sAnna Lombroso per il Simplicissimus

A Roma è da sempre in voga una frase che offre una interpretazione pop della teoria della psico-star Matte Blanco sulla “bi-logica”, per definire contraddizioni e incoerenze quando assumono la rilevanza di una patologia: fa pace cor cervello!

Viene buona anche per autorevoli personalità del contesto politico quando vogliono ad un tempo essere forza di governo e opposizione, critici e critici della critica, castali e fieri avversi di prerogative esclusive  delle quali si trovano provvisoriamente a godere. Proprio ieri una consigliera circoscrizionale 5Stelle di Torino lancia su Fb un dolente appello nel quale denuncia, ma va detto che l’ha fatto anche in via più ufficiale, le intimidazioni cui è stata sottoposta da parte di agenti di polizia in borghese durante uno sfratto eseguito con l’intervento della forza pubblica. La signora che sarebbe intervenuta per mettere la sua figura di rappresentante eletta al servizio della difesa dei diritti della donna, coartati alla presenza dei due figli minori, racconta con toni accorati di essere tuttora spaventata dalle possibili reazioni degli esuberanti poliziotti indifferenti al suo ruolo pubblico, tanto da temere di uscire di casa e addirittura di essere intenzionata a cambiare la tinta della chioma, ora rossa, per essere meno facilmente riconoscibile. Ma ciononostante invita tutti i followers a fare come lei, a battersi contro le ingiustizie rese più inique se sono commesse da chi, indossando una divisa ma anche no, dovrebbe invece tutelarci.

E vuoi non dirle “fa pace cor cervello”? nella città governata dalla sindaca Appendino si stava compiendo un procedimento secondo un iter previsto dalle leggi vigenti e in fieri, e che viene diffusamente percorso in forma per così dire bipartisan in tutti gli insediamenti urbani ugualmente afflitti dal fenomeno delle occupazioni abusive da parte di senza tetto. E ancora più nella Capitale dove la sindaca 5stelle è usa ricorrere al prefetto e al Ministro dell’Interno concordi nell’effettuare un’operazione di difesa degli interessi di tutti, intesi come beni ben più che come diritti, si tratti di quelli abusati dai Casamonica o da poveracci richiedenti asilo, purchè non siano alloggiati in stabili generosamente concessi da precedenti amministrazioni. Solidali con la Raggi sono i suoi elettori e simpatizzanti, ma anche non del tutto a sua insaputa un’opposizione feroce soprattutto nel condannare i suoi oltraggi al bon ton più che quelli alla democrazia, recati tramite abito da eroina della lettera scarlatta in una celebrazione dello sbarco dei padri pellegrini. O per il suo albero di Natale che offende il decoro e compromette, quello sì,  la reputazione della città eterna.

E vuoi non dirle “fa pace cor cervello”? in attesa che tutto si tenga soprattutto l’eclissi del populismo 5Stelle da un’auspicata larga intesa tra il possibile segretario Minniti e il ministro della ruspa, sulla stessa lunghezza d’onda nel legittimare, quando non favorire, la paura, la diffidenza, l’odio, nel dare enfasi a un ordine pubblico, pilastro della sicurezza, tramite l’espulsione forzata di tutte le presenze che offendono l’occhio della gente perbene, nell’attribuire doverosa priorità alla repressione con l’azzeramento delle garanzie costituzionali, cominciando dagli stranieri per estendersi agli stranieri in patria, il movimento, del quale la combattiva cittadina fa orgogliosamente parte, vota nell’esecutivo e in Parlamento a favore delle misure dell’indegno tanghero, in piazza e sui social se ne distingue. Non piace loro la pistola facile, ma devono dirle di si, non piace loro l’uso della forza contro inermi cittadini, ma devono dirle di si, non piace loro il controllo dei documenti a fine intimidatorio per i partecipanti a una manifestazione, ma devono dirgli di si. Proprio come dicono si ai diktat che vengono dall’alto ma pure dalla loro destra, ammesso che abbia un senso riferirsi ai punti cardinali:  perché è proprio come il razzismo che risveglia reazioni di disgusto finché l’altro non ti tocca nei tuoi punti deboli, a cominciare dal portafogli, qualsiasi sia il colore e l’etnia dell’altro,  se ti supera legittimamente nella graduatoria dell’asilo, se è una zingara che ha tentato di borseggiarti sul tram, se è un nero che bighellonando (ipotesi di reato conclamata dal decreto sicurezza firmato da Mattarella) svaluta il quartiere in cui abiti e la tua proprietà.

E vuoi non dirle “fa pace cor cervello”? se la legittimazione della forza e della violenza usati nell’interesse più privato che pubblico, sdogana la prevaricazione, la prepotenza, da chiunque vengano esercitate, se il Parlamento ha accettato che ne subissimo la indebita pressione riducendo al di sotto del minimo sindacale il reato di tortura, se viene concesso l’abuso di legittima difesa, dando voce a un visionario delle rapine che spara e ammazza temendo il furto delle gomme, se siamo chiamati a contribuire all’acquisto di armi e a farci occupare militarmente in previsione di impiegare quella forza e quella violenza su larga scala, costituendoci in qualità di esercito di conquista rapita e morte e al tempo stesso come potenziali vittime civili soggette alla prima rappresaglia.

E se tutto questo altro non fa che autorizzare forze dell’ordine frustrate e ricattate economicamente a rifarsi delle umiliazioni, offrendo alle mele l’opportunità di marcire a rigor di legge, suscitando quell’anima nera, quel lupo  che alberga in tutti gli uomini, al quale il potere sa parlare con il verbo della vendetta, della ripicca, del sopruso e dell’ingiustizia in mancanza di quello della giustizia, del rispetto e della libertà.