La scena dei cronisti che inseguono sulla spiaggia il Grillo mascherato come in un romanzo di Dumas rappresenta nel suo insieme il grottesco italiano e le sue contraddizioni: l’uomo solo al comando che però è anche il vate della democrazia diretta, il sacerdote della grande rete il quale tuttavia agisce dentro una sottorete di meetup che conta appena 120 mila persone, comprese quelle accorse dopo la vittoria elettorale. Ce n’è abbastanza per poter affrontare il problema dei partiti, della rappresentanza nell’età dei media, del futuro della democrazia. E’ un discorso complicato e ineludibile di cui il Movimento 5 stelle è solo un sintomo, ma non spiega il motivo della crescita esponenziale del movimento in pochi mesi. Certo c’è lo spettacolo delle ruberie a getto continuo del sistema politico, del suo distacco dalla società e spesso dalla realtà, ma questo è un panorama ben conosciuto da anni, diventato, sì, più dolente con la crisi, però non sufficiente a rendere conto dell’esplosione elettorale di Grillo.
Allora cercherò di trovare una diversa ragione, la causa efficiente in senso aristotelico dell’evento, di lanciare un’ipotesi controcorrente senza la pretesa di esprimere verità, ma di guardare l’oggetto da un altro punto di vista, aiutato in questo dall’istinto di uomo di minoranza quale non posso fare a meno di essere. E allora mi sento di dire che una delle ragioni sta nel fatto che il Movimento 5 stelle, solo apparentemente sconquassa il sistema dei partiti, di cui peraltro in qualche modo entra a far parte, ma in realtà si pone a difesa della legittimità istituzionale e costituzionale abbandonata dal sistema politico tradizionale. Misurare programmi, idee e dichiarazioni di Grillo o dei suoi eletti significa guadare il dito e non ciò che indica. La luna in questo in caso è l’illegittimità sostanziale dei provvedimenti e delle imposizioni che sono venuti da Berlino, da Bruxelles e dalla Bce, illegittimità subita, accettata, sostenuta dai partiti tradizionali ormai fattisi casta e incapaci di esprimere la rappresentanza.
E questo appare chiarissimo nel momento in cui le ricette imposte agli italiani come ai greci, ai portoghesi e agli spagnoli, non erano affatto “necessarie” come gli stessi teorici dell’austerity sono stati costretti a riconoscere, adducendo errori di calcolo, ma facevano parte di una strategia politica volta a una trasformazione oligarchica della società da raggiungere attraverso l’impoverimento della popolazione. Il fatto che tutta la politica – destra e sinistra – abbia aderito a questo disegno, salvo poi smentirlo in campagna elettorale o subito dopo, ha denudato l’imperatore e ne ha dimostrato la poca rappresentatività sostanziale, oltre che la straordinaria sudditanza ai vari potentati di riferimento. Buttando dunque alle ortiche la stessa legittimità delle istituzioni, travolte, come in una guerra, da diktat provenienti da un’Europa tecnocratica, ma tutt’altro che politica.
La cosa appare abbastanza chiara soprattutto fuori dal Paese se uno dei più autorevoli editorialisti de El Pais, Miguel Mora scrive: “Il problema della legittimità di Berlino e Bruxelles è evidente. Angela Merkel ha imposto un’insopportabile austerità che ha reso i cittadini schiavi senza futuro. Il grido che viene dall’Italia è il sintomo di dissenso di massa. Governare per decreto a favore di banche, aziende ed élite privando i giovani del presente porta a questo. La Terza Repubblica italiana è nata. Resta da capire quanto ci metterà a propagarsi il contagio e dove attecchirà.”
Quindi cominciamo pure a discutere della forma partito e delle strade che può prendere l’espressione della rappresentanza nella nostra epoca, ma con la consapevolezza che la rappresentatività dei cittadini ha un senso dentro un sistema di legittimità non solo formale, ma sostanziale e che quando si intende trasferire questa legittimità altrove non basta più la delega, ma devono essere i cittadini in prima persona ad esprimersi. Almeno questa è la lezione che sembra emergere dal disastro dell’Europa e dai nuovi assetti della politica nazionale.
il M5S misura la crescente tendenza degli italiani a formarsi le opinioni eclusivamente sui titoli. Superficialità e frammentazione che fa apparire “tuttiacasa” un’argomentazione politica.
ma siete sicuri che era Grillo con tuta e maschera ? fate una riflessione..
E’ vero, il Mov 5stelle è il termometro della febbre del paese e degli elettori. Non ancora il rimedio alle malattie che hanno causato la febbre.
Ed è vero anche che inchioda i partiti alle loro responsabilità.
Non vorrei vedere il ri-sorgere dei tecnocrati similmontiani come effetto secondario di questo smascheramento della non legittimità sostanziale dei partiti.
Si, una nuova Repubblica è nata ed ha vagito. Concordo. Anche se lo spettacolo di una sinistra con Bersani e Renzi che di fatto proteggono questa UE e Monti,e Draghi, continua. Bersani e Renzi: perfetta copertina del libro : “Tecniche di masturbazione fra Batman e Robin”.
Il M5S forse non sarà la cura ma è un termometro. il M5S è la sostanziale giusta controreazione alla ditatura di un potere extranazionale e superstatale che di fatto ha decimato la forma democratica della rrappresentanza. Ora, tra le tante scempiaggini uscite dalla bocca di una sciacquetta da fognatura di Calcutta come enricoletta una l’ha azzecata (forse perché l’ha mandata a memoria o gliel’ha passtata un suo ghostwriter), vale a dire che con l’affermazione del M5S non si riproduce tanto la forma classica della lotta tra idee(-ologie) diverse per contendersi la supremazia della governabilità (vecchiume ammuffito), quanto si gettano le basi per una meta battaglia sulla costituività della forme stessa della Democrazia (ossia principio di rappresentanza vs democrazia diretta), in cui può essere messo in discussione lo stesso Principio d’Autorità (uno vale uno, “cittadino” Grillo compreso). Aggiungo che alcune considerazioni di eminenti politologi e non, sulla natura politichese, partiticistica del MoVimento sono cantonate sesquipedali, soprattutto quando decadono nell’equiparare lo stesso ai partiti, alla forma partito tradizionale, e con questi occhiali distorti da decenni (due Repubbliche) di analisi incartapecorite (e naturalmente in cattivissima fede, vedi Scalfari e tromboni cortigiani consustanziali), quando vanno a sbirciare tra gli estratti conto (soggiogati dalla loro stessa cieca natura truffaldina, la quale non riesce a vedere altro che il marcio che c’è dentro al loro animo) di questo o quel grillino nella speranza di trovare qualche mutuo da saldare, come se il loro berciume morale e dei loro ‘house organ’ fosse materia comune di tutti gli italiani.
Prende una cantonata fragorosa anche uno (o una?) come Wladimir Luxuria quando vaneggia sul fatto che il porcellum conviene soprattutto a Grillo e Casaleggio poiché i due presunti guru avrebbero il controllo sui soldatini da mandare alle Camere. Non è così in modo clamoroso: a) Grillo e Casaleggio non sono eletti, che vantaggio immediato può portare un Vito Crimi al Senato o qualche altro neo-deputato ai due leader, o meglio portavoce? Boh, non mi risulta che Grillo abbia processi Ruby in corso e maggioranze blindate con cui assicurarsi non-autorizzazioni a procedere, oppure maggioranze ugualmente blindate di ‘yes men’ per mezzo dei quali eseguire gli ‘ukase’ della Trojka di Berlino-Bruxelles-Francoforte sotto dettatura di un automa (Montblanc) che persegue interssi che tutto sono tranne che della maggior parte dei cittadini italiani; b) Grillo e Casaleggio questi neo-eletti manco li conoscono. Decade così la prima e più importante aurea regola perversa del porcellum: “portati in Parlamento i più fidati, ma per fidarti di loro li devi conoscere bene”. Grillo non li conosce, noi non li conosciamo. Ma direi anzi che se non ci fosse stato il porcellum in vigore la vittoria del M5S sarebbe stata più devastante nel rapporto legge elettorale/effettiva proporzionale rappresentatività dei delegati alle Camere (il pd ha depredato alla Camera 140 seggi illegittimi, per non parlare dell’astrusa distribuzione dei seggi al Senato dove un partito di minoranza si è appropriato illeggittimamente della maggioranza risicata degli stessi). Aggiungo e concludo, scusandomi della prolissità dell’intervento, che, se non ci fosse stato Grillo, a quest’ora il Cav siederebbe incoronato come un ‘Dictator’ alla Julius Caesar sul più alto scranno di Palazzo Chigi.
Mascherati anche gli affari , grazie a parenti ed autista?
O è una leggenda?
O mere falsità ?
Un’analisi molto interessante.