Oggi mi permetterò un giorno di libera uscita dalla tossica quotidianità e anche dal fosco orizzonte del futuro dove si addensano le nubi di una nuovo accesso febbrile della crisi sistemica in cui è caduto l’occidente. Oggi faccio un passo indietro fino ai prodromi che poi hanno portato agli sviluppi geopolitici di oggi. A uno in particolare che di certo non è segnato fra le date di rilievo e che pure ha avuto un enorme influsso sulle politiche interne ed esterne dell’impero Usa e dei suoi ascari europei, tanto che traluce in filigrana ancora oggi nella vicenda ucraina e nella strategia dei due forni (Iran – Arabia Saudita) per il medioriente. Ed è in radice il primo forte turbamento che dopo essersi ufficialmente forgiato nel Vietnam, ha portato alla strategia di creazione del jahidismo i cui drammatici e grotteschi effetti sono sotto gli occhi di tutti.
Certo il 12 aprile del 1951 non lo conosce nessuno anche se proprio in quel giorno fu vanificata l’illusione statunitense di poter essere la potenza assoluta e di poter considerare il comunismo sovietico e quello appena insediatosi in Cina, facilmente ricattabili e contenibili sul piano militare. E perciò anche su quello ideologico senza dover fare eccessive concessioni al “nemico”. Dunque quel giorno si alzarono in volo 36 superfortezze volanti, scortate da un centinaio di caccia per bombardare il nord ovest della Corea nell’ambito di una guerra, come al solito indiscriminata, che fece almeno un milione e mezzo di vittime civili. Bisogna premettere che i B29 erano l’arma strategica per eccellenza, quelli che avevano sganciato le atomiche su Hiroshima e Nagasaki e che, in mancanza di missili balistici, ( saranno sviluppati solo negli anni successivi), costituivano la garanzia del potere strategico statunitense. Erano considerati anche un’arma invincibile, nonostante la loro comparsa sul teatro di guerra del Pacifico solo negli ultimi mesi di guerra.
Bene, quel 12 aprile furono attaccati dai nuovi mig 15 a reazione sovietici (impegnati episodicamente, sotto insegne di fantasia) e fu come un tiro a segno: 12 superfortezze furono abbattute e tutte le altre furono gravemente danneggiate o si dovettero ritirare precipitosamente dall’area dell’operazione. Cosa altrettanto inquietante fu che i caccia americani di nuova generazione non riuscirono a reagire e anzi dovettero subire quattro abbattimenti. Tre giorni dopo furono mandati in ” ricognizione” altri 3 B29 e furono abbattuti, così come nei mesi successivi ne caddero altri 170. In poche ore la prospettiva di poter colpire chiunque e dovunque, magari anche con ordigni nucleari attraverso un’arma strategica, era crollata e con essa anche la convinzione che il sistema occidentale garantisse di per sé la superiorità tecnologica. Dopo aver piegato Germania e Giappone che in qualche modo facevano parte dell’universo capitalista, non ci si aspettava certo di essere superati dalle potenze comuniste: dopo la clamorosa sconfitta del fiume Yalu, la peggiore subita dall’esercito americano, in seguito alla quale Mc Arthur fu destituito dal comando e dunque nel momento in cui si pensava di poter sopperire alla vulnerabilità sul terreno con il dominio dell’aria, quel 12 aprile fini per avere un grande peso sulle successive strategie dell’impero.
Innanzitutto fu sostanzialmente la miccia che fece divampare il maccartismo e l’ossessione anticomunista che è pian piano svanita sul piano interno, ma è rimasta su quello esterno come dimostra la vicenda dell’embargo a Cuba protrattosi oltre ogni plausibile ragione. E poi ridiede una posizione centrale all’apparato militar industriale chiamato a guadagnarsi sul campo una superiorità che era stata messa in forse: da lì comincia a farsi strada la dottrina del domino e soprattutto quella della potenza militare come garante non solo dell’impero, ma anche della sua prosperità economica attraverso una minaccia implicita verso ogni deviazione dell’ordine finanziario e monetario. Certo tutta la guerra di Corea con le sue incerte vicende, ebbe anche l’effetto di forzare il capitalismo a scendere a compromessi visto che il nemico era molto meno vulnerabile di quanto non si credesse.
Pare che tutto si riannodi ora che le forme prese dalle nuove forme di economia capitalistica stanno distruggendo ciò che rimane di quel compromesso e si dibattono dentro contraddizioni insuperabili tra i principi inalienabili e la realtà del loro progressivo annullamento. Compreso il ritorno a geopolitiche tutte basate sulla forza e la demolizione degli avversari che possono fare da contraltare al dominio mondiale. Strano che un singolo giorno sconosciuto, possa essere all’origine di un effetto farfalla. Eppure accade, anche quando a battere le ali sono pipistrelli.
@ Nicola Fusco (13 aprile 2015 at 14:43)
Se ne parla qui:
http://www.strategic-culture.org/pview/2015/04/12/april-12-black-day-history-us-aviation.html
In un primo tempo i bollettini ufficiali del comando americano, per nascondere ovviamente il disastro parlarono di 3 B 29 abbattuti, versione rimasta ufficiale e ancor oggi riportata su Wikipedia in inglese, nonostante la sua evidente falsità, non fosse altro perché l’abbattimento di tre velivoli, sia pure considerati invincibili, non meriterebbe una voce specifica dedicata all’avvenimento. Questa copertura militare fu possibile perché i russi agivano per così dire sottobanco, senza potersi rivelare e dunque senza poter smascherare la bugia. Solo molti anni più tardi in età post sovietica, le rivelazioni di Sergej Kramarenko asso dell’aviazione russa che partecipò sia pure non ufficialmente a buona parte del conflitto coreano, ridettero un po’ più di coerenza alla vicenda e svelarono le ragioni per cui un centinaio di aviatori americani furono presi prigionieri in quel giorno, cosa che risulta poi dalla restituzione dei rispettivi uomini alla fine del conflitto. Una verità forse ancora più amara da riferire della batosta in se stessa. Dopo che i primi B 29 furono abbattuti gli altri tentarono di ritirarsi e molti già colpiti dai mig tentarono la strada dell’atterraggio di fortuna: andati per bombardare con la convinzione di essere invincibili, molti degli equipaggi furono letteralmente travolti dal panico soprattutto per la mancanza di difesa da parte dei caccia Usa di nuovo modello rivelatasi inferiori ai mig 15, decidendo di atterrare piuttosto che rischiare di essere distrutti in aria. Secondo le ricostruzioni delle fonti russe, intersecate con le altre informazioni sia americane, sia sud coreane pare di capire che gli abbattimenti diretti furono quattro mentre altri quattro o cinque furono dovuti all’abbandono dell’equipaggio dopo aver subito gravi danni.gli altri velivoli Altri quattro o cinque velivoli tentarono l’atterraggio in territorio nemico. Essendo l’equipaggio dei B29 formato da una decina di uomini questa versione è in accordo con il centinaio di prigionieri presi quel 12 aprile.
Occorre tenere conto che solo una formazione di 21 superfortezze fu attaccato dai mig russi che erano del resto quattro volte meno dell’armata americana: i restanti velivoli, più distanti fecero immediatamente ritorno alle loro basi. Sul numero totale di B29 abbattuti è difficile dare una risposta definitiva, vista la natura stessa delle informazioni militari.
Il seguente link
http://b-29s-over-korea.com/19th_bombgroup/19th_Bomb_Group_Korea.html
riporta a un sito che, dal tono e impostazione, e’ chiaramente nazionalista e pro-America. Non ho confrontato i numeri degli aerei abbattuti con quelli riportati nell’articolo. Ma, in linea di massima, la correlazione è sufficiente e indicativa. Che l’informazione appaia incredibile è dovuto (a mio avviso), a due cause. La prima è la portentosa abilità della macchina mediatica americana di controllare il pensiero collettivo, facendo credere che sia l’opinione pubblica a informare i media e non viceversa.
L’opinione pubblica è un’ideologia imposta dall’alto – con l’equivalente nella macchina di Hollywood, che riesce a dettare una vera e propria filosofia di vita, gusti e convinzioni, facendola passare per quel che vuole la gente.
La seconda causa è il leggendario “mito americano.” Chi fosse interessato a saperne un po’ di piu’, può leggersi il libro in rete “USA e Getta – Controstoria d’America.” Il link e’
http://sakeritalia.it/interviste/un-regalo-per-i-nostri-lettori-usa-e-getta-un-libro-di-jimmie-moglia/
Non mi stupisco come Nicola, per il semplice fatto che quello che non sapevamo di questo fatto è proporzionale a quello che crediamo di sapere della seconda guerra mondiale dove la liberazione del mondo dal nazismo costò la vita a 350.000 americani e 20.000.000 di sovietici. Ma si ricordano solo i primi
Notizia del tutto ignota, e che mi ha lasciato stupefatto!
Però, da una rapida indagine in rete, i conti non mi tornano: a fronte dell’abbattimento in più riprese di 12 + 3 + 170 = 185 B29, dalle fonti che sono riuscito a trovare ne risulterebbero solo 3!
D’altronde, mi riesce difficile credere a tanta dabbenaggine da parte americana, cioè che abbiamo insistito nel mandare al massacro 170 costosissimi B29… anzi, neppure riesco a credere che ne avessero così tanti!
Mi potresti fornire le tue fonti?