Anna Lombroso per il Simplicissimus

Purtroppo le scuole medie “inferiori” e superiori non possono esibire figure leader che interpretino e rappresentino il loro malcontento: non hanno una batteria di storici e filosofi che con le dovute differenze – anche quelle dell’appartenenza a una cerchia che nel passato non ha dimostrato particolare coraggio e anticonformismo – si battano contro un lasciapassare che ha dimostrato la sua qualità di strumento di discriminazione preliminare ad altre e originali forme e ad altri campi di applicazione.

È che ci vorrebbe un Don Milani,  ma basterebbe il maestro Manzi, quello che è stato capace di far vedere che la scuola dovrebbe essere fatta per andare a cercare chi vuol sapere, conoscere e decidere, entrarci in casa se non ci si può recare, superando la vergogna dell’ignoranza e della marginalità.

Chi meglio di lui potrebbe rivelare che c’è qualcosa di profondamente ingiusto e iniquo nell’introdurre surrettiziamente un obbligo che ha l’unico obiettivo di moltiplicare le differenze che esistono già, introdotte da un susseguirsi di riforme progressiste, con tanto di libretto delle prestazioni degli istituti che si accreditano come le fucine della classe dirigente offrendo alle famiglie la facoltà di pagare corsie preferenziali, con tanto di curriculum dello studente che elenca le «informazioni sulle attività svolte in ambito extrascolastico con particolare attenzione a quelle che possono essere valorizzate nella prova di maturità», viaggi, lingue straniere, corsi privati, attività sportive a pagamento che ne attestino l’ appetibilità sullo scaffale del supermercato globale.

Così tocca andarsi a cercare su telegram, notorio covo di pericolosi aspiranti terroristi, o sui gruppi social, la protesta di chi non si dà pace che  fino al 31 dicembre 2021, oltre al personale scolastico per cui era già stato previsto, deve avere il green pass chiunque acceda a “tutte le strutture delle istituzioni scolastiche, educative e formative”, che, dunque,   oltre ai dipendenti delle ditte esterne (pulizie, mense, manutenzione), debbano possedere  la certificazione anche i genitori che entrano negli istituti per accompagnare o riprendere i ragazzini,  o per partecipare alle riunioni e ai colloqui con i docenti e i cui “movimenti” dovranno essere controllati dal personale scolastico.

Per i ragazzi, gli alunni che hanno più di 12 anni non è occorso stabilire un obbligo di vaccinazione: lo stessi e le famiglie sono stati oggetto di una indecente “persuasione”, pena l’estromissione “informale” ma concreta dal sistema educativo e pedagogico, l’emarginazione dalle forme di socialità e di gruppo, la discriminazione del branco,  ancora più vergognose se gli appartenenti a cerchie privilegiate possono sempre contare su più tolleranti circuiti privati, su una Dad affiancata da figure del passato tornate in auge, l’aio e il precettore.

A nulla sono valse le considerazioni in merito alla pericolosità di sottoporre gli adolescenti a somministrazioni nel migliore dei casi inutili, ma che alla lunga potrebbero produrre esiti e danni imprevedibili, quando  bastava consultare i dati scientifici forniti dall’ISS per sapere che nella fascia fino a diciannove anni, ci sono stati – a luglio di quest’anno – trenta morti per Coronavirus (presumibilmente già afflitti da gravi patologie), con una proporzione su dieci milioni e mezzo unità di uno a 350.000, il che riduce il tasso di mortalità allo 0,0003  per cento (oggi il Simplicissimus arricchisce il repertorio di dati qui: https://ilsimplicissimus2.com/2021/09/11/sorpresa-a-scuola-il-covid-fa-bene/ ).

Mentre secondo BigPharma, rappresentata dagli studi prodotti da Moderna a fronte di un rischio di decesso per Covid-19 di uno a trecentocinquantamila, il pericolo di un evento avverso da vaccino è di uno a mille, sempre troppo per i nostri figli. In questi giorni si moltiplicano le testimonianze di genitori che hanno perso la battaglia della ragione e della responsabilità con figli che hanno preteso di essere “come e con gli altri” e con personale medico che ha scelto di eseguire gli ordini e aggiungere un’unità al bottino dei vaccinati, a conferma del danno morale incommensurabile e protratto nel tempo prodotto nella nostra società non dal Covid, ma dall’empia gestione politico-sanitaria del virus.

Non poteva andare diversamente, la crisi “sanitaria” ha rappresentato l’occasione per normalizzare l’emergenza sociale, rendere possibile e praticabile l’ingiusto, l’iniquo, l’impopolare, come viene chiamato ogni atto quando non è sgradito, bensì va “contro” l’interesse generale.

La scuola è cominciata lasciando invariata l’osceno processo di demolizione dell’istruzione pubblica e di conseguenza quello mirato alla “diseducazione” generale, che si traduce nell’esaltazione del sapere specialistico nelle mani di pochi selezionati per via della loro attitudine alla trasmissione di valori e conoscenze coerenti e funzionali con l’ideologia liberista, nella delega ai “tecnici” delle decisioni e delle scelte personali e pubbliche, grazie alla interpretazione della democrazia come la procura in bianco data  a “chi sa”, ma che si è avvalso anche dell’umiliazione in termini di carriera, remunerazione dignità, dei lavoratori dell’istruzione e della didattica.

Su di loro come sul personale sanitario si è esercitato l’accanimento delle autorità, la potenza del ricatto e dell’intimidazione. Come non sospettare che l’alternativa green pass o sospensione, demansionamento e poi licenziamento per “giusta causa” non sia la replica della scelta tra posto e salute posta agli operai di varie industrie criminali e non anticipi l’adozione del sistema dell’intimidazione, dell’estorsione, della minaccia a tutti i comparti pubblici? E come non ipotizzare che dietro all’imposizione del  green pass si nasconda l’intento di estromettere  i soggetti annoverati tra le “supplenze aggiuntive” previste dal  cosiddetto organico Covid, finanziate solo fino al 30 dicembre 2021 dal decreto Sostegno bis?

Il fatto è che a dispetto dei proclami del ministro Speranza, ripreso con giubilo da Left, sottotitolo “Un pensiero nuovo a sinistra”:   “I ragazzi stanno dando una lezione a tutti, hanno capito meglio degli altri che il vaccino è uno strumento di libertà”, entusiasti che il salvacondotto abbia “portato con sé la prospettiva (e il diritto) di passare finalmente delle vacanze senza troppi rischi per la salute e restrizioni da affrontare”, una scelta condizionata da una pressione che non ha nessuna ricaduta per quanto riguarda la profilassi e la tutela sanitaria, dettata dall’opportunità di accedere a alcune “licenze” arbitrarie, non contiene nessun valore morale e nessuna espressione di senso civico.

E questo vale per i ragazzini intossicati dallo spirito di appartenenza al branco, per le famiglie vittime della propaganda e dalla insistenza dei figli e della cerchia “genitoriale”, ma vale soprattutto per l’esecutivo, le istituzioni, il parlamento che timbra il cartellino del green pass senza dibattito e a maggioranza decurtata dal prolungamento delle ferie,  rivendicando la sua “specialità” che permette l‘esonero dal molesto controllo.

E difatti mentre il ministro Bianchi offre la sua radiosa visione di una scuola teatro della profonda ristrutturazione capitalista dell’istruzione, sempre più aperta alla “cultura d’impresa”: Amazon, Glovo, Mc’Donald?  mentre il piano nazionale per accedere ai fondi del Recovery promette risorse a pioggia per l’educazione digitale, che risponda  a logiche di mercato e modellata sulle esigenze del mondo del lavoro che esige capitale umano specializzato nella ripetizione meccanica di gesti e nell’osservanza delle regole della competizione.

Restano le classi pollaio, che secondo Bianchi sarebbero solo il 3%, grazie al calcolo applicato su quelle con 28 studenti, come se quelle a 27 garantissero garanzie profilattiche e qualità didattica, restano le sedi degli istituti insicure, seppur “sanificate” grazie all’oneroso esborso per le pratiche parassitaria largamente inutili dei brand pandeconomici, sui trasporti, a livello nazionale, regionale e provinciale, non si è intervenuti,  quando a  Milano, tanto per fare un esempio,  la metà degli studenti affluisce dalla provincia.

E che dire delle magnifiche e progressive previsioni del ministro Bianchi che ha promesso 59mila nuove immissioni in ruolo di docenti, quando le cattedre da coprire  sono almeno 113mila? E quando sarebbero almeno 100 mila le cattedre affidate a docenti precari, il cui posto è condizionato  dalle modifiche e variazioni che l’organico di diritto può subire dopo la scadenza delle iscrizioni degli studenti?

Vi avevano detto che sarebbe andato tutto bene, poi le promesse si sono limitate a convincerci che saremmo tornati a quella normalità che era stata considerata l’origine di tutti i mali e adesso era promossa a desiderabile e ragionevole obiettivo. Adesso sappiamo che invece andrà tutto peggio, se il posto che doveva preparare le nuove generazioni a affrontare il domani è senza futuro, una scuola di vaccinati per forza e ignoranti per legge.