laura-boldrini-walter-243262E’ un post delicato questo. Perché per nulla al mondo vorrei rischiare di far rizzare i capelli in testa alla maestrina del Parlamento e mettere così a rischio quelle acconciature turgide che alludono e preludono alle imponenti cotonature delle dame della grande borghesia padrona che cominciano a svettare i mezzo alle calvizie maschili. Una borghesia alla quale, nella sua versione provinciale e  fondiaria la signora Boldrini appartiene, permettendosi di comprare intere chiesette d’or mentre un numero sempre più grande di italiani vive di opere di carità.

Lavorassi al Giornale o a Libero, immediatamente mi verrebbe in mente la maestrina dalla penna rossa, vista la sua incongrua appartenenza a Sel, solo che qui bisogna essere gravemente daltonici per vederlo quel rosso, rimane solo la mano di amaranto dato molto tempo fa e che stride come un urlo di fronte a un vivo senso del potere, quello stesso che le fa prendere atteggiamenti didattico – ridicoli o mettere in castigo i cinquestelle saliti sul tetto del Parlamento per difendere la Costituzione. Essi si sono macchiati del grave delitto di aver violato l’etichetta e i regolamenti, hanno versato il the delle cinque sul tappeto e per giunta non sanno nemmeno citare i libri mai letti. Che gentaglia.

Non so in virtù di quali competenze o meriti la signora Boldrini sia stata per molti anni  portavoce in Italia del commissariato Onu per i rifugiati e mi viene in mente solo l’intenso viaggiare di una ragazza molto agiata con tante conoscenze di famiglia, con tanta voglia di fare facili esperienze con le spalle ben coperte e poi finita dritta alla Rai e infine nel fatato e generoso mondo delle Nazioni Unite. Fatto sta che dopo la sua ascesa alla presidenza della Camera, i problemi dei rifugiati in Italia sono praticamente scomparsi, come fossero neve d’agosto o un fastidioso tema che finalmente si può mettere da parte. Non so cosa abbia fatto di concreto in 24 anni perché di questo non si conosce praticamente nulla, salvo le scarne notizie ufficiali che parlano di generiche “missioni”. Perfino il materiale iconografico reperibile in rete non contiene che due o tre immagini di esotico affratellamento e dire la rete pesca anche i pesci più piccoli. So però che la signora Boldrini negli ultimi tempi, è stata molto lesta e puntuale nell’esaltare la bontà della Turchia che ospitava 65 mila presunti rifugiati siriani, che dalle testimonianze si sono poi rivelati combattenti della guerra civile addestrati dagli Usa e che è stata immediatamente e entusiasticamente favorevole alla guerra in Libia.

Errori ne facciamo tutti, ma insomma dopo 23 anni all’Onu possibile che fosse così difficile scorgere dietro quell’operazione qualcosa che non funzionava? Che la la cacciata di Gheddafi non avesse alcuno scopo umanitario e fosse invece funzionale agli interessi della “macchina liberista”? Perciò l’impressione è di trovarmi di fronte a molte parole e pochi fatti, a una sorta di parete funzionale sulla quale l’allestimento umanitario è montato  con perni mobili, pronto a lasciar trasparire un fondo elitario e conformista: sinistra formale, anche più spigolosa del dovuto, ma sostanza di banal borghesia complice. Una doppia personalità che si rivela nel formalismo accidioso, negli enfatici modi da preside – maestrina, nell’autotutela della propria “importanza” priva di qualsiasi esprit de finesse come accadde nell’episodio della falsa foto nuda, nell’ipocrisia tuttacasta di girare con una macchinona assurda, ma “solo per necessità”. Con quelli di Sel che per difenderla scambiano un’auto di media cilindrata come la Delta per una utilitaria, del tutto ignari che la versione base vale due anni di stipendio netto di un operaio. E un mese di Onu, ma con qualche gadget.

Ecco perché temevo per l’acconciatura della Boldrini, ma a ben pensarci è a me che si rizzano i capelli per questa Italia dei vlasti rosso bordeaux d’annata. Quelli con i quali non si vincerà mai, parola di uno che se ne intende.  E con i quali oggi nemmeno si sopravvive.