Proprio nell’anno dell’Expo e a riprova della sua inutilità se non per gli speculatori del cemento, arriva la grana del latte in polvere, condensato, rigenerato che in Italia non può essere utilizzato per la produzione di formaggi e latticini. L’Europa, aizzata dalla Lega, dai produttori di latte che ci hanno fatto pagare le loro multe e dalle industrie alimentari ( un trio che è una radiografia impressionante) ci vuole comminare una multa per aver mantenuto questo più che ovvio divieto in nome della concorrenza e delle schifezze francesi e tedesche che vengono smerciate nel Bel Paese e fatte appunto con latte a basso costo che proviene dai Paesi dell’est o con quello di qualità peggiore delle stalle locali.
Ora a me interessa poco il dibattito messo subito in piedi dalle lobby, che vede contrapposti coldiretti e grandi industrie alimentari: le argomentazioni con cui viene appoggiato il diktat europeo sono roba per gente di bocca buona, capaci di bersi ogni cosa. Il fatto che si possano liberamente importare yogurt e formaggi fatti con il latte rigenerato (ma la cosa non compare in etichetta) , non significa nulla perché appunto il consumatore proprio per questo potrebbe essere indirizzato su prodotti più genuini. Che poi le produzioni Dop rimarrebbero intatte è una di quelle affermazioni dove la verità serve solo a nascondere una menzogna grande come una casa: perché basta semplicemente produrre qualcosa di simile, chiamarlo non grana padano, ma Padan Padan e il gioco è fatto. Cari lobbisti, non prendeteci per scemi: dopo un po’ i prodotti buoni andrebbero alle stelle e la massima parte delle persone non avrebbe altra scelta che il prodotto di serie c.
La cosa interessante di tutto questo è la logica che viene imposta e la miserabile cecità strategica dei nostri padroncini e della classe dirigente nel suo complesso. L’Europa in pratica sostiene che siccome in altri Paesi, grazie a Bruxelles, si produce merda (non saprei come definire altrimenti l’uso di un prodotto in sé potenzialmente ottimo, ma usato in maniera totalmente impropria) sarebbe una violazione della parità di comportamenti non farlo anche in Italia. E così anche se la norma italiana non è formalmente una infrazione, bisogna comunque far sparire il divieto di fare prodotti caseari con il latte in polvere delle steppe sarmatiche (quello che costa meno) perché sarebbe uno sfregio alla libera concorrenza. Verso il peggio, ovviamente, ma questo non facciamolo sapere in giro che se no la madonnina delle castronerie economicistiche piange.
La seconda cosa che colpisce è che per arraffare qualche profitto immediato l’industria alimentare, sottoposta al regime di una moneta aliena, dimentica l’eldorado che avrebbe di fronte se fosse l’unica in Europa a produrre con un minimo di qualità di base, cioè con latte fresco e un minimo di riguardo al territorio e alle sue peculiarità. Insomma qualcosa che non abbia un sapore (parole grosse) standardizzato. Ci si lamenta, spesso a sproposito, delle contraffazioni, ma l’unico obiettivo visibile è di fare anche peggio dei contraffattori: manca la visione strategica e la capacità di produrre qualità che al contrario è sentita come una palla al piede e non come un’opportunità. Per questo il grande affare è imitare i contraffattori.
Ma del resto in un Paese contraffatto, con un Expo contraffatto è il minimo sindacale.
Ritengo che nella concezione attuale di governo “democratico”, i mezzi e gli attrezzi per prevedere, precedere e difendersi dall’attacco dell’ 1% non esistono e non potrebbero sopravvivere anche se ci fossero. Come ben sappiamo lo spirito razionale muore appena si diluisce nella massa.
Quanto sta succedendo era gia’ implicito (sia pure in termini generali), nelle elezioni di Reagan in America e di Thatcher in Europa – entrambi eletti tra gli osanna di milioni di imbecilli.
Quindi piu’ che una strategia incentrata al particolare, sembrerebbe piu’ logico concentrarsi su una strategia ideologica rivoluzionaria. Purtroppo il termine “rivoluzione” fa subito venire in mente caos e sangue, ma il sangue e’ l’ “ultima ratio.” Peraltro la rivoluzione violenta (al contrario) e’ gia’ in atto da tempo, specialmente negli US of A, dove episodi di assassinio di cittadini da parte della polizia sono ormai cosa abituale e giornaliera – di cui la gente si e’ resa conto recentemente solo grazie ai videos. E dove e’ piu’ semplice (e redditizio) incarcerare il povero, invece di trovargli un lavoro. Due milioni emmezzo di gente in galera – con numerosi casi di condanne a vita per crimini non violenti, come il shoplifting di un panino al supermarket. E dove quasi 50 milioni di gente deve ricorrere ai buoni poverta’ per togliersi la fame.
Dovremmo orientarci verso una rivoluzione radicale di ideologia, alla Jan Huss di Boemia. Con riforme persino impensabili al momento sulla formazione dei partiti e sui criteri di scelta dei rappresentanti, sulla giustizia, educazione etc. Per esempio l’estrazione a sorte dei rappresentanti politici e con stretti limiti di tempo in carica.
Persino il nuovo Jan Huss potrebbe essere scelto a sorte tra possibili candidati. E con l’aspettativa che i primi tempi post-rivoluzionari sembreranno piu’ (materialmente) intollerabili perfino del presente.
L’alternativa e’ quella di scivolare fino in fondo, giorno per giorno, vedendo quel che succede ma inabilitati ad agire – come e’ successo in Grecia, ma non troppo diversamente a Cipro, Portogallo etc. Suggerirei il seguente video, un po’ lungo ma molto illuminante sulla faccenda greca – dove uno sparuto gruppo di Greci si e’ arricchito a dismisura, proprio grazie alle “riforme” che stanno mettendo letteralmente milioni sul marciapiede.
https://www.youtube.com/watch?v=BLB3uu1IXM0&feature=youtu.be
Stare in Europa, ossia l’aver scelto il rigetto della propria patria e nazione, significa non avere più la possibilità di difendere neanche il più piccolo degli interessi nazionali. In Europa comandano i più forti, come nella jungla. E noi non facciamo parte di quel club.
Però a chi volesse protestare Renzi, Merkel, Juncker e soci potrebbero rispondere: “Ma scusateci tanto, cari cittadini, avete fatto di tutto per abbandonare il vostro stato nazionale ed entrare nell’Unione Europea e oggi, a distanza di anni se non di decenni, vi mettete a protestare? Dovevate pensarci prima, sprovveduti che non siete altro!”
E avrebbero completamente ragione.
PS Ecco perché bisogna accorgersi delle cose per tempo, anche venti o quarant’anni prima. I piani che il regime mondialista ha per noi vengono sviluppati nell’arco dei decenni, non delle settimane o dei mesi. La maturazione è lentissima ma arrivati al punto di svolta tutto procede poi con una velocità mozzafiato. Teoricamente oggi non dovremmo tanto preoccuparci di quello che ci sta succedendo in questi ultimi anni e che non possiamo in alcun modo evitare ma di quello che ci stanno preparando per il prossimo cinquantennio. Pianificare il futuro è prerogativa dei potenti, subire il futuro è il destino dei popoli. Per sfuggire al fatalismo che ne deriva, non c’è altro da fare che metterci a pianificare il futuro anche noi. Ossia non limitarci a commentare l’esistente ma creare ciò che ancora non esiste. Come fanno i nostri attuali padroni.