monti santoneNon so quanti piani abbia Bersani o quanti ne esprima l’occhietto di faina di Grasso, né se Napolitano imporrà platealmente il governissimo col Pdl che è già scritto nel destino di un milieu politico che vuole salvare prima di tutto se stesso. Ma so ciò che gli italiani non vogliono: mai più un governo come quello Monti. Un esecutivo che per incompetenza, tracotanza ideologica, vaniloquio, capacità di miserabili intrallazzi, non ha uguali. E la clamorosa vicenda dei marò, condotta dal geniale Terzi di Santa cAgata, non è affatto un incidente, ma la sintesi, la metafora della sua azione in tutti i campi dove errori, ostinazioni, cecità, ostentata arroganza e debolezza segreta, demagogia spicciola e clientele sono stati all’ordine del giorno.

Il Paese è sprofondato in recessione. E i marò tornano in India dopo che il ministro degli Esteri non ha tralasciato nessuna mossa per isolarci dal contesto internazionale e renderci inaffidabili e ridicoli. Prima si è intestardito nel voler far giudicare i marò in Italia – una tesi fragile – ma al limite percorribile se i due fucilieri non fossero già stati in mani indiane. Subito dopo si è tentato di confondere le carte e di screditare la versione indiana dei fatti che invece tutte le prove hanno confermato. E solo troppo tardi si è tentata l’operazione di gentleman’s agreement, quando ormai il successo di questa tattica, in assoluto la prima da tentare, era stato compromesso dalle frizioni precedenti e dall’arroganza dimostrata dalla nostra diplomazia

Incredibilmente, mentre il premier si recava in ginocchio a Bruxelles e a Berlino pronto a  firmare qualsiasi cosa in cambio della benevolenza dei Paesi forti,  Terzi di santa qualcosa, nelle sue funzioni di ministro,  pareva comportarsi come se l’India non fosse un protagonista dell’economia mondiale, ma una qualche landa esotica  e si aspettasse la benevolenza dell’Europa e degli Usa nel sostenere i pasticci che aveva già combinato. Appoggio che naturalmente tutti si sono ben guardati dal dare. E alla fine ci si è risolti a trovare un ‘uscita all’italiana: approfittando della disponibilità indiana a far tornare i marò per le elezioni senza nemmeno una cauzione, si data la parola d’onore del Paese, degli stessi fucilieri e del nostro ambasciatore per assicurare il ritorno degli imputati e poi la si è tradita annunciando che i marò sarebbero rimasti in Italia. Un atto che è stato considerato vergognoso in tutte le cancellerie del mondo. Ma non è bastato, evidentemente è successo qualcosa che non è dato sapere, perché alla vergogna si è aggiunto il ridicolo: contrordine cretini, i marò tornano in India. E ora i responsabili farfugliano idiozie su assicurazioni dell’esclusione di una ipotetica pena di morte che non era mai stata evocata prima e che paradossalmente sarebbe stato uno dei pochi argomenti validi da giocarsi. Ancora una volta bugie, sciocchezze. Ancora una volta una perdita di immagine grave come quelle a cui ci ha esposto Berlusconi e forse ancora di più.

Qualcosa di molto simile nella sostanza alla vicenda dello sblocco di 40 miliardi debiti dello stato nei confronti delle aziende fornitrici: possibile che nella drammatica situazione non si sia potuto fare nulla prima e che si annunci un decreto in questo senso negli ultimi giorni di un governo? Tra l’altro rimandando l’effettivo esborso a futuri regolamenti che dovranno essere messi a punto da un altro esecutivo e a contrattazioni con Bruxelles. Forse per farsi campagna elettorale in vista di un ritorno alle urne o per mettere in difficoltà altri e non se stessi nel chiedere deroghe all’amata europa?  Ma andatevene in India tutti. Sempre che vi vogliano.