
Anna Lombroso per il Simplicissimus
Periodicamente la Corte Costituzionale ci fa sapere che viviamo nell’illegalità.. noi lo avevamo sospettato, ma fa una certa impressione avere la conferma che alcune delle leggi che dovrebbero regolare le nostre esistenze pubbliche o private, prodotte e adottate da un Parlamento del quale è stata contestata la legittimità, non sono compatibili con l’impianto normativo che si poggia sulla Carta. Resta la soddisfazione di assistere al paradosso di veder dichiarare incostituzionali leggi firmate in ultima istanza dal monarca che nello sfoggiare l’ermellino, rivendica il ruolo di tutore e garante della Costituzione che con uno stuolo di mandanti, adepti e servitorelli, sta smantellando.
Ieri la Corte ha dichiarato l’illegittimità della norma della legge 40 che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta, facendo cadere anche una delle ultime proibizioni stabilite dalla legge 40 sulla procreazione assistita. Restano ancora irrisolte alcune questioni: il divieto di accesso alle tecniche di fecondazione assistita per i single e le coppie dello stesso sesso, il divieto di utilizzo degli embrioni per la ricerca scientifica e revoca del consenso e infine il divieto di accesso alle coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche, oggetto della questione di costituzionalità sollevata dal Tribunale di Roma, dopo la sentenza di condanna della Corte Europea dei diritti dell’uomo dell’agosto 2012 nei confronti dell’Italia. Chissà che smacco per il presidente del Consiglio, che ancora una volta l’abbiano avuta vinta i professoroni, i soloni, quelli che studiano e indagano sulle ragioni e i torti, avanzi ammuffiti e ostacoli al libero dispiegarsi della sua modernità, che annovera tra le sue cifre l’invadenza nelle vite private per esercitare indebite pressioni, mostrare muscolarità, ma soprattutto per appagare gli appetiti insaziabili di un sistema privato poliedrico che ha come brand la vita e la morte in tutte le loro manifestazioni. In questo caso il business di arricchisce anche della componente turistica, se qualcuno è costretto a andare a morire in Svizzera, potendoselo permettere, sono migliaia le coppie dei viaggi della procreazione: solo in Spagna il 63% degli aspiranti genitori che ricorrono all’eterologa sono italiani.
Certo all’affaccendato e pragmatico leader si addice più della ragione e del sapere, l’egemonia dispotica dei nuovi sacerdoti della giurisprudenza, quel ceto costituito da giuristi e avvocati, dai grandi studi internazionali che predispongono principi, valori e regole del diritto globale su incarico delle multinazionali, in grado di trasformare una mediazione tecnica in una procedura sacralizzata. Così la teocrazia del mercato officiata dal potere politico e dalla religione hanno dato forma a quella mercificazione del diritto e della giustizia che apre la strada al commercio delle vite, delle convinzioni, delle scelte e dei diritti fondamentali, in tutti i contesti, dal lavoro all’istruzione, dalla cura alla morte.
Se da ieri non potrà mai più essere emanata dal Parlamento una legge che preveda il divieto di fecondazione di tipo eterologa, da ieri si sono alzate le grida e le invettive di quel mondo oscurantista e autoritario che si trincera dietro un credo di natura confessionale, ma che ha come istinto al repressione dei diritti, tutti, in modo che diventino prerogative selezionate, elargizioni benevole, monopolio di chi se lo può permettere.
Al centro delle proteste la difesa del diritto del nascituro, un domani, di conoscere i genitori naturali. È una strana concezione di famiglia, di amore genitoriale, di trasmissione di valori, di educazione quella che attribuisce un’importanza fondamentale all’incontro storico in un futuro di un ragazzo con un donatore che ah contribuito magari grazie al sostegno operativo di un film con Rocco Siffredi o della compulsazione di una rivista specializzata, sancendo una discutibile “parità” tra genitori biologici e genitori sociali. Ma tutto serve per esercitare uno strapotere generato dalla ipocrita adesione propagandistica a principi incivili, o giustificati da un’appartenenza confessionale a una fede che annovera invece tra i suoi capisaldi la compassione, la solidarietà, l’amore e la cura degli altri, insomma la pietas. Ipocrita perché non è possibile non dare ragione all’amara considerazione di Rosa Luxemburg: dietro ogni dogma c’è un affare da difendere. .
Non sono credente, anzi sono irriducibilmente non credente, ma amo molti dei valori che le religioni tendono a propugnare e che il capitalismo, per i propri fini commerciali, ha messo in crisi. A maggior ragione non ho simpatia per la compravendita di materiale genetico a fini riproduttivi. Parlare di DONATORE quando si tratta nel 99% dei casi di un VENDITORE (e, sul versante opposto, di un COMPRATORE) mi sembra equivalga a utilizzare la stessa prassi linguistica con cui la guerra oggi viene definita MISSIONE DI PACE o i tagli brutali di stipendi e di posti di lavoro si propongono sotto l’asettico nome di SPENDING REVIEW. Ossia si tratta di manipolazioni retoriche il cui scopo è quello di mascherare il più possibile la non eticità di un modo di fare dandogli la veste più nobile possibile. Però la mia valutazione è puramente personale. La esprimo giusto per far capire che non ho paura di contraddire lo spirito del tempo, che ha accuratamente abolito dal proprio vocabolario concettuale la parola “etica” sostituendola con “politica” o con “legalità”. Che poi sia la mia etica (e magari di altri 4 miliardi di persone) non ha una grande importanza, ognuno è solo sul cuor della terra e combatte per le cose in cui crede.
Quello che vorrei dire, invece, è che a parte le convinzioni personali su cui c’è ben poco da discutere, non credo che si debba assegnare alla Corte Costituzionale la prerogativa di saperci dire ex post se viviamo o non viviamo nell’illegalità. Questa deificazione della legge mi lascia perplesso. Abbiamo capito o non abbiamo capito che la legge non esiste per tutelare noi, ma per tutelare “loro”? Storicamente, ma anche in qualsiasi paese la legge si formi, non rispetterà mai i criteri che sarebbero utili per il cittadino: assenza di input delle lobby nel meccanismo di formazione della legge, certezza che la legge non è un cavallo di troia per far passare disposizioni che favoriscano gruppi o individui particolari, chiarezza e univocità del dettato legislativo, strettissima escursione interpretativa per impedire a giudici diversi di emettere verdetti opposti, costituzionalità implicita (che si ottiene facendo valutare la costituzionalità della legge PRIMA e non DOPO la sua entrata in vigore), totale coordinamento con le altre disposizioni di legge per assicurare che non sorgano conflitti tra norme, necessità che la legge sia dibattuta in aula e senza bypassare la discussione in parlamento con il ricorso alle commissioni parlamentari o tramite lo strumento antidemocratico per eccellenza che è il ricorso alla fiducia.
Ma stiamo parlando di un libro dei sogni. Se le leggi fossero veramente come devono essere, non ci sarebbe più bisogno di così tanti avvocati e di così tanti giudici. Ma chi perderebbe veramente il posto sarebbe la coorte di lobby nazionali e internazionali che sono il vero motore della generazione di leggi a flusso continuo.
Neppure la Corte Europea si sottrae a questa logica. E poi, Anna, non si può dire che quest’Europa non ci piace e poi appellarsi alla Corte Europea come a un’autorità di rango superiore super partes. Io non credo più a questa Europa, la considero un’entità antidemocratica e totalitaria che agli ordini degli Stati Uniti sta implementando delle politiche di genocidio economico di intere nazioni e quindi non la riconosco come un soggetto giuridicamente valido neppure quando la sua corte suprema emette delle sentenze che, magari, sono in linea con quanto penso. Tutte queste corti supreme, poi, sono poi le corti più politicizzate, più compromesse con i poteri dominanti, e nessuna di esse possiede la magia alchemica di rendere inossidabili neppure le proprie sentenze: tutto ciò che dicono oggi sono pronte a rovesciarlo e smentirlo domani con un’altra sentenza di pari valore, che durerà finché vogliono i poteri superiori. Non ci si può far niente. Non esiste certezza del diritto, esiste certezza dell’ingiustizia fatta o patita secondo criteri morali personali. Tutto il resto è politica nel peggior senso della parola, che è poi l’unico senso di questa parola.
Mi scusi…. detto con molta umiltà. Lei ,signora Lombroso, è favorevole o contraria?
Si, certo. La famiglia. C’e’ chi ha vissuto e ricorda il “Natale a casa Lombroso” e chi si dovra’ accontentare. Chissenefrega, per l’ideologia dei diritti, questo ed altro.
Ma a proposito di famiglia, mi sembra giusto ricordare la straordinaria affluenza alle elezioni delle Mamme e dei Papa’ Afgani, che si sono mobilitati per togliere i preti Talebani dal futuro dei loro figli. Genitori con la G maiuscola, altro che provette.
(..ben trovata.)