Dalla primavera del 2020, gli studi hanno ripetutamente dimostrato che né i bambini né le scuole aperte con insegnamento in presenza rappresentano una minaccia di diffusione del coronavirus, e anche una nuova ricerca pubblicata una settimana fa sul British Medical Journal dimostra che in nessun momento dell’anno scolastico 2020-21 gli insegnanti e i loro familiari hanno avuto un rischio maggiore di ricovero per Covid-19 rispetto ad adulti simili per età lavorativa nei periodi in cui le aule erano piene e funzionanti. La maggior parte degli insegnanti del campione erano giovani (età media 42 anni), donne (80%) e presentavano una bassa percentuale di comorbilità (84%). Il rischio (incidenza cumulativa) di ospedalizzazione in presenza di positività al Covid  non è stato superiore a quello di tutti gli adulti in età lavorativa della popolazione generale, ovvero inferiore all’1 % ( vedi Nota). Insomma gli insegnanti ed i loro membri della famiglia non presentano un aumento del rischio di ospedalizzazione con Covid e anzi hanno fatto emergere un minor rischio di gravi conseguenze. 

Un recente studio del National Records Scotland (NRS) mostra un quadro ancora più chiaro. Per tutti i lavoratori, il tasso di mortalità Covid standardizzato su 100 mila è 23,4 mentre è solo 7,3 per gli insegnanti. Probabilmente grazie a una solida immunità di base ottenuta attraverso precedenti frequenti contatti con altri coronavirus. Al contrario di quanto avviene per  l’influenza  con il coronavirus il contatto con i bambini ha una funzione protettiva anche per gli adulti proprio perché si tratta di un virus più debole e quindi è più facile che ci si immunizzi senza contrarre la malattia. Naturalmente tutto questo non può essere detto apertamente perché libererebbe dalle paure e renderebbe meno facile imporre i passaporti vaccinali e il furto di libertà che viene compiuto a mano armata di covid. Infatti in precedenza altri studi avevano portato più o meno alle stesse conclusioni: in particolare uno condotto in Gran Bretagna che prendeva in considerazione adulti con oltre 65 anni che vivevano assieme a bambini da 0 a11 anni  non ha mostrato alcun aumento di rischio di contrarre l’ infezione o di essere ricoverati un ospedale o addirittura in terapia intensiva, anzi il rischio di morte per covid  (HR 0,75, 95% CI 0,62-0,92) era significativamente più basso.

Ho citato solo qualche studio su decine di ricerche le quali mostrano sostanzialmente il fatto che il contatto dei bambini con gli adulti non porta alcun danno ai primi e non aumenta i rischi per i secondi, anzi li diminuisce significativamente. Una sola ricerca, condotta mesi fa in Germania dal famigerato virologo Drosten ha dato risultati diversi, ma è poi stata ritirata dal suo stesso autore dopo che erano stati rilevati numerosi errori. Tuttavia il “terrore scolastico” era ed è  uno degli elementi chiave per conservare la paura, dettare mutamenti di costume irreversibili e indurre i bambini a considerare normale .ciò che è invece abnorme e questo con la scellerata complicità di molte famiglie e della stesa scuola.  Per questo i media si sono ben guardati dall’accennare agli studi che demolivano le tesi che impongono mascherine, distanziamenti, insegnamento a distanza. Del resto l’ignoranza è alla base della scuola futura ed è dunque un’ottima cosa cominciare con l’ignorare la mistificazione dalla quale siamo colpiti.

Nota Uno degli equivoci sui cui si è basata  la campagna pandemica è quello di considerare un’ ospedalizzazione avvenuta per qualsiasi motivo, anche un semplice incidente, come ospedalizzazione da Covid in caso di positività al tampone, la cui validità diagnostica è stata peraltro radicalmente contestata sia dall’Oms che dal Cdc americano  La stessa cosa vale ovviamente quando si parla di morte per Covid:  perciò quando il tasso di mortalità per Covid, va piuttosto inteso in presenza (forse) di sezione virale attribuita al Sars Cov 2.