La strage di Bucha è un assurdo logico: i russi si sarebbero ritirati da un sobborgo di Kiev in seguito ad accordi presi durante i colloqui di pace in Turchia e prima di andarsene ammazzano 60 persone e lasciano i cadaveri per strada. Che una tale assurdità possa essere creduta o anche solo ipotizzata sulla base di discorsi piuttosto vaghi tipo, “in guerra tutto può succedere”, è solo una dimostrazione del declino intellettuale e morale dell’occidente che anche quando riconosce l’impossibilità di una tesi del potere non ha il coraggio di dirla con la limpidezza necessaria . La stessa sequenza temporale dimostra che si tratta di una narrazione senza capo nè coda. Ma ecco che per tenere in piedi questa macabra azione di falsa bandiera  intervengono le foto satellitari quelle che immancabilmente da Sebrenica  in poi costituiscono la prova provata di ciò che non è avvenuto e dell’inganno perpetrato: infatti  nessuno può controllare come e quando siano state prese  effettivamente tali foto che anche un ragazzino può creare al computer facilmente.  Si tratta dunque di informazioni incontrollabili e spesso fasulle.

Ad ogni modo in questo caso l ‘ultimo sforzo dei media occidentali per negare le confutazioni russe è l’affermazione che le foto satellitari mostrano che i corpi sono rimasti lì per settimane. Tuttavia le immagini diffuse dalla Maxar Technologies, importante appaltatore della Nasa e ovviamente parte integrante del complesso militare-industriale della Nato, lungi dal “dimostrare” la narrazione nazi occidentale sollevano ancora più dubbi su di essa. Per esempio esse mostrano alcuni corpi, ma non mostrano nemmeno alcun segno delle auto bruciate che sono una caratteristica così importante delle foto e dei video a terra. Dobbiamo credere che questi veicoli siano stati guidati con cura e posizionati tra i cadaveri dopo le sparatorie?

Tuttavia il fatto centrale è che le immagini satellitari che ci sono state vendute come verità mostrano tali corpi in date che vanno dal 9 all’ 11 marzo e questo già dovrebbe far venire più di un dubbio: possibile che i cadaveri si siano conservati per tre settimane senza essere ormai in avanzatissimo stato di decomposizione? A questo punto la narrazione si affida alle scarse conoscenza generali del cittadino occidentale il quale pensa che in Ucraina vi siano temperature polari in marzo e associa il tutto all’inverno russo.  Tuttavia, uno sguardo ai dati meteorologici di Kiev per marzo 2022 rivela che non c’è stato un solo giorno in città (di cui Bucha è un sobborgo) con temperature sotto lo zero dall’11 marzo. La temperatura media giornaliera negli ultimi giorni del mese è stata di 6 gradi centigradi, la stessa di molte città dell’Europa continentale. Quella media a sua volta ovviamente include i massimi sotto il sole primaverile. Il grafico meteorologico di Kiev dell’ultima settimana di marzo mostra la situazione molto chiaramente, con temperature fino a 15 e 17 gradi: del tutto impossibile che i cadaveri si siano conservati per tanto tempo e che sia possibile maneggiarli  senza nemmeno una maschera per proteggersi dall’odore. Man mano che sono emerse queste evidenze , l’evidente freschezza dei cadaveri, lasciando credere che siano il risultato dell’arrivo di Azov, sembra aver indotto una revisione delle date del presunto “strage russa”. Entro il 5 aprile, ad esempio, l’ articolo principale del Daily Mail britannico affermava che le foto satellitari che mostravano i corpi sulla strada erano state scattate il 19 marzo. Nessuna spiegazione è stata data per il cambiamento di dieci giorni delle famose foro satellitari che immagino a questo punto possano essere datate come si vuole. Ma anche accettando la nuova data non è possibile che non vi siano danni, per esempio procurati da uccelli ed altri animali che sono una caratteristi tipica dei corpi in decomposizione in qualunque ambiente, compreso quello urbano.

Tornando al tempo, c’è stata ovviamente pioggia durante le tre settimane in cui si suppone che i corpi siano rimasti in strada a decomporsi. Osservando il cartone delle scatole verdi dei pacchi di aiuti alimentari che giacciono vicino ad alcuni dei cadaveri (chiaramente freschi), è evidente che non hanno subito il maltempo. La presenza di quei pacchetti è anche, ovviamente, un altro importante indicatore della verità in questa materia, perché sono russi . Quindi, per credere alla narrativa della propaganda occidentale, dobbiamo ingoiare ancora un’altra favola: gli “analisti” hanno passato l’ultimo mese a ripetere che l’esercito russo non può nemmeno rifornire le proprie truppe di carburante o cibo, ora vorrebbero farci credere che si sono presi la briga di portare grandi quantità di pacchi alimentari di emergenza nei sobborghi occupati di Kiev, distribuirli ai civili e poi fucilarli prontamente? Questo aggiunge alle numerose prove del falso: il sindaco di Bucha che non menziona la strage, ma parla di una ‘pulizia’ in corso; il video che mostra un distaccamento della Polizia paramilitare ucraina paramilitare che sgombera le strade da veicoli bruciati e abbandonati, ma senza alcun cadavere; i braccialetti bianchi al braccio di parecchi dei morti e tutti sanno che i braccialetti bianchi indicano simpatia per i russi o almeno di neutralità. Ciò non dovrebbe sorprendere, poiché l’intera storia del nazionalismo ucraino si basa sull’omicidio di massa di civili “impuri” e “subumani” di altri gruppi etnici, in particolare i polacchi di Wolyn e della Galizia orientale, ebrei, ungheresi, Rumeni e, ovviamente, russi.

La verità è che solo gli occidentali ormai moralmente decomposti possono accettare tutto questo e fabbricare false storie  per placare le coscienze. Ma se ne ricorderanno quando dovranno placare la fame.