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Ultime immagini della Cina di mercato in possesso del Parlamento di Strasburgo

Rivolgo al Pontefice  una supplica perché istituisca un nuovo culto, quello di Nostra Signora dei Cretini e metta il parlamentino lobbistico di Strasburgo, niente più che un costoso gadget in simil democrazia, sotto la sua santa protezione. E’ necessario perché se non sapessimo che questa ineffabile assemblea agisce sotto schiaffo e mancia dei più svariati gruppi di potere, potrebbe parere che si tratti di un’istituzione assistenziale rivolta alla tutela di deboli di mente. Che dire infatti della risoluzione votata ieri con la quale, sotto suggerimento di Aegis europe, lobby conglomerata di vari settori manifatturieri, in primis quello dell’acciaio, il parlamento – si fa per dire – ha votato un documento i cui punti principali erano già indicati per filo e per segno sul sito dell’Aegis stessa  e nel quale si dice si dice che la Cina non è un’economia di mercato e per giunta vende sotto costo. Dunque si invita la commissione europea a non concedere a Pechino lo status già riconosciuto in passato e se proprio lo deve fare, metta qualche ostacolo.

Ora che gli ufficiali pagatori di alcuni potentati facciano i loro interessi è un conto, che un’assemblea politica sottoscriva le loro sciocchezze, è un’altro e testimonia ancora una volta della sua totale subalternità al potere economico. Dopo aver delocalizzato a più non posso nel celeste impero e zone circostanti, dopo averci spiegato per anni che dobbiamo sacrificare, retribuzioni, diritti e speranze perché non siamo più competitivi, ora costoro dicono sdegnati che in Cina si produce sotto costo (ma rispetto a che cosa?) e che non è un’economia di mercato, ovvero dicono che quando il mercato dà loro torto allora non vale più.  Il che in termini pratici significa che vogliono mantenere intatti i profitti senza distribuire nemmeno un centesimo. Povero occidente, ridotto alla stupidità, costretto a sacrificare al mercato ogni cosa quando conviene ai ricchi e a mettere in piedi farse geo commerciali quando essi lo impongono. Possibile che al Parlamento di Strasburgo non si accorgono che negare alla Cina lo status di economia di mercato, significa dire che l’economia più dinamica e gigantesca del mondo, la quale ha qualcosa a che vedere persino – facciamoci il segno della croce – con il comunismo è molto più efficiente della nostra? Possibile che giochino su assurde e ridicole accuse di dumping come faceva  quarant’anni fa nei confronti dell’industria giapponese dell’auto l’ineffabile avvocato Agnelli generoso di parole davanti a una stampa inginocchiata, ma avaro di investimenti per fare prodotti migliori e incurante del fatto che i salari giapponesi erano persino più alti di quelli italiani?  Il risultato di questi atteggiamenti è che oggi persino la Corea produce cinque volte più auto dell’Italia con salari corrispondenti nel settore a circa 70 mila euro l’anno.

Decisamente ci vuole un’augusta  patrona che sorvegli gli imbecilli , i mentitori e i corrotti perché la votazione la quale oggettivamente si situa sulla strada del Ttip e lo strangolamento del continente, è avvenuto proprio nel giorno in cui l’economia cinese ha fatto registrare una vittoria di civiltà sull’economia di mercato. Le autorità di Pechino hanno infatti imposto al motore di ricerca Baidu, il google d’oriente, di ridurre a meno del 30 per cento le pubblicità in ogni pagina e di eliminare completamente gli spot a pagamento relativi alla salute. La decisione è venuta dopo la morte per cancro di uno studente che si era fidato di cure alternative pubblicizzate in rete. Il taycoon di Baidu, Robin Li, prossimo acquirente del Milan, non ha  fatto storie, pagherà tutto il dovuto per quel decesso e ha istituito un fondo di 750 milioni di euro per compensare gli utenti ingannati dalle pubblicità a pagamento. Da noi tutto questo è semplicemente fantascienza e forse il Parlamento di Strasburgo dovrebbe pensare come ridurre un po’ l’ossessione del mercato e farsi venire un po’ di gusto per la civiltà. Peccato che esso stesso sia sul mercato.