattato dell’Unione, il quale dice che qualora uno Stato membro dell’Unione subisca aggressione sul suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestare aiuto con tutti i mezzi in loro possesso.
“Queste disposizioni, ha sottolineato, implicano un obbligo degli Stati membri, che un’interpretazione restrittiva della legge fondamentale dello Stato renderebbe illegittimo”, anche se non ha mancato di sottolineare, bontà sua, che l’Italia “non ha tenuto lo stesso comportamento rispetto ad altre guerre di aggressione”, osservazione sorprendente pensando che in oltre 70 anni le guerre di aggressione, le invasioni, sono state mosse sempre dalla stessa potenza con un ruolo ben identificabile di supporto o partecipazione diretta dell’Italia.
Il processo di rimozione della storia e della memoria ha avuto un’accelerazione al fine evidente di cancellare ogni traccia della consegna della nazione, della sua sovranità, della sua politica economica e sociale e di quella estera e della difesa a un soggetto estraneo e al suo principato oltreoceano, come appunto ha dichiarato con una certa innocenza il presidente della Corte, nel confermare la cessione dei poteri e dell’autodeterminazione dello Stato sanciti dalla Costituzione, subalterna e gregaria rispetto agli obblighi imposti dalla appartenenza alla Nato e all’Europa, che peraltro nemmeno quella possiede un apparato di Difesa comune e nemmeno aspira a una sua politica estera accontentandosi di reggere le code alle marsine della diplomazia statunitense
L’adesione alla Nato, “sofferta e lacerante”, si disse, segnò il destino e l’accettazione di una subalternità totale dell’Italia condannata ad abbracciare la dottrina Truman e i suoi dogmi, fondata sul containment, sul contrasto al comunismo e sulla risposta rapida alla minaccia avanzata sovietica, come condizione imprescindibile per essere ammessi al circolo dei grandi sia pure in ruolo segnato dalla sottomissione e dal ricatto.
Via via anche grazie al crollo dell’edificio di valori e principi che avevano caratterizzato la sinistra, la sottomissione è diventata sempre più disonorevole, se pensiamo che De Gasperi che aveva registrato la sua vittoria con un si all’adesione da parte della maggioranza parlamentare, alla prima occasione nella quale il padrone chiese l’obolo dovuto, la guerra di Corea, si limitò all’invio di una unità medica da campo sullo scenario del conflitto, a conferma che la trasformazione dei cittadini in consumatori, in clienti, infine in servi è compiuta grazie a un establishment di camerieri, portaborse e addetti all’arsenale e alle salmerie.
Sarebbe consigliabile per il presidente Amato e per tutti noi la lettura la sera degli atti dei lavori dell’Assemblea Costituente (si trova in edizione cartacea al prezzo di 175 euro, o è facilmente accessibile in rete), con l’attenzione dovuta alla seduta del 24 marzo 1947, quando il presidente Terracini presentò una stesura dell’allora articolo 4 rafforzata grazie agli emendamenti di un gruppo di parlamentari socialisti, comunisti ma anche cattolici: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di politica nazionale e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, esaltando la forza di quel “ripudia” al posto della più cauta rinuncia, vincendo l’opposizione degli ex fascisti perdonati e approdati in Parlamento grazie a squallide e opache trattative.
È che invece la rinuncia è diventata la cifra della consapevole abdicazione dei paesi europei prostituitisi in cambio della conservazione e trasmissione a una cerchia oligarchica di posti e rendite: basta pensare che nel corso dei lavori per dare forma a quello che sarà l’articolo 11, viene fatto riferimento alla Costituzione francese come esempio da imitare quando afferma che la nazione “non intraprenderà alcuna guerra e non adopererà la forza contro la libertà di un altro popolo”.
Quella scelta del ripudio secondo Bobbio ebbe un duplice valore assiologico o prescrittivo per condannare la guerra e per ribadire la vincolatività del divieto, ben diversa da un semplice programma o da una prescrizione di carattere morale. E dovrebbe far riflettere proprio in questi sul fatto che la decisione venne presa con fermezza ed energia per sconfessare le tesi portate avanti da Russo Perez in rappresentanza di un gruppetto di dichiarata origine fascista secondo le quali, proprio come fanno oggi gli interventisti più ottenebrati dal Washingtonpensiero, esisterebbero guerre giuste e guerre ingiuste, tesi giustamente contrastata da uomini che avevano condotto l’unica forma di lotta giusta, quella partigiana per la liberazione da uno straniero e da un regime e per realizzare una società libera, giusta e solidale.
Tutto questo è rimosso, da chi chiede di entrare in guerra e sacrificarsi per la difesa di valori che sono stati progressivamente demoliti per cancellare le democrazie e le Carte segnate da un eccesso di “socialismo” incompatibile con il progresso e la crescita, da chi ritiene che siano ineluttabile l’abiura e il tradimento.
Tutto questo in nome di una “sicurezza” che stabilisce confini e li annulla, sposta eserciti e popolazioni, affama i poveri e nutre i ricchi, cerca un nemico, crea il Bene e il Male, contro il quale manda a morire quelli che diventeranno le statistiche delle “perdite” o “degli effetti collaterali”, che siamo sempre noi.
Una cosa che mi ha sempre colpito, sulla minaccia di invasione sovietica dell’Europa occidentale , è il fatto che la NATO è stata fondata nel 1949, e cioè sei anni PRIMA del Patto di Varsavia (che è stato fondato, a sua volta, in risposta all’entrata della Repubblica federale tedesca nella NATO). Chi minacciava chi?
se non si é capito che col draghismo liberista si é tornati al fascismo e che quindi é necessario intraprendere linguaggi e azioni per ricacciarlo nelle riserve loro dedicate allora vuol dire che non si é capito con chi si ha a che fare…!!!
L’adesione alla Nato, “sofferta e lacerante”, si disse, segnò il destino e l’accettazione di una subalternità totale dell’Italia condannata ad abbracciare la dottrina Truman e i suoi dogmi, fondata sul containment, sul contrasto al comunismo e sulla risposta rapida alla minaccia avanzata sovietica, come condizione imprescindibile per essere ammessi al circolo dei grandi sia pure in ruolo segnato dalla sottomissione e dal ricatto.