“Quindi, un modo di vedere la via dell’austerità è l’implementazione di una sorta di giuramento di Ippocrate al contrario: «In primo luogo, non far nulla per limitare il danno». Perché la gente deve soffrire se le riforme neoliberiste devono prosperare.” Una volta tanto non sono costretto a dirlo fino alla noia da blogger infelice e sconosciuto, ma posso citarlo dal premio nobel Krugman che, dai e dai, se ne è accorto, nonostante alcuni economisti ultra liberisti come Robert Mundell, altro nobel, lo avessero detto a chiare lettere: le ricette del rigore e dell’austerità sono controproducenti, ma servono a spazzare via le conquiste democratiche e sociali. Dunque sono le benvenute per le oligarchie al potere, così come sono benvenuti gli strumenti attraverso cui si applicano, fosse pure una moneta unica ingestibile. E del resto come spiegare altrimenti perché il Fondo monetario internazionale, Vaticano della religione neoliberista, continui a spingere in questa direzione dopo 25 anni di disastri provocati da queste ricette in Asia e Sudamerica. Atteggiamento divenuto anche grottesco dopo che l’economista capo dell’ Fmi ha dichiarato che – almeno per quanto riguarda l’Europa – si è trattato di un clamoroso errore di calcolo.
Krugman cita – rammaricandosi di aver avuto un atteggiamento superficiale su questi aspetti – sia una recente presa di posizione Noah Smith, che gli interventi già più consolidati di Naomi Klein che le analisi di Michael Konczal risalenti a un classico saggio del 1943. Tutti e tre convergono nel ritenere che le elite non cerchino davvero di trovare soluzioni alle crisi, non prima almeno che abbiano provocato quei cambiamenti politici ed istituzionali che essi desiderano. La Shock Doctrine della Klein riassume benissimo queste posizioni quando sostiene che «Il problema è questo ambiguo tentativo di usare la crisi per centralizzare il potere, di sovvertire la democrazia, di evitare il dibattito pubblico dicendo: “Non abbiamo tempo per la democrazia. È tutto in confusione. Non importa quello che volete. Non abbiamo scelta. Dobbiamo forzare”. Sta accadendo tutto su vasta scala». E già Konczal sostenva 60 anni fa che “gli interessi del business odiano la teoria economia keynesiana perché temono che potrebbe funzionare. E questo comporterebbe che i politici non dovrebbero più umiliarsi davanti agli uomini d’affari”.
Non ci vuole molto a collegare tutto questo alle famose parole di Monti, risalenti a un anno e mezzo fa, in cui la crisi era vista come un’opportunità per le famose “riforme” paroletta magica, abracadabra della politica mai esplicitata, ma che , come si è visto, si traduce nell’azzeramento del Welfare, nell’aggressione ai diritti del lavoro e nella riduzione dello Stato a semplice spettatore del mercato e poliziotto per chi non ne accetta le logiche. Però perché Krugmann di fronte all’evidente insistere in formule perdenti per l’economia non si è accorto prima che il loro scopo è eminentemente politico? “Devo ammettere – dice – che al tempo della sua pubblicazione non ero tanto ben disposto verso il libro di Klein, ( Shock Doctrine del 2007, ndr) probabilmente perché fuori dal campo della professionalità e cose simili, ma la sua tesi aiuta davvero a spiegare molto di quello che sta succedendo, in particolare in Europa.
Già, come avviene da millenni i chierici sono infastiditi dalla presenza di “sconsacrati”e il fastidio cresce in proporzione inversa al valore euristico delle loro dottrine: l’economia con la sua pretesa di essere scienza, è un interessante campo di studio antropologico da questo punto di vista. Persi dentro la foresta molti vedono foglie e tronchi con molta definizione senza però accorgersi dell’insieme. Se lo facessero vedrebbero che non è poi così strano che dietro le ricette economiche si nasconda un fine politico, dal momento che l’economia è una forma particolare di sociologia politica.
Meglio tardi che mai in ogni caso. Tanto più che tutto questo svela la miseria assoluta del dibattito politico e mediatico a cui siamo costretti ad assistere mentre il Paese sprofonda tra Letta e lettoni e solo un avvizzito ritratto di Dorian Gray della speranza.
@michele d.
Ed allora ci spieghi come fa uno stato ed essere indebitato se conserva la sovranità monetaria?? Senza contare poi il fatto che i problemi sorti nei paesi che lei ha elencato sono nati con l’avvento dell’euro, del fiscal compact e del pareggio di bilancio, vincoli che non negano possibilità di spesa.
Senza contare che i paesi invece, quelli che lei invece ritiene virtuosi, sono quelli che prima dell’introduzione dell’euro avevano una moneta forte, basta solo dire che se la germania avesse ancora il suo marco, le sue autovetture in italia costerebbero il doppio a differenza di noi che se avessimo ancora la lira costerebbero un quarto e con un’economia in piena espansione.
Senza entrare nel merito di quello che afferma risulta evidente che il suo non solo è un ragionamento strampalato ma eisulta essere un ossimoro semplicemente utilizzando le sue affermazioni.
x Michele D.
Lei vuol parlare di economia, citando a sproposito la bibbbia, e dicendo che alcuni paesei sono stati austeri in periodo di vacche grasse…
APPUNTO MA IN PERIODO DI VACCHE MAGRE , ESSERE AUSTERI SIGNIFICA SUCIDARSI IN TERMINI DI MACRO ECONOMIA, MA DI ECONOMIA IN GENERALE, ALLA FINE…
Lei conoesce la bibbia ma non conosce le politiche economiche anti cicliche…
questa è per lei e per chi non conosce il concetto appena sopra espresso è certamente unna sciagura…
E’ proprio così….ma i neoliberisti dureranno appena un po’ di più dei poveri schiavi, se continua così.
Molti deridono chi si è sporcato le mani per tentare di cambiare stile e stili di vita,(Beppe Grillo) e dicono che è tutta colpa sua e che è ridicolo fare i conti su scontrini rimborsi etc…forse è vero ma cosa altro c’è di nuovo?
Krugman è un neokeynesiano e fautore della spesa pubblica all’infinito basata sul debito che tanti disastri ha provocato in Italia, Spagna, Grecia e Portogallo. Non è un caso se i paesi che ancora crescono in Europa ( nonostante la crisi) sono proprio quelli che hanno fatto austerità nei tempi di “vacche grasse”. Persino la Bibbia 3000 anni fa invitava a moderarsi e risparmiare quando ci sono le vacche grasse perché quelle magre arrivano sempre!
I politici, per ottenere i risultati che a loro interessano, sono sempre bendisposti verso le teorie filosofiche, politiche, economiche più sconclusionate e incongrue. Basti pensare come le stupidaggini della logica hegeliana siano state alla base di tutte le costituzioni degli stati europei dalla metà ‘800 perlomeno fino alla seconda guerra mondiale. Ad esempio la teoria hegeliana del mondo come non costituita da parti ha giustificato le azioni del nazismo come incarnazione legittima dello stato etico che non poteva sbagliare neppure andando contro principi basilari di umanità. Infatti secondo questa teoria se uno statista sbaglia in realtà non sbaglia in quanto errore e verità sono la stessa cosa (per chi comanda). In questo modo, se ci riferiamo all’hegelismo, anche le teorie economiche più idiote se accettate dagli stati sarebbero eticamente valide. Per questo non mi meraviglio che per i politici vadano bene le teorie economiche strampalate di FMI, BCE, ecc. Fanno parte dei mezzi per consolidare il potere di chi comanda e vengono accettate anche se incoerenti ed incongruenti per i loro specifici interessi di potere ed anche in assenza del supporto filosofico di un mediocrissimo pensatore come Hegel.