Anna Lombroso per il Simplicissimus
Qualche giorno fa è arrivata sul mio cellulare un’offerta imperdibile: il regalo perfetto per i più piccoli, lo smartphone per bambini sicuro e innovativo con tanto di tot GB Internet, minuti, Sms e giochi. Certe notizie sono maledette, collocano anche i meno attempati su una panchina dei giardinetti, a commentare i lavori stradali o i giocatori di bocce: l’è longa, l’è curta e tutti a dire “ai nostri tempi …”, ma “quando ero piccolo io…”.
Perché si sa che le banalità sono perlopiù verità accertate. Ed è sicuro che l’accondiscendenza a capricci infantili in dinastie reali o in famiglie normali si declina e manifesta per molti motivi, sempre gli stessi: sensi di colpa, desiderio di consenso, riscatto per privazioni subite o determinazione a risparmiare i propri figli da quelle, nuove e recenti, che si stanno sopportando, vissute come una vergogna; sottomissione a valori e ideali imperniati sulla competitività, sulla rivalità e sulla emulazione. E che in una società che ha visto via via ridurre la gamma dei diritti, l’unico che viene concesso con liberalità è quello a “consumare”, a spendere, anche quando non ci sono più i mezzi, anzi, meglio ancora, in modo che da produttori e consumatori si diventi debitori, esposti e soggetti a ricatti e intimidazioni.
Così sono cambiate anche le forme e le destinazioni dei “sacrifici”, secondo gerarchie e gamme che vanno dall’Erasmus, alle gite scolastiche, dai master ormai diventati irrinunciabili parcheggi dove far sostare laureati semianalfabeti fino ai 40 anni, agli investimenti familiari finalizzati a avviare imprese fallite all’origine e start up visionarie: case vacanze, B&B, bettole per l’apericena e fantasiose aziende “informatiche”, ma anche carriere artistiche e creative tra regia e ristorazione, per avviare i rampolli a carriere prestigiose di manager della pizza al taglio, coordinatori di accoglienza e -perché no? piloti di droni (dei quali abbiamo sorriso, amaramente, qui: https://ilsimplicissimus2.com/2016/04/26/piloti-di-droni/)
Ed è mutata anche la socialità trasversalmente alle generazioni e nelle grandi come nelle piccole città, dove giocare a campana o perdersi per i campi in bicicletta, ma pure il Lego o le automobiline, il microscopio del piccolo biologo o le collezioni di francobolli e figurine nei giorni piovosi sono passatempi arcaici, oggetto di vendite all’incanto su Ebay, le ricerche e i compiti si svolgono nelle geografie di internet e si scambiano su Waths App. Lo smartphone dunque è vitale, necessario, per la prole ma ancora più per i genitori determinati a esercitare controllo e sorveglianza, dal più lontano possibile, in una festosa dimissione di responsabilità e oneri fastidiosi, che potrebbero insidiare rapporti che si preferisce siano improntati a amicizia e complicità, tanto che anche la scuola cerca di esserne esonerata con una ministra che magnanimamente comprende a suo dire le ragioni dei ragazzi sdoganando il cellulare in classe (e meglio quello più innovativo così di perpetua ancora un po’ di disuguaglianza di ceto) o insignendo nonni perlopiù in attesa di pensione, del delicato incarico di accompagnatori.
Ma d’altra parte come recriminare sul telefonino multifunzioni? La traduzione di smartphone dovrebbe essere telefono intelligente, a conferma che si tratta di una qualità delegata ai prodotti tecnologici e che tutto deve essere smart in questa nostra contemporaneità: a cominciare dal Parco Archeologico di Pompei che si starebbe imponendo come “primo Smart Archaeological Park in Italia e al mondo, un modello tecnologico integrato che consente di gestire e controllare la sicurezza delle persone e dei monumenti in condizioni normali e in condizioni di emergenza”, al posto di una razionale attività di manutenzione e sorveglianza, lo Stivale, diventato Very Bello, i grandi eventi pronubi di malaffare fashion, le nuove professioni, vedi sopra, per non parlare dei leader, il più innovativo dei quali ci ha abituati a vederlo sempre col cellulare in mano come una appendice irrinunciabile, perso nelle chat, anche quando si presenta alle Camere riunite o ai funerali, che ha instaurato la sostituzione della comunicazione istituzionale con tweet e sms, e che ha impiegato il cellulare anche per dirimere penose vicende familiari col su’ babbo.
Però volenti o nolenti, si tratta di una prerogativa o di una schiavitù che deve essere di esclusivo monopolio della nostra civiltà superiore. Se una delle accuse più frequenti che vengono rivolte agli immigrati che ci ruberebbero lavoro e case e ai buonisti che li foraggiano con mancette sontuose anche sotto forma di abbonamenti è quella del possesso sfrontato, in forma di usurpazione, del telefonino, nemmeno fosse un diritto acquisito insieme alla rincorsa ai nostri stili di vita. E perfino ai nostri sentimenti, anche quelli superiori?
Come se ansia genitoriale, apprensione materna e paterna, dovessero essere godimento riservato dei cuori dell’emisfero settentrionale, estranei ai babbi e alle mamme o ai fratelli maggiori o ai nonni delle 26 ragazze arrivate morte sulle nostre coste, dei minori ( lo stesso barcone ne ha scaricati 52, 21 dei quali ha meno di 9 anni) affidati al mare che pare meglio della vita grama in patria, dei giovanotti colpevoli di volere un’esistenza dignitosa senza fame e guerra,
Come se le loro vite nude e disperate non avessero diritto a questo strano cordone ombelicale, alla gioia di sentire voci amate, a ricordare con chi è lontano risate e scherzi, a dividere lacrime e nostalgia, almeno quanto i figli con i quali vi date appuntamento fuori scuola alle prime perniciose gocce di pioggia autunnale, dei quali ricevete le reprimende per gli inappropriati rimproveri degli insegnanti e cui spedite soluzioni di problemi o svolgimenti di temi, perché si sa solo i nostri figli so’ piezzi e’ core.
“E che in una società che ha visto via via ridurre la gamma dei diritti, l’unico che viene concesso con liberalità è quello a “consumare”, a spendere, anche quando non ci sono più i mezzi, anzi, meglio ancora, in modo che da produttori e consumatori si diventi debitori, esposti e soggetti a ricatti e intimidazioni.”
Nasci ,produci, consuma ( anche a debito…) crepa, (non prima di aver estinto tutti i tuo debiti eventuali…).