Mariaserena Peterlin per il Simplicissimus
Bersani, Monti, Berlusconi e i loro fervorosi coristi conducono, come ognuno può costatare, una campagna elettorale in affanno e non priva di vistose svirgolate di stile, ma che vuole apparire razionale e ragionevole facendo appello a un voto utile alla governabilità responsabile e affidabile.
Voteremo tra pochi giorni secondo le regole di una legge elettorale che conosciamo e che i suddetti, per varie ragioni, hanno omesso di modificare durante la legislatura appena scorsa pur parlandone continuamente.
Dunque la questione appare cornuta o, se si preferisce, biforcuta.
Da un lato il porcellum, dall’altro come ottenere la conseguente utilità del voto. In realtà dovremmo dire che la questione è triforcuta perché c’è un ulteriore condizionamento esibito autorevolmente dai suddetti. È il risultato dei sondaggi fino a ieri l’altro sbandierati, come direbbe un romano un po’ burino, da tutti i pizzi e che vedrebbe salire minacciosamente e di volta in volta la rimonta, il calo, lo stallo, il grillismo e così via.
In realtà questa sorta di tridente intimidatorio non basta a esaurire le nostre preoccupazioni perché anche l’informazione mediatica gioca il suo ruolo.
Il campo dove si svolge la contesa è infatti, quasi esclusivamente, la televisione dove giornaliste e giornalisti sono interlocutori, conduttori o moderatori spronati da evidenti compulsioni ad apparire e fare audience tanto che spesso sembrano dare la precedenza a quella invece che allo stringere sull’analisi degli argomenti messi in campo della propaganda elettorale.
Al cittadino elettore-telespettatore, e non solo, infatti, appare chiaro che di questo si tratta: un susseguirsi di meri show di propaganda dispiegata a botte di slogan, effetti speciali e scontri ultra vivaci o grossolani e non di divulgazione e spiegazione ragionata sul confronto di programmi. Anche perché i programmi sono tutti genericamente simili e si potrebbe dire, parafrasando ed invertendo il solito Manzoni, che il romanzo che stiamo, ahimè forzatamente leggendo, abbia l’utile-voto per scopo, le balle per oggetto e la noia per mezzo. E potremmo facilmente dimostrarlo prendendo a prestito poche perle a caso da un lessico sempre assertivo e mai argomentativo dei leader: bersani “vi potete fidare solo di noi” ecc), monti (“vi ho salvati dal baratro”), o berlusconi “aboliremo, restituiremo”.
Tutto tecnico insomma, tutto razionale, tutto esente da dimostrazioni logiche, tutto piattamente condizionato dall’imbarazzante tridente porcellum-sondaggi-utilità mediaticamente espressi.
E così la passione civile va a farsi seppellire insieme alle idee, agli ideali, alle convinzioni, alla nostra tradizione culturale e, perché no, a quelle che ci presentano come obsolete cariatidi ideologiche: la destra e la sinistra.
Si vogliono disinnescare ed esorcizzare destra e sinistra che invece non sono finite e antistoriche, tanto è vero che la prima fa ancora oggi pesanti danni e compie violenze più o meno mistificate e la seconda esprime ancora un insieme di diritti fondamentali che danno fastidio ai signori del tridente.
La sinistra vuole esistere ed esprimersi anche con persone e soggetti politici impegnati a difendere principi base, come la distribuzione equa della ricchezza, la giustizia sociale, l’eguaglianza e il diritto reale al lavoro senza i quali proseguirà l’infame corsa alla svendita di persone, cultura e anima di questo paese.
Ecco perché trovo irritante ed offensivo l’invito al voto unico.
Il concetto di “voto utile” o di scelta tecnica sono una sorta di spot pubblicitario che impone, appunto, una scelta unica, o così o pomì, e vuole imporre di accettare ciò che è già stato pensato al posto nostro.
Molti di noi non riescono ad accettare un invito a far calcoli in base a sondaggi, peraltro autoreferenziali, la cui attendibilità è legata anche al momento in cui vengono effettuati e dai quali per di più risulta oltre un 40% di incerti o astenuti.
Il voto, invece, non è un tango figurato; è anche una scelta personale, una indicazione di pensiero, una possibilità di esprimere consenso (e allora che sia coerente almeno con la coscienza di chi lo esprime) o dissenso. Di dissenso ce n’è tanto da esprimere anche perché in prima fila a resistere siamo in tanti, ma ancora avanti alla prima fila vi sono quelli che resistono alla disperazione, quelli che portano avanti la loro vita anche nel nome di chi se l’è tolta (e di cui ci si accorge solo per farne retorica da palco) proprio perché credevano nella dignità data da un lavoro negato dalla realtà ma garantito invano dalla disattesa Costituzione.
Non cediamo, perciò, ad una paura del disordine che deve intimorire solo chi lo causa. Se ci vogliono assoggettare o comprare rispondiamo chiedendo un progetto che restituisca i diritti costituzionali, la giustizia sociale e quella uguaglianza a cui sono evidentemente allergici. L’utilità può essere solo quella di una scelta coerente con un progetto di soluzione dei problemi e di risposta agli interessi del cittadino. E se per farlo capire dobbiamo votare formazioni diverse dai soliti noti lo faremo senza problemi e a testa alta.
Tra il votare con il naso turato per enrico letta e il votare a narici libere per Grillo o Ingroia preferisco salvaguadare le fessure del mio naso.
è vero Eva, la semplificazione delle realtà complesse dimostra lo snobismo dei massmedia, anche perchè complesso non significa concettualmente difficile, anzi. La complessità è una qualità che può essere condivisa e discussa.
Condivido.
Aggiungo:
1- trovo superficiale l’uso di questa associazione : Nome voto-
Aggettivo utile;
2 – ritengo anche banalissima la dualità voto utile contro voto testimoniale. ( Contrapposizione che va per la maggiore anche in pensatori di un certo spessore – cito solo Peyretti in ambito di pensiero non-violento)
Chi non si prostra al modello economico-politico della maggioranza , rifiuta di votare secondo logiche meramente calcolanti e tutte volte alle alchimie dei sondaggi, poggiando sulle razionali deduzioni da una legge elettorale illogica e “maialesca”.
Chi si appresta al voto in tale scia è giudicato un illuso utopista del voto puro , un nostalgico dell’ideologia o un egocentrico chimerico….
Come se chi si prostra al pensiero unico non lo facesse partendo da logiche ideologiche esplicite o implicite.
Come se fosse ragionevole pensare che si producano frutti di razionalità dal seguire le logiche d’una legge ritenuta illogica.
Come se dentro il perseguimento di ideali non ci possa essere una chiarezza di pensiero e una sufficiente dose di sana interpretazione del reale.
Questo ragionamento, non perchè m’infastidisca essere annoverata tra quelli che hanno ancora idee, sogni utopie, buoni motivi per votare in un certo modo piuttosto che in un altro.
Semplicemente per evidenziare quanta superficialità contengano gli appiattimenti del pensiero binario.
Analoghe considerazioni per chi contrappone – in merito alla decisione del Papa – motivazioni di fragilità umana a coraggio, situazione personale (salute ,età…) a situazione della “reggia” vaticana ( problemi etici, compromissioni, scandali).
Descrivere realtà complesse con la logica binaria è un cattivo servizio che molti massmedia rendono ai lettori, e palesano una bassa considerazione dell’intelligenza e della saggezza dei cittadini…