Anna Lombroso per il Simplicissimus

Eccoli là ritratti nella splendida cornice del Ristorante Lusso Aroma 5 star diamond che offre alta cucina e una splendida vista sul Colosseo, ideale per una cena romantica nel centro storico di Roma.

L’immagine immortala due uomini “che si rispettano”, forse due amici ritrovati, grazie alla sospensione di regole democratiche, vincoli affettivi, patti tra Stato e cittadini,  Nicola Zingaretti e l’antico avversario Francesco Storace, le mani intrecciate in una stretta affettuosa che rievoca l’altra icona comtemporanea minacciata dallo sciopero, il braccio di Draghi che cinge teneramente le spalle di Landini, a trasmettere l’armonioso messaggio prenatalizio di pace in terra per gli uomini di buona volontà.

È un sigillo che ratifica il lungo processo di pacificazione cominciato purtroppo subito dopo la Liberazione, con il negoziato partitico sulla Costituzione imperniato sul lodevole compromesso, con l’impunità per i criminali, con la manipolazione della storia consegnata a giornalisti revisionisti per delegittimare gli addetti ai lavori, con la campagna avviata da un presidente della Camera che ebbe l’ardire di equiparare i ragazzi di Salò cui riservare comprensiva indulgenza e gli oppositori vittime del fascismo.

E difatti assume un significato particolare, perché dai tempi della sostituzione dell’orbace con il Caraceni a cura del povero Fini, riesumato in questi giorni in via giudiziaria, non si vedeva una simile prova di ragionevolezza strategica da parte di una vecchia gloria della destra. Che dimostra così di avere a cuore le raccomandazioni di opinionisti e politologi che sollecitano la scesa in campo di una “opposizione” in grado di contribuire a modernizzare la dialettica “amico-nemico” secondo Schmitt, realizzando il superamento di una concezione  della politica come discussione e competizione di opinioni per conseguire finalmente  una omogenea, indivisibile unità statale e di popolo .

Niente di più facile, direte, e avete ragione. Basta guardare quei due, uno voluttuosamente trucido nei modi, sanguigno nella rivendicazione di caratteri virili e marziali, l’altro pigramente sornione, mellifluo, l’incarnazione di una indolenza della mente e del braccio plurivaccinato, confermata dall’inesistenza della sua impronta politica in Provincia, in Regione, nel partito, uniti da un’appartenenza a una cerchia senza valori, ideali e principi che non siano riconducibili alla paccottiglia di una tradizione, momentaneamente addomesticata per l’uno, tradita per l’altro.

È questo il bello della auspicata e conclamata “fine delle ideologie”, che ha fatto sparire le idee sostituite da dogmi, professioni e atti di fede incondizionata e dalla messa in vendita nell’outlet del liberismo di parole d’ordine, bandiere e proclami di lotta insieme a canzoni, strofette e citazioni comprate a prezzi di stock dai chierici del totalitarismo economico.

E difatti perché non dovrebbero riconoscersi e andare d’accordo quei due nel contesto di un regime che adotta e applica principi e postulati del nazifascismo, dopo un maquillage testato in anni di sopraffazione esercitata con circolazione di capitali, liberalizzazioni, privatizzazioni, austerità, riduzione di diritti e garanzie, riscattato dall’advertising  antifascista delle sardine a libro paga Pd, dall’antixenofobia che si ferma al confine dell’Argentario, dell’ambientalismo che raccoglie lattine e rinuncia all’olio di palme per autorizzare quello di ricino.

Perché non dovrebbero stringere fertili alleanze se sono ambedue idolatri della stessa ideologia, concordi sostegni di coalizioni governative nazionali e locali. E se insieme alla triade di sempre, Dio, Patria e Famiglia, rispettata anche da altre cupole sopraffattrici, contribuiscono nel loro piccolo a applicare le procedure  del colonialismo anche su scala locale, depredando e sfruttando aree periferiche del Paese, in modo da effettuare una selezione, incrementata da uno stato di eccezione autoritario,  a salvaguardia di chi ha e vuole di più alle spalle e nelle tasche di chi ha poco e sempre di meno, lavoratori, pensionati, donne, giovani, insomma quel popolo che disprezzano tanto da umiliarlo anche con la loro propaganda per immagini.

Quella di due amici? Macchè, di due camerati.