La situazione è intricata, complessa, inedita nella storia della Repubblica: Napolitano si dimetterà o terminerà il suo mandato? Come si riuscirà a cucire un governo? cosa accadrà del Pd? Cosa vuole Berlusconi? Esecutivo tecnico o a bassa intensità politica? Il M5S starà solo a guardare? Tutte domande che si rincorrono nei media sul filo dell’ansia. E tuttavia domande sbagliate, che non colgono affatto il vero momento storico, economico e politico che sta vivendo il Paese.
Qualunque sia la soluzione che alla fine si troverà, si pensa comunque a un qualche governo del presidente, quello presente o quello futuro, che in qualche modo ripercorra orme già calcate in passato: una qualche personalità eminente che più o meno possa star bene a tutti, magari animata da buona volontà e da saggi propositi, ma lontana da quella radicale svolta di cui l’Italia ha bisogno. Svolta da una politica che non riesce a cambiare e da assetti economico-istituzionali oramai incancreniti, svolta a da quel pensiero unico, ormai agonizzante, ma da cui la classe dirigente non sa staccarsi. L’esplosione del Movimento cinque stelle è il sintomo della necessità di una cesura col passato che si avverte ormai irrinunciabile: poco importa che essa non sia così lucida, consapevole, coerente e adeguata al momento come pretenderebbero molti. E’ la febbre che ci avverte della malattia, ma che spinge tutto il sistema a cercare la tachipirina, come se una diminuzione temporanea della temperatura potesse combattere l’infezione. Sappiamo invece che spesso è il contrario.
La gravità della crisi è sotto gli occhi di tutti ed è la peggiore, a quanto dicono gli indicatori economici, della storia unitaria, più inclemente di quella degli anni dal 30 al ’37. La sua virulenza è dovuta essenzialmente al fatto che essa colpisce un organismo già indebolito da vent’anni di pessima politica, cieca e priva di idee ma che adesso si trova senza più riferimenti certi in un mondo che è ridiventato plurale, dentro un’Europa che deve constatare il suo fallimento e che ancora una volta si trova di fronte a un conflitto con altri mezzi tra il centro e la periferia. Non è qui il caso di ripercorrere la storia e la geopolitica che dallo Zollverein del 1834 ha messo sottosopra il continente dando luogo. come effetto collaterale, anche alla riunificazione italiana.
Già molte volte si sono messe in luce in questo blog le sorprendenti affinità tra la nostra crisi e quella che colpì la Germania con l’ondata di impoverimento e di disoccupazione che si verificò dopo la caduta di Wall Street: a cominciare dalla chiamata di Monti, un personaggio singolarmente simile a quello di Brüning che con le sue ricette economiche e il suo conservatorismo riuscì nelll’ambito di un governo del presidente (l’anzianissimo Hindenburg) a far crescere i nazisti dal 2,6% al 18,3%. Coadiuvato in questo dal disorientamento dei socialdemocratici anche allora incapaci di immaginare qualcosa di diverso dalle ricette del mainstream economico. Non è che Brüning fosse di per sé un personaggio incompetente e negativo: era semplicemente inadeguato ai tempi, incapace di dare la svolta che era i tempi richiedevano.
Così anche un “bel nome” appiccicato a un governo di ampie intese, con una maggioranza debole e incerta, che si appelli a una responsabilità divenuta tuttavia ormai irresponsabile, sordo ai richiami di nuovi punti di vista, di nuove intelligenze, dei diversi paradigmi economici che stanno nascendo, non potrà che che spingerci ancora e di più in quel limbo di declino, di rabbia e di impotenza nel quale abbiamo cominciato a scivolare sempre più rapidamente negli ultimi anni. La mossa giusta sarebbe puntare su persone in grado di imprimere un profondo cambiamento di rotta, su nomi ben diversi da quelli che girano e che fanno comunque parte di una risaputa nomenclatura in grado di gestire gli affari correnti, ma senza una visione politica, strategica e sociale se non quella che già si è rivelata fallimentare.
L’Europa non vuole un Governo forte per l’Italia. Vuole un governo sottomesso. Vuole un Quisling che assicuri che il saccheggio continui. Vuole un uomo di paglia che obbedisca ciecamente agli ordini della BCE come un governatore di occupazione. Insomma… vuole Mario Monti.
quando non esiste uno stato democratico ( questo è il caso dell’Italia…) non esiste nemmeno una visione nazionale, se non quella bigotta delle ritualità, quando non c’è democrazia esistono le oligrachie, quelle che difendono esclusivamente i propri innteressi…direi la storia d’Italia degli ultimi 30 nanni almeno…
è da 20 anni che ci si tura il naso accontentandosi del meno peggio…nemmeno io ho votato per interessi strettamente personali la maggior parte delle volte, ma in ultima analisi, vista la mia situazione sociale penso di avere sbagliato tutto , vivendo in ItaGlia…dovev o pensare sclusivamente ai miei interessi dal primo voto a 18 anni fino ai 40 attuali…
tempo fa su un giornale tedesco, si diceva che il carattere nazionale italiano è simile a quello di Schettino, della Costa Concordia…beh io concordo con quel punto di vista critico…
E’ la cruda realtà. Dall’Europa chiedono un Governo forte. Ma noi non ne abbiamo diritto. E’ colpa della mentalità egocentrica dell’italiano medio che dà il voto perché spera di trarre vantaggi personali. Non si pensa alla nazione, non si ha rispetto per i più deboli. Non ho mai votato per interessi personali e mai lo farò, ma , se ci saranno ulteriori votazioni, non ci andrò. Chiaro che Il Caimano otterrà una maggioranza straripante e ciò anche grazie alla mancanza di responsabilità della sinistra. Bersani, ho già ripetuto, farebbe una figura migliore rassegnando le dimissioni, anche se, allo stato, non vedo personaggi di veduta più ampia in seno al Partito. Vorrei aggiungere e, so che non sarai d’accordo, che anche le votazioni per Ingroia e l’atteggiamento di Di Pietro hanno non poco contribuito a spaccare il Paese. Se si vede la nave affondare si deve dare una mano turandosi il naso. Io l’ho fatto proprio turandomi il naso. Grillo??? Non so. Spero che qualcuno possa recepire alcune giustificatissime richieste, anche se i rappresentanti si sono comportati in maniera meschina, subdola e altresì della massima supponenza nella loro profonda ignoranza.- La rivoluzione civile non esiste, esiste quella vera. Se non si ha il coraggio di farla, allora non serve a nulla.