Il magnifico risultato raggiunto dall’Europa tradita proprio da chi per esaltarla di continuo non ne ha avvertito e combattuto le deviazioni , è un profondo, probabilmente irrimediabile, ritorno al passato. Così mentre nel cuore del continente la Germania torna a dettare legge, all’estremo orientale del mediterraneo si sta sviluppando il progetto neo ottomano di Erdogan e all’estremo occidentale la Spagna sembra tornare ai margini della civiltà continentale, a covare un franchismo isolazionista e ultra cattolico. Il governo Rajoy, aiutato in tutti i modi ad insediarsi come guardiano dell’austerità, usa la forza di cui può disporre grazie alla sottomissione ai diktat finanziari, per scopi tutti suoi e avviare il Paese su un sentiero di regressione nazionale.
Lo ha fatto con una legge sull’aborto che è un pretesto per imporre un’involuzione sociale apertamente sostenuta dalle gerarchie cattoliche con l’appoggio del buon Francesco che predica benissimo, ma razzola esattamente come i suoi predecessori e forse anche peggio (vedi qui). Involuzione che è poi il presupposto per un rapido ritorno a un regime oligarchico. Lo denuncia il testo stesso della legge che alla proibizione pressoché assoluta dell’aborto anche in presenza di gravissime malformazioni del feto, lo permette invece in caso la gravidanza sia frutto di violenza. Ora questo – giusto o meno che sia – è in evidente contrasto con le tesi teologal -vaticane e dei partiti della vita: cosa c’entra il feto, la persona in potenza, la morula, già dotata di anima con le circostanze del suo concepimento? E perché soltanto in questo caso la voce della donna può essere ascoltata? E evidente che l’obiettivo vero è quello di rimettere al centro della società spagnola la famiglia patriarcale e padronale: la violenza più che un oltraggio alla donna si configura perciò come un affronto a questa concezione della famiglia e dell’ordine sociale immobile.
Non si spiegherebbe altrimenti come una legge che si mette sotto i piedi la coscienza delle donne, la dignità delle persone, che costringerà a una vita di pena inenarrabile le vittime ultime dei talebani clericali, trovi tuttavia uno spazio angusto solo ed esclusivamente per la violenza. E infatti – come prova del nove – le minorenni rimaste incinte dopo uno stupro dovranno comunque ottenere il benestare della famiglia per un eventuale aborto entro le 14 settimane. Il concetto di famiglia nucleare padronale è salvo.
In effetti l’aver aggredito l’aborto è solo un modo per dare il là alla regressione sociale attraverso un elemento di grande emotività nel quale è facile nascondere il lucido intento di tornare a una società autoritaria. Così a oltre un secolo e mezzo di distanza viene ancora buono il brindisi di Rossini, che dopo una cena a Parigi con patrioti italiani sollevò il bicchiere e propose un cin cin alla Spagna. E di fronte alla perplessità degli invitati spiegò: “Brindo alla Spagna perché se non ci fosse l’Italia sarebbe ultima in Europa”.
Bisognerebbe anche guardare ai risultati ottenuti. Il caso polacco – pur orrido per certi versi – fa ridere il pianeta da decenni. Non hanno figli, e quelli rimasti scappano all’estero: sulla carta dispongono della normativa più bigotta ed arcaica in tema di famiglia e procreazione. Ma la pratica è sempre diversa dalla teoria e dalla legge scritta.
Firmare leggi e decreti non sempre basta per ottenere risultati pratici. Questa storia dei divieti di abortire poi è fenomenale: come impediranno alle donne spagnole di procurarsi qualche pillola? Onestamente mi pare una propaganda un po scolorita. Finirà come in Polonia: tanti proclami e pochi figli.
Volevo solo precisare che non si tratta ancora di una legge esecutiva ma di un progetto di legge varato dal governo Rajoy che potrà essere ancora discusso e modificato in sede di approvazione parlamentare.
Nel DNA del Partito Popolare spagnolo c’è sicuramente il franchismo e il clericalismo, ma è un partito sostanzialmente svuotato, vampirizzato che, come i socialisti, ha come comportamento politico più evidente la smania di suicidarsi e far largo ad altre formazioni, come l’UPyD di Rosa Diez o Ciudadanos in Catalogna.
In Spagna si vede molto bene il gioco delle parti tra destra e sinistra anche se sostanzialmente sono la stessa cosa. Ognuno dei due maggiori partiti ha avuto il compito di reprimere le ragioni profonde della propria base e di fare una politica bipartisan imposta dall’alto. Ogni tanto sia il popolare Rajoy che il socialista Rubalcaba si prendono delle rivincite platoniche con annunci roboanti che poi, esaurito l’effetto annuncio e il rincuoramento della propria fazione, verranno rimessi puntualmente nel cassetto.
Rajoy, per esempio, fa finta di tuonare contro l’indipendentismo catalano ma in realtà non ha fatto nulla per contrastarlo nella pratica salvo aumentare ripetutamente la dotazione finanziaria della Catalogna e accordarle dei continui trattamenti di favore che fanno ingelosire le altre autonomie.
Ricordo l’anno scorso un generale della vecchia guardia che all’annuncio fatto da Artur Mas della imminente richiesta indipendentista aveva minacciato l’uso dell’esercito e che venne tacitato nel giro di sole 48 ore.
Anche la recente controversa legge mirante ad accordare agli ispanoparlanti di Catalogna uguali diritti all’istruzione obbligatoria nella propria lingua è stata varata ma non è affatto applicata. E’ evidente così che l’indipendenza della Catalogna è un processo pilotato dall’alto e, come tale, irreversibile. Però si fa finta che irreversibile non sia, salvo poi non muovere un dito per impedirlo. Chi condivide la mia impostazione potrà godersi maggiormente la farsa che non è ancora giunta in dirittura d’arrivo.
Un altro processo pilotato dall’alto è stato la liberazione dei membri dell’ETA che erano stati condannati a pene di centinaia o anche migliaia di anni, pene che una recente sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani ha giustamente considerato illegale. Rajoy sapeva benissimo di andar contro alle intime fibre della sua base nell’aderire passivamente a una decisione della Corte Europea che, volendo, avrebbe potuto anche essere appellata. Nel giro di pochissime ore dalla sentenza, tra l’altro, uscivano di prigione i primi etarras che l’elettore di destra considera essere solo dei biechi assassini. La levata di scudi contro Rajoy è stata unanime tra militanti e simpatizzanti, in pratica la mossa ha definitivamente distrutto le speranze del Partito Popolare di poter vincere alle prossime elezioni.
Per queste considerazioni, penso che anche questa infausta legge sull’aborto finirà per essere approvata in una forma attenuata e comunque non verrà applicata. La Spagna è un paese dominato dalle regioni autonome che fanno praticamente quello che vogliono qualunque sia la legge vigente. E le regioni autonome, perfino quelle rette dal Partito Popolare (cioè quasi tutte), non saranno certamente d’accordo con questa legge.
Francamente non mi convince la tesi che, una manovra di restaurazione socio-politica, faccia perno su una questione così controversa, ma comunque secondaria, come l’aborto… non è “lasciando nei guai” una dozzina di minorenni svampiti all’anno, che si restaura!
Tuttalpiù, questo è un modo efficace per dare ulteriore impulso all’utilizzo dei preservativi… cosa assai lodevole!