Moltissimi, per non dire quasi tutti, hanno molta difficoltà a credere che la narrazione pandemica sia in qualche modo mistificata visto che l’ambiente medico si è prestato a dare credibilità alla versione apocalittica e che anzi si sia attivato per recludere in un recinto di esecrazione i colleghi che non partecipano al culto covidico, minacciandoli attraverso gli ordini professionali o facendogli minacciare attraverso il potere politico. E’ vero che migliaia di medici e di ricercatori denunciano la mistificazione, a insaputa del grande pubblico disinformato a morte dal sistema mediatico, ma la realtà è che alla fine c’è stato un consenso generalizzato della classe medica nell’appoggiare o comunque nel non mostrare dissenso verso una rappresentazione assolutamente antiscientifica e a tratti grottesca di una sindrome influenzale. E’ mai possibile che tanti esperti o considerati tali possano assentire a tutto ciò? Di solito questo è l’argomento principe dei fact checker prezzolati, ma è anche l’argomento più fallace perché in realtà le cose vanno proprio in un altro modo.
Qualche giorno fa nel post – Remdesivir: i despoti della truffa sanitaria – ho fatto la storia di questo farmaco della Gilead ancora in fase di studio che si diceva facesse miracoli contro il Covid, ma che dalle sperimentazioni è risultato del tutto inefficace, tanto che alla fine è stato depennato persino dall’Oms, non prima però di aver fatto incassare all’azienda 900 milioni in vendite sul mercato americano e un miliardo e 200 milioni da un contratto europeo. Bene allora prendiamo questa azienda, particolarmente legata alla fondazione Gates per vedere come vanno effettivamente le cose: questa volta occupiamoci di un altro antivirale, dallo strano nome di Harvoni e dovrebbe servire contro l’epatite C: bene secondo i dati dalla Federal Drug Administration statunitense, in Usa, in Canada e in Portogallo sono stati segnalati numerosi decessi di pazienti in trattamento con questo farmaco, il quale puer essendo di scarsa efficacia e con molti,, pesanti effetti avversi, è stato largamente usato e prescritto. Come mai? Semplice la Gilead ha pagato mance si medici per prescrivere questi farmaci senza che i pazienti fossero informati sui possibili rischi e stando agli incartamenti giudiziari è stata indagata per aver incanalato illegalmente tangenti a fornitori di assistenza sanitaria negli Stati Uniti al fine di aumentare le vendite. Facendo qualche calcolo Il gigante farmaceutico nel 2019 ha pagato almeno 178 milioni di dollari a 21 833 medici e 81 milioni di dollari agli ospedali nei soli Stati Uniti per promuovere e prescrivere i suoi farmaci. Va detto che queste sono le cifre dimostrabili, probabilmente assai inferiori al reale a cui vanno aggiunti un’infinità di gadget, crociere, vacanze, insomma un rutilante giro di prebende peraltro del tutto legali nella medicina di mercato e accettate nella convinzione che i farmaci proposti siano davvero sperimentati a fondo, senza trucchi e senza inganno.
Ma a proposito di epatite C c’è anche un altro e inquietante capitolo da esaminare: il governo georgiano negli anni scorsi aveva varato non si sa bene per quale specifico motivo un piano anti epatite C da 3,3 miliardi di dollari cui hanno partecipato la Gilead e il famigerato Centro per il controllo delle malattie (Cdc) che è il maggior gestore del Covid in Usa, il burattinaio delle segregazioni pu essendo pienamente implicato nel mercato dei farmaci. Il centro vitale di tale piano è stato il laboratorio di guerra biologica Lugar che il Pentagono ha vicino Tiblisi, dove normalmente lavorano fino a 16 ricercatori del Cdc, e già noto per essere stato al centro di un fattaccio che ha coinvolto diplomatici statunitensi implicati nel traffico di sangue umano congelato e agenti patogeni per un programma militare segreto. Ad ogni modo la sperimentazione contro l’epatite C è terminata dopo la morte di 249 persone arruolate nella ricerca. La vicenda non è in diretta correlazione con le dazioni all’ambiente medico, ma mette in risalto l’inestricabile intreccio tra aziende farmaceutiche, centri di controllo, governi e opportuni silenzi del sistema mediatico mainstream.
Dunque ritorniamo alle “donazioni” di Gilead che in fondo potrebbe essere considerata piccola se la si confronta con altri giganti della galassia di Big Pharma come Pfizer o Astrazeneca, ma per la quale le cifre di cui si parla sono comunque spiccioli: quindi possiamo benissimo immaginare la quantità di denaro che corre e con esso anche la determinante influenza nel regolare carriere e posizioni in ogni settore della medicina, da quella di base alla ricerca avanzata. Quindi non ci si deve stupire se un intero mondo tiene bordone a una narrazione pandemica, che vale al minimo 600 miliardi, quando semmai ci si dovrebbe stupire del contrario: è così che funziona il libero mercato della salute e della malattia.
Per quanto concerne una parte della classe medica italiana si può dire che la loro mancanza di libertà e indipendenza di giudizio sia iniziata con le riforme sanitarie dell’ultimo decennio che, con la scusa di evitare gli sprechi, hanno reso imputabile il medico per ogni eccesso di esami o medicamenti che prescrive ai propri pazienti: in altre parole se le autorità di controllo ritengono che, a loro insindacabile giudizio, un medico abbia prescritto troppi esami o farmaci quest’ultimo sarà chiamato a rifondere al servizio sanitario nazionale la “perdita” economica subita.
Ricordo il mio medico di famiglia che qualche tempo dopo l’avvio dell’infame riforma aveva appeso alla bacheca del suo studio un volantino-denuncia dell’associazione dei medici di famiglia in cui si diceva esplicitamente che il governo stava impedendo ai medici di tutelare i propri pazienti come si dovrebbe. Dopo questo singulto di ribellione, che era un mettere le mani avanti o forse una specie di criptico appello ai pazienti perché si unissero a loro in una lotta di comune interesse, non successe ovviamente nulla perché tra i medici, come classe sociale e professionale, e i pazienti storicamente non c’era mai stato altro che un rapporto di potere asimmetrico con la classe medica in alto e i pazienti in basso in quanto massa ignorante e importuna che deve solo ascoltare e ubbidire senza diritto di replica.
Da quel momento in poi è cominciata la triste fase della ricattabilità di ogni medico di famiglia e dunque della facile e praticamente obbligatoria compliance (parola molto di moda oggi e che significa sostanzialmente “obbedienza cieca”) con qualsiasi decisione provenga dalle supreme autorità mediche del nostro paese.
Un’altra pietra miliare nella discesa agli inferi è stata la legge del 2017 che ha reso obbligatoria la multi-vaccinazione pediatrica (10 vaccini diversi!). Secondo il libro “Immunità di legge” di Pier Paolo Dal Monte e Stefano Mantegazza la legge ha addirittura costretto i medici ad accettare il calendario vaccinale anche con la minaccia della radiazione!
Del resto non possiamo stupirci di questa discesa agli inferi della classe medica perché negli attuali inferi sono in buona compagnia assieme a politici, giornalisti, intellettuali, accademici, ricercatori, artisti, celebrities, influencer ecc. tutti accomunati dall’essersi trasformati in propagandisti governativi e dall’aver perso la bussola della razionalità e, in effetti, tutto quanto costituiva la loro reale professionalità, ossia un sapere autonomo da quello imposto dalle autorità governative o ordinali, che a loro volta sono iscritte nel cerchio della governance mondialista per cui, in qualunque nazione sono soggette a pressioni di organismi internazionali, ossia mondialisti, come l’OMS. Alla faccia di chi pensa che non esista un ordine mondiale!
Un’ultima osservazione su quanto scrive Luigi Cocola in uno dei commenti a questo post. Il cosiddetto giuramento di Ippocrate è in uso solo in Italia e non coincide con il testo originale attribuito ad Ippocrate in cui si giura “per Apollo medico e Asclepio e Iga e Panacea e per tutti gli dei e per tutte le dee” eccetera ma è invece un documento che è stato redatto, come scrive testualmente l’articolo italiano di Wikipedia, dal comitato centrale della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO) il 13 giugno 2014 e la cui versione precedente risaliva al 2006. Si tratta però di un testo eminentemente generico, politico e suscettibile di variazioni in ogni momento. Nella versione attuale, che si chiama Giuramento Professionale e non Giuramento di Ippocrate (!), e che è reperibile sul sito FNOMCeo alla voce “Deontologia”, si individuano subito le parti di testo chiaramente condizionate dalle contingenze politiche, in contrasto con l’afflato universalistico nel tempo e nello spazio che dovrebbe contrassegnare un giuramento dotato di un’aura quasi mitica. Guardiamo infatti alcuni esempi di qusti giuramenti “politicamente corretti”:
A) giuro di non intraprendere né insistere in procedure diagnostiche e interventi terapeutici clinicamente inappropriati ed eticamente non proporzionati, senza mai abbandonare la cura del malato
Qui noterò quell'”eticamente proporzionati” fatto apposta per giustificare il rifiuto del cosiddetto accanimento terapeutico proprio quando, al capoverso precedente, il giuramento proclamava invece “giuro di non compiere mai atti finalizzati a provocare la morte”. D’altronde possiamo capire l’imbarazzo semantico di chi, per le ovvie ingerenze governative, deve dire tutto e il contrario di tutto, le formulazioni linguistiche ne risentono e si finisce per avere un collage di parole e di concetti ognuno dei quali se ne va per conto suo.
B) giuro di perseguire con la persona assistita una relazione di cura fondata sulla fiducia e sul rispetto dei valori e dei diritti di ciascuno e su un’informazione, preliminare al consenso (sic), comprensibile e completa
Qui la cosa che non va è che il consenso del paziente è dato per scontato come parte costitutiva della prassi terapeutica normale mentre, come si sa, il cosiddetto consenso non è affatto un vero consenso ma un obbligo mascherato in quanto senza il consenso nessun medico ti opera. E forse non è inopportuno ricordare che il consenso serve a tutelare non il paziente ma il medico e la struttura ospedaliera da eventuali richieste di risarcimento quando le cose, in sala operatoria, non vanno come sarebbero dovute andare.
C) giuro di affidare la mia reputazione professionale alle mie competenze e al rispetto delle regole deontologiche e di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione
In questo giuramento troviamo un riferimento indiretto alla sacralità dell’Ordine e ai suoi poteri punitivi mentre, come è ovvio, il concetto di lesione del decoro e della dignità di una professione è talmente elastico ed aleatorio che permette di sanzionare qualsiasi medico per qualsiasi tipo di comportamento dal farsi fotografare in costume da bagno a scrivere un commento non politicamente corretto sulla sua pagina di Facebook.
D) giuro di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della professione.
Qui ritroviamo una vecchia conoscenza dell’arte retorica moderna applicata al confezionamento di leggi e regolamenti (Costituzione compresa), quella che potremmo chiamare “la valvola di sicurezza”: scrivere tante belle cose e poi, amarus in fundo, chiudere il decalogo dei tredici giuramenti rimandando a norme esterne, deontologiche in questo caso, che per quello che ne sappiamo potrebbero anche essere modificate, sospese, incrementate o ribaltate in qualsiasi momento regalando ai poteri costituiti e a quelli da loro dipendenti come gli ordini professionali una comoda valvola di sicurezza per poter controllare a piacere l’eventuale “pericolosità” delle concessioni appena inserite nella parte “belle promesse” del testo.
Lei scrive: “Il cosiddetto giuramento di Ippocrate è in uso solo in Italia”.
Ciò è assolutamente falso.
Ecco qual è la situazione vera:
“Today, most graduating medical-school students swear to some form of the oath, usually a modernized version. Indeed, oath-taking in recent decades has risen to near uniformity, with just 24 percent of U.S. medical schools administering the oath in 1928 to nearly 100 percent today.”
Peter Tyson, “THE HIPPOCRATIC OATH TODAY”
MARCH 27, 2001
https://www.pbs.org/wgbh/nova/doctors/oath.html
https://www.pbs.org/wgbh/nova/article/hippocratic-oath-today/
Pagine visitate il 10 dicembre 2020
Che poi la forma moderna del Giuramento di Ippocrate sia diversa da quella dell’originale di oltre 2500 anni fa è banalmente ovvio.
Informarsi su Wikipedia non è la cosa migliore da fare, dovrebbe essere, anche questo, banalmente ovvio.
C’è una apposita pagina sul sito della FNOMCeO che è intitolata “Giuramento di Ippocrate” e in cui è riportata la forma classica, cioè antica, di tale giuramento.
https://portale.fnomceo.it/giuramento-di-ippocrate/
pagina visitata il 10 dicembre 2020
Buongiorno, La ringrazio per la correzione ma in effetti io volevo solo riferirmi (ma l’ho espresso nella maniera più sbagliata possibile!) all’uso dell’espressione “Giuramento di Ippocrate”, un uso particolarmente diffuso nel nostro paese e che induce in errore il cittadino non medico.
Penso infatti che 99 italiani su 100 (ma non necessariamente i cittadini di altre nazioni) pensino che esista realmente un testo intitolato “Giuramento di Ippocrate” uguale per tutti, sul quale i medici di ogni paese debbano prestare obbligatoriamente giuramento.
Questa nozione penso sia un pregiudizio imposto solo dalla cultura medica italiana che trova bello dotare il giuramento dei medici di un’aura mitica perché la realtà è totalmente diversa e cioè che ogni nazione adotta un testo più o meno ispirato al giuramento di Ippocrate originario ma in realtà semanticamente non corrispondente all’originale storico.
La verità è comunque che persino in Italia il medico giura su di un testo che si chiama “Giuramento professionale” ed è quindi del tutto improprio riferirsi ad esso come al “Giuramento di Ippocrate”. Nossignori, il giuramento in questione è della FNOMCeO e solo della FNOMCeO e noi dovremmo abituarci a dare ad Ippocrate quello che è di Ippocrate e alla FNOMCeO la responsabilità unica dei testi che scrive e che io ho, ma solo parzialmente, criticato nel mio commento precedente.
Però bisogna dire che alcuni di coloro che hanno fatto il Giuramento di Ippocrate non lo hanno tradito, vedi per esempio qui:
https://twitter.com/drsimonegold/status/1333952093787353092
https://docs4opendebate.be/it/lettera-aperta/