Roberto-Formigoni_620x410Formigoni si aggira nella fiera di Rimini come un leone in gabbia: tenuto lontano dal palco a causa dei guai giudiziari così fastidiosi per il perbenismo amorale che vi si pratica, è però ben presente più che in spirito nella carne e nelle ossa di quel potere e quegli appalti che tengono in piedi Cl e la relativa Compagnia delle opere. Assiste con l’orgoglio ferito di un capo bastone al tentativo di Letta di intestare Comunione e Liberazione al proprio partito che si chiama Pd, ma non è quello votato dagli  elettori.

Però è così irritato da questo tentativo di scippo in corpore vili che non resiste  a lanciare un monito e una provocazione: quella di buttare il peso di Cl, almeno quella parte ancora in qualche modo sotto il suo controllo, nelle primarie dei democratici che dovranno decidere tra Letta e Renzi. Rivendica la sua appartenenza al berlusconismo, ma per carità senza chiusure e non ha tutti i torti vista la consistenza dei personaggi in contesa e loro vicinanza sia alla destra che al Vaticano: in fondo è assai più naturale che la scelta venga fatta da  forzaitalioti, pidiellini o come diavolo si chiameranno tra un po’, piuttosto che da gente del cosiddetto centro sinistra. Comunque sia, è chiaro che Letta è avvisato se non ancora mezzo salvato: lasci a Formigoni lo spazio che gli compete e le vacanze che si merita.

Certo ci voleva della fantasia per pensare che il Celeste sarebbe divenuto uno dei possibili arbitri della battaglia nel Pd, molto, ma molto di più di quanto già non sia accaduto nel 2009 quando pattuglie di Cl appoggiarono Bersani. Allora però questo ruolo rimase sottotraccia, anzi clandestino, adesso invece l’eventuale apporto della destra catto vaticana che da sempre è stata accanto a Berlusconi, anzi lo ha quasi preceduto, diventa palese, entra nei giochi, risulta parte della contesa a suon di primarie e di appalti a dimostrazione di una consociazione ormai pienamente avvenuta. Comunione di certo. Alla liberazione dovremmo pesarci noi.