Leggendo in giro mi sono accorto di un elemento che lega la totalità dell’informazione mainstream ovvero l’ignoranza totale di cosa sia l’Ucraina, che a sua volta rimanda a concezioni storiche più generali che è fin troppo generoso definire da scuole elementari: d’altronde l’ignoranza è come la droga dello stupro, permette di violentare la verità senza troppi rimorsi e di dimenticarsene la mattina dopo, così da potersi guardare allo specchio e trovarsi proprio fighi. Ma la orrida verità che ci stiamo suicidando per mantenere integro e sanamente nazista un paese che non c’è. Sì la cosa la cosa tragicamente divertente è che l’Ucraina non esiste, è solo un assemblaggio.

Un po’ di storia

La parola russa “ukraina” è una variante di “okraina” ed è correlata alla parola “krai” che significa orlo, bordo, margine, periferia, frontiera e in termini territoriali acquista spesso un carattere negativo che sembra sia stato dato dai Polacchi quando essi occupavano quelle terre fino al fiume Dnepr. Non esistevano per la verità nemmeno gli ucraini che generalmente venivano chiamati Ruteni, contrazione di Rutgeni, ossia gente di stirpe russa. La maggior parte dei Ruteni si trovava nella parte occidentale del Paese che era parte dell’impero asburgico, così che non può stupire il fatto che molti reggimenti ruteni, per un tale di circa 40 mila uomini abbiano combattuto sul fronte italiano durante la prima guerra mondiale, soprattutto dalla fine del 1917. Parecchi  di loro morirono nella battaglia del Piave nel 1918 nel tentativo di traversare il fiume. Chiedo perdono per questa piccola deviazione storica, ma il fatto è che l’Ucraina è nata solo dopo la rivoluzione di ottobre quando fu proclamata una Repubblica socialista sovietica ucraina, al posto di cinque province russe Ekaterinoslavskaya, Poltavskaya, Tavricheskaya, Chernigovskaya e Kharkovskaya. Le cartine storiche che circolano come anche quella che apre il posto sono in un certo senso un falso perché sembrano descrivere un progressivo aumento del Paese nelle fasi storiche, mente in realtà si tratta di eventi che riguardano l’impero russo, salvo gli assemblaggi dell’ultimo secolo.

Vari termini sono stati applicati a raggruppamenti di questi territori, come Novorossia, terre che la Russia conquistò nella seconda metà del XVIII secolo a seguito delle guerre con l’Impero Ottomano e Malorossia, o “Piccola Russia” come designazione per terre cristiane ortodosse che sono passate più volte di mano tra Russia e Polonia nel corso dei secoli. Dopo la conclusione della seconda guerra mondiale, Stalin aggiunse alla Repubblica socialista ucraina l’area più a ovest, quella amministrata un tempo da Vienna e abitata da rumeni, ungheresi, tedeschi, russi, zingari, polacchi e altre piccole minoranze slave. E’ in quest’area che covava sin dalla fine dell’ottocento  il nazionalismo ucraino  ed è stato dai dialetti  parlati in tale territorio  che è stata sintetizzata artificialmente la lingua ufficiale ucraina che ora è diventata ufficiale e obbligatoria, mentre la lingua parlata di base è il russo. Proprio questa artificialità della costruzione ha consentito sia una facile riuscita del golpe di Maidan, sia la successiva disgregazione: la prima ad andarsene è stata la Crimea, che ha fatto parte della Russia per la maggior parte degli ultimi 240 anni. È stata per breve tempo una regione autonoma all’interno dello stato ucraino, ma il suo parlamento ha votato per la secessione subito dopo il colpo di stato  di Kiev. Il Donbass, un’area russa aggiunta da Lenin, era deciso all’uscita e infatti ha proclamato la propria indipendenza. Per un po’ è sembrato che anche le regioni di Kharkov e Odessa si sarebbero separate, ma il loro separatismo è stato fermato  attraverso l’applicazione del terrorismo di stato. E ora, a più di un mese dall’inizio dell’operazione militare russa, rimane solo il 60% del territorio ucraino, sul resto sventolano bandiere russe: la tendenza storica complessiva è quindi inequivocabile, il residuo territoriale della Repubblica socialista sovietica ucraina sta scomparendo semplicemente perché il territorio è prevalentemente russo per cultura, storia, religione e lingua.

Anche dal punto di vista politico l’Ucraina non esiste: se non si è così ingenui o disonesti da credere alle patetiche comparsate di Zelensky è del tutto evidente che il territorio è  è controllato dall’ambasciata degli Stati Uniti e sulla base dei dati di telerilevamento e dei rapporti sul campo le sue forze armate sono controllate direttamente dal Pentagono. Dal momento che Ze ha bandito tutti i partiti politici diversi dal suo, è uno stato a partito unico, sebbene nelle condizioni attuali sia più vicino a uno stato senza partito e a un partito senza stato. Si tratta insomma in una sorta di esistenza quantistica per cui nello stesso tempo l’Ucraina non ha alcuna sovranità, ma richiede armi per difendere la sovranità. Alla fine è solo un nome in codice per giustificare le sanzioni che porteranno alla rovina economica  l’Europa con il suo stesso entusiastico consenso.

Questo è ciò di cui non si tiene conto quando si parla dell’invasione russa e della strategia che sembra incomprensibile agli occidentali: lo è solo perché si crede che esista una nazione ben distinta dalla Russia, mentre la stragrande maggioranza degli abitanti, anche al di fuori dei territori secessionisti, è fondamentalmente  russa anche se ultimi otto anni sono stati costretti a parlare ucraino (una lingua straniera per la maggior parte di loro) e a giurare fedeltà a un regime che ha abbracciato bandiere, insegne e ideologia naziste. Sono stati costretti a rinnegare la loro eredità russa che risale a mille anni fa (Kiev fu per breve tempo la capitale della Russia verso la fine del IX secolo) e a trattare la Russia come un nemico (pur continuando a commerciare con essa per ogni sorta di beni essenziali e a ricevere aiuti economici da milioni di ucraini che lavorano in Russia). Coloro che hanno tentato di andare contro questi ordini sono stati oggetto di torture e di morte, anche se tutti questi crimini sono stati scrupolosamente documentati ei loro autori saranno assicurati alla giustizia in un tribunale per crimini di guerra. E allora si vedrà chiaramente chi sono stati i veri autori di questa guerra e i veri assassini che si nascondono dietro alate parole e sontuose scrivanie. Ma per concludere il ragionamento,  è ovvio che i russi non abbiano intenzione di creare dei carnai pur di fare in fretta: è la loro stessa gente.

Nazisti 

A questo punto sembra lecito, anzi necessario chiedersi da dove provenga il nazismo ucraino e come mai sia riuscito a sopravvivere così a lungo. La risposta non è facile, ma la radice è stato il nazionalismo è nato nei circoli dell’antimperialismo russo. Il fermento politico negli ultimi anno dello zarismo diede la stura ad ogni tipo di visione, per cui quando l’impero crollò ci fu un’ondata di fascismo che travolse le terre imperiali di nuova indipendenza: la Finlandia, i Paesi baltici, la Polonia e una parte di quella che poi sarebbe diventata la repubblica socialista ucraina ebbero una stagione fascista  la loro passione con il fascismo, e qui il nascente nazionalismo ucraino trovò la sua prima applicazione. Quell’episodio non durò a lungo perché a differenza della Polonia e della Finlandia fu rapidamente sostituito dal comunismo. Poi, durante l’occupazione tedesca certi umori della parte occidentale si risvegliarono, si incarnarono in collaborazionisti che commisero orrendi crimini di guerra come ad esempio l’uccisione di 800 mila tra ebrei, zingari, polacchi: eppure quei manici genocidi come Bandera e  Shukhevich  sono oggi nel pantheon dell’attuale regime di Kiev:  Dopo la guerra la maggior parte di questi collaboratori nazisti fu identificata:  alcuni furono impiccati, altri spediti al Gulag. Ma dopo la morte di Stalin arrivò Nikita Khrushchev, che riabilitò questi criminali di guerra e permise loro di reintegrarsi nella società.   Un altro flusso di nazismo ucraino è stato creato dagli Stati Uniti e dal Canada, che hanno accettato criminali di guerra e rifugiati e li hanno nutriti come una sorta di forza di opposizione antisovietica.

La guerra

L’esercito ucraino inizialmente prevedeva di attaccare il Donbass con tutte le forze che aveva, causando centinaia di migliaia di vittime civili, e di organizzare provocazioni sul territorio russo per costringere i russi a intervenire, impantanandoli nei combattimenti di strada a Donetsk. I russi erano ben consapevoli di questo piano e lo hanno contrastato anticipando l’assalto nazista. La forza russa, piuttosto piccola, forse solo 1/4 di 1/5 di quella ucraina, ha praticamente disarmato gran parte dell’esercito, distruggendo metodicamente difese aeree, carri armati, scorte di armi, sistemi di artiglieria, centri di comando, carburante depositi, raffinerie, centri di addestramento mercenari e persino un bunker a prova di bomba nucleare vaporizzato con un un missile ipersonico lanciato da una piccola nave a mille chilometri di distanza. Una dimostrazione di forza volutamente data per raffreddare i bollenti spiriti di quelli che le hanno prese persino dagli Afgani armati di Kalaschikov vecchi di trent’anni. Le restanti forze militari ucraine sono state circondate  in tre piccole sacche, tutte a est, dove vengono metodicamente demolite. La missione è stata complicata dalla tattica di usare i civili come scudi umani, rallentando i progressi e aumentando il numero di vittime civili e ci sono indicazioni che le restanti forze ucraine siano comandate a distanza dal Pentagono attraverso nazisti incorporati in ogni parte della struttura militare per combattere fino all’ultimo ucraino. Il fatto che l’accanita resistenza dimostri una sostanziale attaccamento all’Ucraina è in realtà un inganno prospettico: le milizie della Repubblica di Salò erano una minima parte della popolazione italiana che in realtà non vedeva l’ora che la guerra finisse. Sulla base di ciò che dicono quelli che sono riusciti ad arrendersi le truppe  sono demoralizzate, vedono il loro sacrificio  come inutile, ma gli viene impedito di arrendersi da un regno del terrore nazista che prevale all’interno dell’esercito e che annega in un mare di droga. Sembra che la distribuzione di metadone, gentilmente offerto dallo zio Sam, sia qualcosa di quotidiano e di essenziale a questa resistenza.  

In queste condizioni continueremo a vedere sempre più operazioni di falsa bandiera come quella di Bucha, o il missile sulla stazione Kramatorsk perché a questo punto il cadavere dell’Ucraina serve agli Usa solo per dividere l’Europa dalla Russia e  dunque per illudersi di poter continuare ad essere l’Egemone assoluto. Ma la guerra per ciò che riguarda l’Ucraina è ormai persa, cosa che tuttavia il cittadino occidentale ha difficoltà a capire essendo circondato da una menzogna globale e a nessuno interessa davvero il suo cadavere