Anna Lombroso per il Simplicissimus

Sono giunta a una conclusione definitiva: Mario Draghi è un jettatore. I suoi padroni hanno capito che questa sua qualità vale molto di più della ferocia di un semplice sicario o dell’algida spietatezza di un vivisettore e lo hanno incaricato di liquidare soggetti immeritevoli della qualifica di nazioni.

Ogni tanto gli concedono qualche riconoscimento, ammetterlo a  alti consessi durante i quali, sotto i tavoli, si dedicano a riti apotropaici, farlo parlare con la segreteria telefonica di Putin che lo teme quanto gli operatori di Vodafone o i testimoni di Geova, ma niente di più in modo che si appaghi dei suoi deliri di grandezza che lo  portano a strafare.

Dovevamo capirlo dalla postura, dallo sguardo sfuggente, che in tempi di pestilenza già denunciavano l’appartenenza alla categoria dei piagnoni intransigenti dediti a imporre più che professare ogni sorta di penitenza e contrizione, a rammentare che tutti dobbiamo morire!, a celebrare rinunce e sacrifici edificanti tramite cilici, punizioni corporali e fioretti a riprova dell’obbedienza incondizionata ai dogmi di madre chiesa.

Credevamo che il culmine si fosse toccato con non ti vaccini, ti ammali, muori… e fai morire, me era la frase di esordio di un mantra del castigo e dell’espiazione che ha poi esteso a tutti gli ambiti- “i sacrifici che compiremo domani sono una difesa dei nostri principi e del nostro futuro” –  al fine di consolidare la convinzione che tutti dobbiamo espiare costumi e consumi dissipati e dissennati, uno stile di vita esuberante e irresponsabile. Stabilendo così una graduatoria e una gerarchia dei bisogni, delle aspettative, ma soprattutto dei diritti soggette a mutare a seconda delle priorità fissate dal sistema dominante e dall’ideologia cui si ispira. In fondo si tratta del caposaldo dell’austerità che oggi trova un terreno favorevole nel bellicismo che obbliga a cessioni, limitazioni, razionamenti che dovrebbero compensarci moralmente, gratificarci per aver scelto di stare dalla parte giusta che aiutiamo armandola e prestandoci alla partecipazione a un conflitto anche in forma di bersagli.

E ieri, presentando il Def, il Documento di economia e finanza con cui il governo ha stanziato altri 5 miliardi per famiglie e imprese a fronte  dei  27,50 miliardi di euro di spesa militare per il 2022, senza gli ulteriori stanziamenti per il “riarmo”, si è interrogato e ci ha interrogato: “Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace. Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?”,  provando così a riassumere “in modo volutamente semplice questioni gigantesche”  che qualche occhiuto esperto di geopolitica cercherebbe di liquidare sbrigativamente, “perché, osserva il Corriere della Sera,  non è con le sanzioni, nemmeno con quelle sul gas, che la Russia si ritirerà dall’Ucraina”.

Ma da quanti anni una volta verificato che i problemi creati dal sistema economico finanziario non si risolvono con gli strumenti del mercato, sono state delegate colpe, responsabilità e azione concreta alla gente? persuasa che con l’impegno individuale potrà arrestare il cambiamento climatico in bicicletta, l’inquinamento raccogliendo lattine, l’accumulazione di tossine evitando l’olio di palma, ma soprattutto caricandosi gli oneri di anni di misfatti ambientali e sanitari  grazie a accordi, l’Ilva insegna, con imprenditori criminali cui vengono destinati aiuti di stato insieme a impunità e immunità.

Adesso siamo investiti dell’onere di perseguire la pace con una guerra difensiva, che ha già dato adito a provocazioni insensate e misure che si ritorcono unicamente contro noi cittadini del Paese che ha intrapreso questa via irragionevole e autolesionista per le smanie di onnipotenza e di un vile affarista dedito al ricatto e all’estorsione.

D’altra parte è nello stile dell’Europa: un paio di giorni fa la vicepresidente esecutiva della Commissione Europea, nonché Commissaria per la Concorrenza, Margarethe Vestager ha rivolto un toccante appello agli europei: “ognuno può fare qualcosa  per dare il suo contributo nella guerra commerciale che si è aperta con la Russia, controllare la doccia propria e dei teenagers, affinché non ci siano sprechi inutili di acqua calda, e dire mentre chiude il rubinetto: «Putin, prenditi questo!»”.

Il fronte avanzato dei suicidi europei che si sacrificano per l’America pretende che prima di tutto ci togliamo la vita noi, non attaccati alla canna del gas, è ovvio, ma prestandoci volontariamente a subire carestie e razionamenti, a concedere territori all’occupante, a farci gravare di costi insopportabili che impongono risparmi osceni nelle spese sociali, a regredire a condizioni vigenti prima del processo di civilizzazione che così dovremmo difendere, secondo i canoni di una economia di guerra già fissati prima di questo conflitto che risponde a interessi ormai visibili a tutti.

Draghi ci nega l’aria climatizzata, la Vestager,  che la rivista Fortune colloca fra le prime dieci donne più potenti d’Europa, ci nega la doccia calda, ma ci concede l’acqua sia pure fredda.

Beh, non è un caso. La furia  privatizzatrice del Pnrr dà priorità al rispetto di una delle condizioni prioritarie imposte dall’Ue per accedere al caritatevole prestito usuraio, l’attuazione di una “Riforma del quadro giuridico per una migliore gestione e un uso sostenibile dell’acqua”, allo scopo di garantire “la piena capacità gestionale per i servizi idrici integrati”, che tradotto significa  “rafforzare l’industrializzazione del settore favorendo la costituzione di operatori integrati, pubblici o privati e realizzando economie di scala per una gestione efficiente degli investimenti e delle operazioni”. Ovviamente servizio integrato che dovrebbe garantire efficienza del servizio significa la concessione a soggetti privati che hanno dimostrato in tutti i settori di essere unicamente interessati all’accumulazione di profitti, a favorire rendite monopolistiche, riducendo la qualità della risorsa e aumentando i costi per i consumatori.

Eh si, vedi mai che adesso diventiamo d’improvviso consumatori coscienziosi e cominciamo a risparmiare la nostra acqua, vedi mai che diventiamo cittadini consapevoli e esigiamo il rispetto di un pronunciamento referendario espresso a larghissima maggioranza. Vedi mai che diamo dimostrazione di aver capito la vera natura dei sacrifici che ci vengono chiesti:  giustizia, libertà, solidarietà, autodeterminazione. Allora si capirebbe anche la vera natura della guerra dichiarata dentro i confini.