Ciò a cui ci troviamo di fronte non è un’epidemia, ma una crisi cognitiva senza precedenti che è anche quella di un intero sistema vissuto per troppo tempo sulla menzogna pubblica e che non ha altra via d’uscita se non aumentare la posta dell’irrealtà fino al delirio. Che a questo punto non è più la diceria dell’untore o del complottista, ma che coinvolge anche quelle istanze della conoscenza, come la scienza cui ci si rivolge per una parola finale: vediamo esperti che naturalmente non possono esserlo di fronte a qualcosa di nuovo, ma che non vogliono o non possono confessarlo, pena la decadenza dalla posizione di sciamani, che sparano teorie contrastanti quando non palesemente palesemente collegate a interessi di piccola e grande bottega, cambiano idea con la rapidità del vento sulle terapie e suggeriscono misure che essi stessi ritenevano inutili e controproducenti, invocano strumenti che la loro stessa scienza definisce inefficaci per compiacere gli affarucci vergognosi della politica; vediamo dati che nella sostanza parlano di un influenzina, ma presentati come epica strage da una compagnia di guitti della peggiore specie, gente marcia che ci marcia e in mezzo un uomo della strada, confuso, disorientato ancor più di prima, ma privato totalmente della dimensione critica la quale se sopravvissuta alle buone scuole e ai media, si rifugia nelle banalità alternative, nelle farneticazioni più sciocche o nella pura rabbia. Per non parlare dei garanti della Costituzione che fanno carne di porco della stessa come norcini dediti all’oppio parolaio
E’ una sorta di incendio votivo, di penitenza collettiva inflitta da un sistema che non può più mantenere nessuna delle sue promesse, ma che vede di giorno in giorno smascherare le proprie intenzioni, diminuire il proprio appeal ed è costretto a rovesciare il tavolo prendendo a pretesto un virus. Lo fa puntando tutto ciò che ha ancora da giocare sui protocolli della post verità, ossia sul quel modo di sentire che considera i fatti come una questione secondaria rispetto alla narrazione. Ormai l’ho scritto tante volte che mi ci annoio e quindi in questa occasione voglio prendere la cosa da un’angolazione un po’ diversa, più lontana dal baccano e dagli epicedi, in un tentativo di andare alla radice del mondo e dell’epoca che si va chiudendo con questo crollo finale. Un mondo che è nato agli inizi degli anni ’70, in contemporanea con lo sviluppo dell’ideologia neo liberista e che fu tenuto a battesimo da Richard Nixon quando decise la sospensione della convertibilità del dollaro in oro: fu allora che venne meglio definita la struttura su cui ancora regge l’ occidente, ovvero un mondo con il dollaro come moneta di riferimento, gli Usa come azionista determinante nel sistema G8 e la lingua inglese come quella ufficiale.
Quest’ultima cosa ha avuto un bel peso nel favorire l’adozione della post verità come strumento di governance e di educazione intellettuale: noi siamo abituati a concepire la verità come riferimento corretto a fatti o eventi e la parola stessa, attraverso il latino, deriva dalla radice sanscrita “vrtta” ossia, fatto o accadimento, mentre la parola inglese Truth deriva dal protogermanico “treuwaz” che significa fede e/o fedeltà a qualcosa. In tedesco vivono entrambe le radici ovvero Wahrheit che allo stesso valore di vero fattuale e Treue che significa fedeltà, ma in inglese le due cose si sono sovrapposte e la verità implica in sublimine lealtà verso qualcosa che può essere una scuola di pensiero, un regime politico, un clan, un’educazione, una tesi ufficiale, un’ideologia, una standardizzazione o anche un insieme di regole, insomma qualcosa di molto diverso se non diametralmente opposto a ciò che noi semanticamente intendiamo. Tanto che nel gergo politico americano un’espressione “truth squad”, ovvero squadra della verità è piuttosto comune. Non stupirà sapere a questo punto che anche l’espressione fake news ha più il significato intrinseco di notizia sleale che di notizia falsa. Fake è infatti un lemma che nasce nello slang della criminalità londinese alla fine del ‘700, modellato su feague a sua volta derivato dal tedesco fegen, che in sostanza vuol dire cancellare. Insomma più che false notizie vuol dire notizie da cancellare. E non si può notare come l’etimologia corrisponda esattamente a questa dinamica che si vorrebbe nascondere: notizie da cancellare perché sleali vero una narrazione ufficiale.
Alle volte stupisce la semplicità e al tempo stesso la complessità della comunicazione di cui fa pienamente parte anche il povero virus a cui hanno messo temporaneamente la corona.
Si può vedere:
Si può leggere:
https://comedonchisciotte.org/sorveglianza-digitale-per-salvare-il-paese-e-il-mondo/
Nel breve termine, ci saranno gravi perdite in molti settori industriali, poiché molti dei loro clienti si ridimensionano o falliscono e noi entriamo in recessione.
Ma a lungo termine, vedremo cambiamenti nella natura del lavoro e nella socialità umana che sembrano più vicini ai nuovi e coraggiosi mondi della fantascienza rispetto alla nostra realtà pre-coronavirus.
I giganti della tecnologia stanno probabilmente festeggiando e la chiave del loro successo sarà la nostra quarantena.
Con la ripresa dell’economia emergerà un mondo diverso, un mondo in cui la tecnologia media una proporzione di gran lunga maggiore della nostra vita rispetto a quanto qualsiasi ideologo della Silicon Valley avrebbe potuto sognare in precedenza.
Uno degli asset intangibili più importanti è il dato, che oggi viene trattato come capitale nella maggior parte delle grandi imprese.
Il valore risiede nei dati diretti e triangolati sul comportamento dei lavoratori e dei consumatori provenienti da aziende collegate digitalmente.
Vengono utilizzati per il marketing mirato, ma sempre più spesso per formare il crescente numero di algoritmi di apprendimento automatico che alimentano le applicazioni di intelligenza artificiale attraverso la produzione e il consumo.
Questi dati hanno valore perché possono permettere alle aziende di anticipare i cambiamenti dei mercati, di manipolare i comportamenti dei lavoratori e dei consumatori e di essere utilizzati per la sorveglianza di massa da parte delle imprese tecnologiche e degli Stati.
http://www.intotheblackbox.com/articoli/perche-la-silicon-valley-ama-il-coronavirus/