Si sa che i clandestini sono “importati” dalla ‘ndrangheta per essere gestiti dai caporali. Lo si sa bene da anni. Eppure il ministro dell’Interno che risponde al nome di Roberto Maroni non parla di criminalità organizzata, ma dice che la colpa della situazione di Rosarno e, potenzialmente, di vaste zone del Sud deriva dalla tolleranza nei confronti dei clandestini. Insomma fa un discorso da caporale, anzi da caporal maggiore, parla a macchinetta applicando le sue formule premasticate, dimostrando la propria ipocrisia e più ancora la propria vacuità.
Si sa e lo si sa bene da anni che l’agricoltura del Sud, salvo qualche oasi di investimento e di modernizzazione, non avrebbe mercato senza i clandestini, gli schiavi che per 15 -20 euro al giorno devono spezzarsi la schiena per le olive, i pomodori, le arance. Eppure gli abitanti di Rosarno che risparmiano la loro di schiena sui campi per piegarla ai capibanda che li depredano, fanno fronte contro i clandestini che vivono tra le macerie del Sud, macerie reali, politiche, industriali. Non si rendono conto di essere carne da lupara come loro. Cadono nel tranello e si fanno caporali ad honorem.
Nell’Italia delle menzogne e della perdita di coscienza civile, nell’Italia che premia il malaffare e umilia il lavoro, si pensa di poter avere la botte piena e la moglie ubriaca, di poter avere schiavi e tranquillità, che tutto possa continuare nel marciume e nella dignità svenduta.
Si sa e si sa bene da anni che questa è una illusione, anzi una droga: e stiamo arrivando all’overdose.