Anna Lombroso per il Simplicissimus
Tensioni e conflitti si risolvono «con il dialogo» e «il rispetto delle identità». Respingere i migranti è «guerra, significa uccidere». Così Papa Francesco, ricordando che respingere chi lascia la propria terra via mare in cerca di una vita dignitosa è un atto criminoso: «Questo si chiama violenza»,
“Piazzisti da quattro soldi che pur di prendere voti, di raccattare voti, dicono cose straordinariamente insulse!”. Il segretario generale della Cei (Conferenza episcopale italiana), Nunzio Galantino, definisce così i leader politici che in questi giorni hanno affermato la necessità di più efficaci restrizioni all’ingresso in Italia di nuovi immigrati e profughi.
Inveterati baciapile, democristiani di ritorno ben collocati sotto l’ombrello ospitale del Pd, neofascisti e arcaici fascistelli folgorati da aneliti di autonomia ideologica hanno criticato l’ingerenza della chiesa sul tema dei profughi, come se fosse una sorpresa riservata da un papa popolare quanto anticonformista, come se fosse una novità rispetto a secoli di invadenza e condizionamenti esercitati imponendo una morale confessionale e di parte promossa ad etica pubblica, grazie al sostegno di poteri feudali, ceti dirigenti, classi politiche.
Personalmente i moniti papali non mi colpiscono. Perché non sono cattolica, perché sono agnostica, perché sono laica, perché sono una cittadina che paga le tasse e pretendo che le soluzioni a quella che insieme alla pioggia, alla corruzione, alla disoccupazione, viene definita – e sappiamo perché – l’emergenza immigrazione, debbano essere politiche, democratiche, pubbliche e statali, mentre come succede in tutti questi casi sono delegate a poteri “occulti”, a organismi opachi, a speculatori e a profittatori particolarmente infami.
Mentre invece sono ragionevolmente rivolti a chi fa dell’appartenenza alla comunità dei fedeli un certificato di garanzia del rispetto delle convenzioni, una patente di probità irrinunciabile in campagne elettorali perenni, un marchio di “conformismo” necessario a assicurare l’adesione ai dogmi della normalità per chi teme l’impopolarità di inclinazioni e comportamenti irrituali, una manifesta dichiarazione di accettazione di una morale comune, espressa palesando virtù pubbliche e celando vizi privati, o, peggio ancora, convertendo trasgressioni, costumi e pratiche eterodosse quando non illecite e illegali, in innocenti evasioni, in cene eleganti, in inevitabili cedimenti a pragmatiche necessità politiche, economiche, mondane, tutti peccati che si possono lavare partecipando a una messa domenicale, facendosi immortalare con la famiglia regolare quindi sacra, presenziando a eventi che quella famiglia la celebrano, dichiarando fuori legge e fuori dalla norma qualsiasi altro vincolo sia pure basato su amore, sostegno reciproco , affetto, intesa su progetti comuni. Sono gli stessi che preferiscono la visibilità alla reputazione, la beneficenza alla solidarietà, l’ora di religione a quella di educazione civica, e quindi, per estensione, le scuole private all’istruzione pubblica, le cliniche agli ospedali, le onlus e qualche cooperativa particolarmente profittevole all’impegno dello stato e delle sue istituzioni per garantire il rispetto della Costituzione e dei suoi principi per tutti, italiani o ospiti sul nostro suolo.
E sono sempre loro che presenti in parlamento e al governo in passato e contigui oggi, hanno potuto suscitare in una collettività che soffre di un diffuso senso di perdita: di beni, di sicurezza, di garanzie, di diritti, di lavoro, di prospettive, un rancore, una diffidenza, una paura fino all’odio nei confronti dell’oggetto più facile e riconoscibile, lo straniero, il diverso. Sono quelli che hanno operato una poderosa distrazione generalizzata dalle ragioni e dai responsabili interni del nostro malessere dirottandolo verso la minaccia esterna, il pericolo che viene da fuori e usurpa, sottrae, ruba, viola leggi e usanze, allenandoci alla tolleranza dei loro furti, dei loro delitti, delle loro incompetenze, delle loro bugie, ma esortandoci all’intolleranza di chi ha un altro colore, parla altre lingue, mangia altri cibi, venera altri dei.
E sono quelli i generali di una guerra con le sue fosse comuni nel Mediterraneo, con la sua tortuosa semantica puntigliosa che dovrebbe farci distinguere tra rifugiati, profughi, immigrati, clandestini, irregolari come se non fossero tutti disperati che fuggono da missioni esportatrici di democrazia, da spedizioni punitive a scopo commerciale, da antiche e nuove lotte intestine armate con i nostri fucili, da povertà suscitate da razzie, saccheggi, predazioni di ricchezze, risorse, territori condotti in nome e per conto della nostra civiltà. Come se fossero state scritte delle gerarchie della disperazione: al primo posto chi fugge dalla guerra, poi dalle catastrofi naturali, poi dalla fame e dalla sete, infine dalla mancanza di futuro e come se tutte queste orrende, tremende cause non ci avessero mai riguardato e non potessero mai più riguardarci. Come se respingendoli, confinandoli, accatastandoli a Calais, a Ventimiglia, mettendogli davanti il lungo muro d’odio dell’Ungheria o rendendoli visibili, e quindi oggetto di ostilità sempre più diffusa, sulle nostre panchine, nelle nostre stazioni, nei nostri giardinetti, persuadessimo loro e tanti altri che è meglio restare sulla propria terra, non esporsi alla nostra “legittima” inimicizia. Come se la scelta europea, facciamone naufragare qualcuno così gli altri desistono, non somigliasse alla lezione impartita ai greci per dissuadere altre ribellioni, altri referendum, altri sussulti di democrazia. Come se la soluzione politica non fosse che stabilire una volta per tutte il nuovo dogma, che nessuno li vuole, che nessuno se li deve prendere in carico, che non hanno diritti umani né là da dove vengono né ovunque vadano, che sono comunque oggetto di rifiuto, quandi rifiuti, sopportabili se affondano, se stanno nascosti a cucire pantaloni, a fare la raccolta della frutta sotto il sole cocente, a arrampicarsi sulle impalcature senza protezione, inammissibili se si vedono, se ci sfiorano, se pretendono per il solo fatto di essere rimasti in vita dopo odissee e naufragi.
Mai avrei pensato di essere annoverata tra i “buonisti” insieme a un papa. E mai avrei pensato che i cattivisti riuscissero dopo un secolo troppo lungo segnato da due guerre mondiali e dalle più cruente manifestazioni di violenza, discriminazione, a legittimare il razzismo come pragmatica esigenza di soluzioni, magari finali, come doverosa difesa di interessi nazionali, come strumento indispensabile di classificazione doverosa e ragionevole graduatoria di bisogni, diritti, prerogative da erogare preliminarmente se non unicamente ai nativi. O che fosse così facile alimentare la grande menzogna. Sono troppi: la Lombardia ospita nei centri di accoglienza (o in altre strutture temporanee) 60 profughi ogni 100 mila abitanti, il Veneto 50, la Liguria 80, la Valle d’Aosta 50. Mentre la Sicilia, prima in valore assoluto, ha nei centri di accoglienza 270 profughi ogni 100 mila abitanti, la Calabria 240, il Lazio 140. Si piazzano qui da noi e ci sottraggono beni e servizi: l’Italia è più facilmente raggiungibile, ma è evidente perfino a Salvini che le destinazioni desiderate sono altre e il nostro Paese è un passaggio sempre meno gradito. Arrivano qui e ammazzano, rubano, si mettono al servizio della malavita: è l’Italia che affronta il problema consegnadoli a malavita, mafia e malgoverno, gli strumenti tradizionali di gestione di tutte le emergenze vere o inventate: Expò, Mose, rifiuti, terremoti, alluvioni, elezioni, sanità, lavoro nero, in questo caso con il “valore” aggiunto di sfruttamento, umiliazione e degrado di chi arriva e di malcontento, ribellione, richiesta di poteri forti e repressione nelle popolazioni locali.
Il fatto è che le soluzioni, difficili, ardue, impervie, ci sarebbero. Ma come si diceva una volta, manca la volontà politica, anche per via della rinuncia, interpretata come necessaria, a immaginare modelli di vita, civiltà e cittadinanza “altri” da quelli degradati che ci vengono imposti come inevitabili e doverosi: corridoi umanitari, finanziamento degli interventi di ricerca e soccorso lungo le coste europee ma anche in mare aperto come faceva l’operazione Mare nostrum, e dovrebbe fare l’operazione Triton; revisione degli accordi di Dublino; rinegoziazione in Europa dei vincoli di bilancio per i Paesi, Italia e Grecia, dove si registrano gli arrivi di massa e dove l’omissione di soccorso è un crimine che deve pesare sulle coscienze del mondo. Certo prima di ogni altro atto, prima di ogni altra misura bisognerebbe imporre la pace, quella cancellata da guerre, occupazioni, devastazioni e contese per accaparrarsi risorse delle quali l’Europa è stata complice, partecipe o tollerante. Ma ormai la salvezza della ragione, dell’umanità, della democrazia è confinata al regno di Utopia.
aggiungo una breve considerazione personale ad uso di chi conosce i miei salotti, le mie letture, le mie appartenenze: non sono buonista, probabilmente nemmeno buona. Ma sono certamente generosa e solidale, tanto che auguro a Voltaire 1964 e alle graziose figlie di Potito di non dover mai aver bisogno di lasciare la propria casa, le persone che amano, una terra che non ha corrisposto al loro affetto, per bussare da chi non li vuole, li odia a prescindere, pensa che siano solo un problema da rimuovere
sono d’accordo caro Casiraghi.. e l’ho scritto più volte, ma non pretendo un suo monitoraggio dei miei post, anche se Lei è uno dei lettori più intelligenti e dialoganti che circolino qui, che c’è un disegno nel far muovere eserciti di disperati pronti a diventare schiavi, lo stesso che aziona le riforme del lavoro in un continente ormai senza lavoro e produzioni. E altrettanto verosimile è che una volta arrivati qui i disperati a bella posta vengano fatti emergere con prepotenza nelle periferie, nei giardinetti di provincia, nelle stazioni frequentate da pendolari incazzati, in modo da aizzare malessere diffidenza, competizione tra poveri a beneficio di chi non è e non lo è mai stato..come lei mi interrogo sulla supremazia del male, così potente da far pensare che nasconda perfino un istinto suicida…ma non ho molte risposte se non il sospetto che si tratti di indole ferina..
Per quanto riguarda Voltaire – quello vero ogni tanto dovrebbe far causa a qualcuno – penso che chi serve sia pure con decenza, eleganza e “pragmatismo” alla causa dell’emarginazione, dell’esclusione, della sommersione di intere fasce di popolazioni, qui e altrove, o si discolpa o deve essere costretto a riconoscere il suo vero intento, che è quello di incrementare, consolidare o almeno mantenere delle disuguaglianze nelle quali si trova bene, salvo lamentare la presenza molesta di poveracci sempre più numerosi e esposti alla penetrazione della criminalità.
Su Potito non commento, anche io pongo limiti alla mia attività di servizio. Soprattutto quando tutto si riduce alle sdate accuse di radicalismo chic, al rinfaccio su salotti e divani assolutamente inaccettabile da parete di anonimi, rappresentanti perfetti di quella maggiornaza troppo poco silenziosa che ci ha portato qui
Si può essere d’accordo o meno con Anna Lombroso, ma questo non dovrebbe far dimenticare che chi commenta un articolo su un blog è solo un ospite e quindi tenuto ad un certo comportamento.
Il fatto che l’autrice del post sia intervenuta direttamente nella discussione dimostra, secondo me, passione per ciò che scrive e anche rispetto nei confronti degli anonimi commentatori, che poteva tranquillamente ignorare.
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grazie, è proprio così.. e non me ne pento.. né tantomeno faccio ammenda per quelli che sono sembrati toni faziosi.. Beh lo sono.. Non sopporto facilmente la moderna forma di razzismo, quella che si esercita non tanto contro neri, rom, gialli, ma indiscriminatamente contro poveracci di tutte le latitudini, accusati di volere troppo, di aver vissuto al di sopra delle possibilità, di venire qui a sottrarre beni e privilegi, …
Credo che il dissenso espresso da alcuni lettori, per quanto ovviamente opinabile, sia ampiamente nei limiti del comportamento corretto e decoroso.
Quale sarebbe quindi il “certo comportamento”? Evitare il dissenso ed il confronto delle idee?
A questo punto temo di si, almeno a giudicare dalla risposta che la sanguigna Anna Lombroso ha dedicato al Suo commento assolutamente embedded.
Così come lo ha invece significativamente negato ad altri commentatori critici che, al di la delle parti provocatoriamente crude degli interventi, ponevano la questione centrale della palese inadeguatezza di certi desueti strumenti interpretativi di una certa “sinistra”, ormai macroscopicamente incapace di formulare una qualsiasi analisi lucida ed attendibile, occupata com’è a ripetersi a memoria guardandosi ad uno specchio più impolverato e bugiardo più di quello di Biancaneve.
Figuriamoci quando poi, dalla denuncia si passa alla proposta. Si finisce con il fare l’eco a Francesco I.
Non è forse questo un triste, mesto e lugubre de profundis per la sinistra, anche se cantato da un coro così ironicamente stonato?
Il certo comportamento riguarda chi scrive utilizzando un nickname quando si rivolge a chi non si nasconde e soprattutto quando si rivolge da ospite agli autori del blog.
Non esiste un codice deontologico dei commentatori dei blog, quindi siamo noi commentatori a doverci dare delle regole di comportamento.
Alcuni commenti hanno usato toni e termini secondo me pesanti nei confronti di chi ha avuto la correttezza di scendere nell’area della discussione per difendere le proprie opinioni.
Carissima Anna.
Prima o poi sarebbe dovuto accadere, anche questo, come tutti gli estremismi “filo particular” (..o “mio fin paracular” che dir IO voglia) di questo nostro ultimo secolo che, come tutti gli altri… non giunge certo
inaspettato..
Ma dico, anche tu, cosa credevi… e sopratutto cosa mai ti aspettavi?!!
La cronologia umorale di una parte di coloro che frequenta questo blog, almeno da quando lo frequento anch’ io, parla chiaro; e su certi aspetti specifici, e fra le righe nemmeno tanto celate; tanti piccoli semini lasciati cadere sul doppio binario dato da: ipotetiche ampie visioni… vos para-discussioni di ogni sorta, infingendo all’interno di questo ottimo filo conduttore (..qual è e rimane il “Vostro” Blog), ovunque questo sia possibile, inevitabili ed evidenti contrasti di “volontà direzionali”.
Te l’ho scrissi in privato una volta (oggi voglio ricordartelo qui pubblicamente, senza correre il rischio di essere tacciato per sommi leccaculismi da strapazzo.. tematica tanto cara e adatta per qualcun altro): non sempre rispondere è la migliore cosa da fare.
La confusione che questo può generare ci allontanerebbe tutti dall’evidenze dei fatti che… come direbbero quelli bravi, dovrebbero essere sotto gli occhi di tutti (ma non è sempre così). Un abbraccio virtuale a te.
grazie Carlo, ricordo i tuoi preziosi e amichevoli ammonimenti. Ma ogni tanto penso che sia un’attività di servizio rispondere anche nel caso di evidente provocazione, di pregiudizio così radicato da diventare impermeabile a qualsiasi discussione.. E mi sale la mosca al naso quando l’adesione incondizionata a una “teologia” che sta cancellando libertà, democrazia, ragione, diritti, si ammanta di pragmatismo necessario contro le patetiche utopie di chi ancora a quelle stelle polari non solo guarda ma si ispira nella sua esistenza quotidiana. Ricambio l’abbraccio con grata amicizia
Credo che la risposta fuori misura dell’articolista al lettore “voltaire1964” (dietro la scelta dello pseudonimo si sarà pure un significato, non crede Anna?), la dica lunga sulla desolante miopia di troppi aspiranti maître à penser (di sinistra, ça va sans dire).
A parte il dubbio che destra e sinistra significhino ancora qualcosa, eccezion fatta per coloro che non hanno ancora scoperto la prospettiva e si ostinano a giudicare la politica sul solo asse che conoscono e praticano da quando erano in fasce, la Sua aggressività, Dott.ssa Lombroso, nei confronti del lettore è quella tipica di chi vede riflessi nel prossimo gli aspetti meno accettati della propria condizione sociale.
Se, come afferma, i migranti non affolleranno le strade del quartiere di “voltaire1964”, probabilmente nemmeno occuperanno spazio sui comodi divani del Suo salotto, sui quali presumibilmente ama leggere gli amatissimi tomi di filosofia dai quali ricava le basi del Suo furore e della Sua indignazione, forieri del Suo guerresco (e borghese) “armiamoci e partite” contro i “cattivisti”.
Ebbene, sono un “cattivista” anch’io. Ho l’assurda pretesa che chiunque bussi alla porta di casa mia abbia la grazia di attendere che qualcuno vada ad aprire, prima di sfondarla ed accomodarsi in cucina. E dopo, magari, anche in camera da letto, visto che ho una moglie e due figlie assai graziose.
Inorridisce Anna? Sa di reazionario piccolo-borghesismo fascista la pretesa che, pur nel bailamme dell’infame globalizzazione che Lei evidentemente rifiuta di considerare fattore determinante delle ondate migratorie decise dalle élites, qualcuno osi tutelare il proprio territorio, la propria intimità, la propria vita e non il proprio egoismo e i propri “privilegi di classe”, come Lei evidentemente li considera tout court?
Spero abbia almeno l’umiltà di riuscire a comprendere il male che fa il suo buonismo talebano a buon mercato a coloro che si sforzano di reagire civilmente all’aggressione senza precedenti dei nostri Stati, da parte del più becero capitalismo mai visto prima all’opera. Nonostante i Renzi e i Napolitano. Nonostante le Merkel e gli Obama. Nonostante i Soros e i De Benedetti.
Nonostante i pifferai sognatori della Gauche caviar. Come Lei, gentile Anna Lombroso.
Quella dell’esposizione allo scopo di suscitare reazioni negative è un’ipotesi possibile, però non crede che, in un periodo in cui le elites finanziarie stanno cercando di smantellare i vecchi Stati nazionali per imporre un’entità europea superiore, questa povera gente venga utilizzata per distruggere il sentimento di appartenenza alla vecchia comunità italiana, per creare un’entità amorfa e priva di punti di riferimento culturali e pronta a rispondere passivamente agli stimoli e agli ordini di banchieri e multinazionali?
Forse è solo fantasia, ma questa immigrazione volutamente incontrollata non potrebbe essere parte di un piano più ampio e ambizioso, in cui, come al solito, pochi ricchi godono e gli altri, autoctoni e immigrati, subiscono gli effetti negativi?
@Learco, è sicuro che non ce la contano giusta essendo la menzogna sistema di governo consolidato..Ma ancora più sospetto è il fatto che, siano in quel numero denunciato o siano di più, vengano “esposti” in una condizione animale di ozio rabbioso e disperato in modo da suscitare reazioni di malessere, diffidenza e ostilità. Oppure confinati in periferie, nelle quali sono sicura non abiti @voltaire 1964, in modo da aizzare guerre tra poveracci, incrementare degrado, creare sapiente disordine
Credo che, come spesso denunciato da questo blog, le cifre sono manipolate, sia per quanto riguarda i dati sull’occupazione che per quanto riguarda i migranti.
Abito in un capoluogo del nord e per andare al lavoro mi capita di passare davanti ad un grande parco pubblico.
Nel corso dei mesi ho visto questo luogo riempirsi di migranti fino all’occupazione di ogni angolo disponibile.
A volte mi domando chi mantiene questa gente e come mai uno Stato, considerato civile, sia così inefficiente da non trovare altra soluzione al bivacco delle persone.
E quest’ inverno, quando la temperatura andrà sottozero, dove andranno queste persone e chi si occuperà di loro?
Un parco che si riempie ogni giorno di più non è un dato statistico, potrebbe essere solo un’impressione; però, gentile signora Lombroso, penso che su questa immigrazione non ce la stanno raccontando giusta.
@Learco, è sicuro che non ce la contano giusta essendo la menzogna sistema di governo consolidato..Ma ancora più sospetto è il fatto che, siano in quel numero denunciato o siano di più, vengano “esposti” in una condizione animale di ozio rabbioso e disperato in modo da suscitare reazioni di malessere, diffidenza e ostilità. Oppure confinati in periferie, nelle quali sono sicura non abiti @voltaire 1964, in modo da aizzare guerre tra poveracci, incrementare degrado, creare sapiente disordine
Dato e non concesso che abbia compreso la tesi abbastanza opaca dell’articolo, non posso condividerla. Barconi, zattere e barche a motore esistono da piu’ di cent’anni – e cosi’ pure guerre, dittature e colonialismi. Sarebbe interessante scoprire, e intelligente chiedersi, come mai, tutt’a un tratto – storicamente parlando – si registrano migrazioni di massa, in zattere, barconi e in ogni altro modo possibile e senza permessi. L’articolista potrebbe anche chiedersi e rispondere come si esprimerebbe se fosse partecipe del degrado (o vittima del crimine) associati con il fenomeno. E se la soluzione del problema sia il promuovere le migrazioni bibliche, all’insegna del molto discutibile “tanto son pochi”, senza tentativi di risolvere i problemi all’origine. Lo pseudo-buonismo della pseudo-sinistra è anche uno dei motivi per cui la sinistra è morta.
a questa scoppiettante mitragliata di superficiali banalità proprio da ragionevole “cattivista” non posso esimermi dal rispondere con un paio di buonismi, talmente ovvi da diventare banali: barconi, zattere, migrazioni e guerre ci sono sempre stati, ma anche un bambino dell’asilo comprenderebbe che la decantata globalizzazione ha facilitato la conoscenza di altri mondi possibili, reso la pressione delle guerre molto più pesante sui civili e sulle popolazioni anche non direttamente interessate, resi più accessibili luoghi lontani. Per quanto riguarda la permeabilità al crimine, ne parlo nel post, per dire che il crimine si avvantaggia, sfrutta, specula sulla disperazione di forestieri e indigeni da che mondo è mondo, che questo avviene soprattutto quando non si ha nulla da perdere e i camorristi o i cooperatori attuano un potere sostitutivo dello stato, dell’accoglienza e dell’assistenza. Proprio come è avvenuto in Italia e per i nostri immigrati in America. Non c’è nulla di nuovo sotto il sole, se non le quantità e una legittimazione cui lei contribuisce nel suo piccolo del razzismo, del quale un tempo ci si vergognava e non si ammetteva e che oggi è sdoganato in nome di un pratico e profittevole realismo. Ma chiamatelo col suo nome, per favore, fare outing non solo per i rom, ma per tutti quelli che considerate diversi da voi.. Io temo che la sinistra si sia dissolta per sue colpe ma anche perchè una diffusa de-moralizzazione ha reso legittimo e preferibile essere xenofobi, razzisti, fascisti.. e aggiungo anche “servi”
Non credo che voltaire1964 abbia scritto qualcosa di razzista per cui non si merita questa reazione rovente. Comunque semel in anno è anche lecito mal interpretare. Premetto che anch’io credo che non ce la raccontano giusta ma credo anche, con voltaire1964, che un tempo le migrazioni di massa non erano consentite e che quindi se oggi lo sono è perché evidentemente rispondono a un piano del potere centrale volto a scopi che possiamo solo presumere: per esempio, seminare il germe della progressiva dissoluzione delle identità nazionali ma anche, forse, coltivare una conflittualità permanente nella società, un ingrediente che può essere poi utilizzato in molti modi, tra cui quello di distogliere i cittadini da quello che sta veramente accadendo dietro le quinte accendendo animosità del tutto prive di sostanza: chi odia gli immigrati è il primo ad utilizzarli come badanti, operai o fattorini.
Peraltro scrivere di queste cose nel modo che se ne è fatto qui è in fondo stare al gioco, lasciar parlare (anche giustamente) i sentimenti ma rimanere sempre nell’ottica del conflitto permanente che è così utile al potere centrale (che non è Renzi, ovviamente, al quale possiamo solo riconoscere, come a Tsipras, Hollande o Obama, solo doti di fedele funzionario). Così il cattivismo provoca il buonismo, il buonismo provoca l’antibuonismo e l’antibuonismo provoca l’anticattivismo. Alla fine siamo come la mosca in un barattolo che non si rende conto che non è sbattendo le ali contro le pareti che si esce dal barattolo.
Andrebbe poi fatta una riflessione sul perché i cinesi arrivano in Italia tranquillamente mentre altre popolazioni devono rischiare la vita per farlo. È evidente che devono esserci degli accordi con il nostro paese, scritti o non scritti che siano. Intanto l’effetto geostrategico di aver consentito la creazione di una grande comunità cinese nel nostro paese è che un domani la Cina potrebbe invaderci con il pretesto di difendere i cinesi d’Italia, pericolo che certamente non sussiste con i paesi africani. Di questo, e non degli immigrati africani, dovremmo preoccuparci se fossimo uno stato sovrano anziché uno zerbino per gli interessi economici dei poteri globali.
L’immigrazione stragista via mare è un fenomento del tutto costruito, un po’ come il terrorismo, che ci ha permesso però di scoprire che chi guida il mondo ha un tasso di malvagità oltre il limite dell’immaginabile. I testimoni di Geova, nel loro materiale didattico, prevedono una domanda che sembra facile facile: chi è che guida il mondo? Il lettore si aspetta che la risposta giusta sia: Dio. Invece, e sorprendentemente, il “guidatore” supremo del mondo è il demonio. E non a caso ai testimoni di Geova è preclusa l’attività politica! Pur non essendo minimamente religioso, mi chiedo spesso come sia possibile che il modello che fa avanzare il mondo sia ispirato al male anziché al bene o, magari, ad una sorta di neutralità in cui almeno ci si astenga dal concepire progetti, come quello dell’immigrazione stragista o del terrorismo globale, che comporteranno sofferenze bibliche per tante popolazioni. E mi sento come quella mosca nel barattolo.