Anna Lombroso per il Simplicissimus
«Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi», recita così l’addio di Cesare Pavese vergato con l’inchiostro violetto sul retro di una scheda di prestito bibliotecario.
È probabile che lo stesso pensiero abbia attraversato la mente di Giuseppe De Donno, il medico balzato agli onori della cronaca, come ricordano oggi i giornali, quando con i colleghi dell’ospedale Carlo Poma di Mantova aveva profuso impegno personale e energie nella cura del Covid per mezzo del plasma iperimmune, cura che nel corso del tempo era stata denigrata, ridicolizzata e infine abbandonata, a fronte, si disse, di ritrovati, ricerche e studi internazionali, ma soprattutto per via dell’incompatibilità della ricerca e applicazione di protocolli terapeutici con la decisione unanime dei decisori e della maggioranza vociante della comunità scientifica.
Si racconta a posteriori della sua amarezza per gli ostacoli, vissuti come un tradimento, che avevano interrotto la sua sperimentazione, della decisione di lasciare il posto di primario pneumologo all’Ospedale di Mantova, preferendo l’esercizio della medicina di base a Porto Mantovano, dove abitava e dove era apprezzato dalle centinaia di pazienti che aveva guarito.
Come sempre accade un suicidio apre la via a mille interrogativi, mille dubbi, molti rimpianti e qualche rimorso, si sprecano le interpretazioni del gesto “insano” oggi ancora più incomprensibile o inspiegabile, per via dell’egemonia culturale e morale dell’ideologia pandemica che predica l’inviolabilità del tabù della morte e il primato della sopravvivenza a qualsiasi condizione e a qualunque costo.
Se andate a digitare suicidio su Google avrete la rivelazione di un voce di Wikipedia che in un cospicuo numero di pagine elenca le celebrità letterarie e artistiche, i filosofi e i pensatori che ad un certo momento della loro vita non hanno sopportato più il passato, il presente o il futuro con lo stesso dolore e la stessa sofferenza che accomuna chi si guarda indietro come l’angelo della storia e comprende, incompreso, – come Primo Levi – che gli altri non vogliono conoscere né sentire l’indicibile; chi si guarda intorno nella contemporaneità e altrettanto incompreso, come succede a profeti e visionari (Benjamin, Bettelheim, Stefan Zweig) sceglie la solitudine estrema e la definitiva estraneità da una realtà avvelenata e disumana e chi (Monicelli, Deleuze)non si perdona di aver contribuito a un futuro ancora più minaccioso dell’oggi, nel quale sarà inevitabile essere sottoposti a umiliazioni, oltraggi della dignità, della giustizia, della libertà e della ragione.
Tra i tanti nomi non poteva non venirmi in mente a proposito del suicidio di De Donno, quello di un altro medico, ricercatore e anatomopatologo, Giuseppe Jona, figura leggendaria della mia città, Venezia, al vertice per anni del prestigioso Ateneo Veneto, esponente di spicco della ricca borghesia cittadina e generoso filantropo, che ricopriva la carica di presidente della Comunità ebraica veneziana negli anni bui tra il 1940 e il 1943. Laico e positivista dedica la sua esistenza alla professione e alla formazione dei giovani allievi della “Scuola Pratica di Medicina e Chirurgia” fondata nel 1863 all’Ospedale Civile con l’intento di addestrarli a tradurre nella pratica le nozioni apprese.
Fino a pochi anni prima stimato, apprezzato, ammirato, e probabilmente invidiato, oggetto di culto per via della sua fama di “dottore dei poveri”, insignito della menzione di “patriota entusiasta di fede incrollabile” per la sua abnegazione e il suo coraggio durante la Grande Guerra in qualità di maggiore-medico ausiliario, aveva conosciuto la discriminazione e l’ostracismo imposti dalle leggi razziali, costretto ad abbandonare i suoi incarichi professionali, andando prematuramente in pensione, destituito dalla libera docenza, radiato dalle istituzioni culturali alla cui autorevolezza aveva contribuito, isolato, marginale e mal sopportato dalla coscienza codarda dei colleghi interessatamente concordi con i principi del Manifesto della Razza, che assistono senza intervenire quando nel 1940 viene infine depennato dall’Albo dei Medici come gli altri suoi correligionari.
Preclare virtù sociali e patrie, meriti e qualità di scienziato e di individuo, tutto era stato spazzato via da quell’atto del 5 settembre 1938, in virtù del quale un uomo dabbene, un medico scrupoloso, uno scienziato illuminato diventava d’improvviso un nemico, un pericolo per la società, il suo sapere veniva catalogato come scienza degenerata perché si prestava a stabilire differenze, superiorità e inferiorità antropologiche, genetiche e razziali tra persona e persona.
Il professor Jona è sempre più solo e a quell’isolamento si aggiunge un tremendo peso: nel 1940, ancorché non sia praticante, accetta l’incarico di mettersi a capo della comunità israelitica ed è in questa veste che le autorità tedesche il 14 settembre del ‘43 pretendono da lui, in luogo del rabbino Ottolenghi anziano e quasi cieco, che consegni la lista aggiornata degli ebrei veneziani. Jona prende tempo, redige il suo testamento lasciando i beni rimastigli ad opere sociali e caritatevoli, a un fondo per premiare lo spirito di servizio di infermieri e medici meritevoli, destina la sua preziosa biblioteca all’Ospedale, distrugge tutti i documenti documento che potrebbero rivelare l’identità e il domicilio dei correligionari e infine la notte tra il 15 e il 16 settembre si toglie la vita.
La notizia del suicidio corre di bocca in bocca, ma la conferma ufficiale si avrà solo il giorno dopo: erano stati tedeschi e fascisti a esigere che non trapelasse nulla che potesse mettere in allarme gli ebrei sui propositi di dar luogo a una immediata “soluzione finale” cittadina. Ma il gesto del “dotor dei poareti” come mi è stato raccontato in famiglia, ebbe il merito di svegliare quelli che ritenevano impossibile la banalità del male, condotto e esercitato anche in via amministrativa e burocratica, spulciando i nomi da un elenco e nel rispetto di una legge dello stato. Qualcuno, molti si salvarono, ma 246 veneziani finirono nei lager insieme al loro vecchio rabbino.
Dopo la liberazione la sua figura venne celebrata e il suo martirio ricordato anche, c’è da giurarci, da luminari firmatari del manifesto e degli appelli in difesa della razza, della scienza ariana e degli interessi accademici. Resta la lapide posta sul padiglione che gli è stato intitolato nell’Ospedale Civile di Venezia, oggetto di tagli e restrizioni che fanno sospettare la volontà di chiuderlo, e che ricorda che il suo atto volesse affermare i “Diritti insopprimibili dell’umana coscienza, in quei tempi triste di violenze e di arbitrio”.
De Donno: “a Porta a Porta’ sono stato catapultato fuori dalla trasmissione”
Il dr. Giuseppe De Donno spiega come il mainstream, sotto indicazione della politica, voleva silenziare la sua cura per il Covid con il plasma convalescente: “Avremmo salvato molte più vite e non è stato possibile. Ho dovuto prostituirmi alle televisioni affinche i cittadini sapessero. A Porta a Porta’ sono stato catapultato fuori dalla trasmissione senza neanche un saluto, cosa che non si fa neppure con il peggiore degli ospiti”
Riferimento:
https://www.imolaoggi.it/2021/07/29/de-donno-a-porta-a-porta/
Commento
I media mainstream sono i lacchè delle oligarchie dominanti, Big Pharma compresa, e quindi hanno contribuito vergognosamente a disintegrare questa la potente arma a doppio taglio del grande uomo e medico che fu il Dott. Giusepppe De Donno, Bruno Vespa conferma ancora di essere uno dei peggiori lacchè in circolazione, che alla seconda, terza dose di questa terapia genica sperimentale al posto di somministrargli quella placebo, che gli venga somministrata quella vera e che gli venga una grave trombosi tale per cui rimanga seriamente handicappato per il resto della sua vita oppure ancora meglio se crepa subito dopo, gentaglia del genere merita solo questo come minimo!!
Un martire. Direttamente o indirettamente vittima di attuale nazifasciocomunismo attuale…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
A titolo di reminder e per onorare come si deve la memoria del grandissimo uomo che fu il Dott. Giuseppe De Donno.
“Un uomo e un medico”
di Augusto Sinagra , 28 Luglio 2021
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/un-uomo-e-un-medico
D segnalare con il pennarello rosso il seguente passaggio dell’articolo:
Il Dottor Giuseppe De Donno in una sua intervista a “La Verità” del 15 giugno 2020, disse che “Le cure autoimmuni sono efficaci, portano a guarigione e costano poco. Non fanno miliardari. Io poi sono un medico di campagna e non sono azionista di Big Pharma”
Commento.
Ci sarebbe anche da dire che le cure autoimmuni oltre a essere efficaci, portare a guarigione, costare poco, non permettono anche la distribuzione di ingenti mazzette a destra e a manca, in pratica, bloccavano anche tutto l’indotto altamente illegale, insomma, rappresentavano una potente arma a doppio taglio per giunta ben poco costosa per porre fine a questa truffa sanitaria su scala globale, se i media mainstream avessero avuto un minimo di schiena dritta questa sua potente arma a doppio taglio avrebbe avuto buone probabilità di successo ma i media mainstream sono i lacchè delle oligarchie dominanti, Big Pharma compresa, e quindi hanno contribuito vergognosamente a disintegrare questa sua potente arma a doppio taglio.
Cordiali saluti.
Fabrice
“La procura di Mantova apre un’inchiesta su De Donno
Per valutare responsabilità di terzi, sequestrati pc e telefoni”
(ANSA) – MANTOVA, 28 LUGLIO 2021 – La procura di Mantova ha deciso di procedere con ulteriori indagini, aprendo formalmente un’inchiesta sulla morte di Giuseppe De Donno, l’ex primario di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma e padre del terapia anti covid con il plasma iperimmune. De Donno si sarebbe suicidato impiccandosi ed è stato trovato ieri dai familiari nella sua casa di Eremo di Curtatone, ma la procura vuole capire se nel suicidio possano esserci responsabilità di terzi.
Ieri sera i carabinieri e il magistrato hanno sentito i familiari, la moglie e i due figli, mentre sono stati posti sotto sequestro i cellulari e il computer del medico.
Riferimento:
https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2021/07/28/la-procura-di-mantova-apre-uninchiesta-su-de-donno_a8229ffc-d553-458a-b28d-3fd09e723f25.html
Commento.
Il Dott. Giuseppe De Donno viene trovato morto impiccato senza nessun biglietto d’addio, TV e giornaloni subito all’unisono fanno titoli sul suo certo suicidio, mentre è più che evidente che ai familiari, alla moglie e ai due figli più di qualcosa non torna e infatti la procura di Mantova ha subito aperto un’inchiesta sulla morte di De Donno per valutare responsabilità di terzi e sequestra pc e telefoni di sua pertinenza, da notare anche che il suicidio di De Donno era stato preannunciato qualche tempo fa nel senso che tre mesi fa era stata diffusa una notizia falsa inerente al suicidio di De Donno.
Istigazione al suicidio da parte di qualche sanitario , politicante o pennivendolo ??
https://comedonchisciotte.org/io-accuso/
Siamo tutti increduli, e penso che quelli che sono quasi contenti, dovrebbero trovarsi in una situazione dove non trovano alcun rimedio al loro disagio patologico di vivere. E’ solo carenza di umanità.
Gentile Anna, le riporto un commento sul suo articolo, apparso su Infosannio, di un suo ammiratore, perché molto esplicito di certa pelosa intellighentia filantropica che va per la maggiore nell’ambientino attuale, erede della fu sinistra italiana:
“Cara Anna, lo so che e’ brutto sentirlo dire a questa maniera, ma non sara’ mica che per una volta la vergogna di fronte al proprio narcisismo ha davvero fatto il suo buon effetto?”.
Come lei possa avere ancora degli estimatori tra questi mamuthones, resta per me un mistero…
A titolo di reminder e per onorare come si deve la memoria del grandissimo uomo che fu il Dott. Giuseppe De Donno.
PLASMA “DE DONNO”: AFFARE TRA BIG PHARMA COI DEM MARCUCCI E GATES. Tramite azienda israeliana.
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio per Gospanews, 21 maggio 2020
La notizia è ancora più clamorosa e sconcertante di quanto potesse sembrare. La terapia col sangue immune per curare i malati di Covid-19 non solo finirà nelle mani della Kedrion, industria farmaceutica di famiglia del capogruppo in Senato del Partito Democratico Andrea Marcucci, come già anticipato da vari media, ma entrerà nell’orbita oscura e magmatica di una delle tante big pharma controllate da Bill Gates.
In mezzo al business, infatti ci sarà anche un’azienda israeliana quotata in borsa a Tel Aviv ma appartenente al colosso nordamericano Zacks Biomedical Industry che è proprietario pure di Moderna, finanziata dal fondatore di Microsoft attraverso il CEPI (dettagli sotto), ed ora in pole position nella corsa al vaccino.
Proseguimento:
https://www.gospanews.net/2020/05/21/plasma-anti-sars-tolto-a-de-donno-furente-per-profitto-della-big-pharma-vicina-al-pd-sponsor-dei-vaccini-gsk/amp/
Breve commento.
Una sorta di Enrico Mattei in campo sanitario fatto fuori per giganteschi interessi stranieri con la complicità di traditori italiani.
Che giustiziia sia fatta in suo onore, prima o poi avverrà, solo questione di tempo.
Cordiali saluti.
Fabrice