“Monti sono me”. Mezz’ora di intervista di Bersani hanno dato questo risultato di sostanza, senza che venisse fuori, nemmeno per sbaglio la più piccola idea sul Paese e nemmeno un giochino a trova la differenza. Certo la cosa si presentava difficile visto che a fare le domande era la bilderberghina Lili Gruber, “giornalista prestata alla politica” come si definisce e sulla quale pesa il fitto mistero su chi mai l’abbia prestata al giornalismo, ma non c’è dubbio che si rimane sconcertati dalla totale auto referenzialità ai problemi di schieramento e manovra nella quale annega la campagna elettorale del centro-sinistra.
E se Berlusconi si presenta con i medesimi argomenti del 2008, appena appena liftati, il Pd ripropone pari pari la strategia di Veltroni dove al posto delle idee per rappresentare il proprio elettorato vengono recuperati candidati che dovrebbero costruire un’ecumenica allegoria della società: la politica si trasforma nel casting come per un talk show e un reality con tanto di grande fratello dietro l’angolo. Così alla giornalista anticamorra, viene associato il papà di Ichino, quel Carlo dell’Aringa che formulò la precarizzazione del lavoro, usata poi per la legge Biagi, al giornalista economico del Corrierone, eretico da salotto, viene aggiunta l’innocua femminista Marzano che non hai mai fatto male a una mosca, nemmeno di sesso maschile e per fare da contrappeso al bolscevico Vendola, quello che se la rivoluzione d’ottobre avesse lu mere sarebbe una piccola Regione Puglia, viene candidato l’ennesimo bocconiano ed ex direttore generale di confindustria, Giampaolo Galli.
Ovvio che tutto questo serve a fare terra bruciata attorno a Monti e alla sua improvvida quanto proterva salita in politica che ne rivela i limiti di supponente burocrate ed esecutore. Chiaro che si vuole rassicurare Bruxelles così come il passo indietro di Berlusconi serve a rassicurare il Ppe. Però una volta usciti da questa divertente partitina a scacchi cosa sappiamo di più sul Paese e su cosa si vuole fare per non farlo finire come la Grecia e il Portogallo? Cosa sappiamo in più sul nostro futuro se non quell’agitarsi del feticcio europeo come a una processione di flagellanti? Esiste e in che modo, con quali mezzi, una differenza tra le agende? Esiste un’idea di società o è diventata solo quella gaia scienza da bar sport che viene così familiarmente narrata nella Repubblica degli Zucconi of America?
No, non esiste perché se ci fosse, qualche indizio salterebbe fuori anche non volendo.E’ una battaglia di potere nella quale si misura una casta ormai indistinta. E non perché destra e sinistra non abbiano più significato, anzi mai come in questo momento hanno un senso, ma perché è la loro rappresentanza ad essere venuta meno, ad essersi stemperata, confusa, confricata dentro uno stesso alambicco. Così dopo mezz’ora abbiamo appreso che Monti è stretto in un angolo, a meno che non intervengano i cannoni allo spread della Bce, ma l’agenda rimane con le sue funeste scadenze e i giorni della civiltà sociale cancellati.
Bersani, lasciate le bambole, sta pettinando Monti ancor più di quanto non faccia lo stesso professore con quel vezzo da liceale degli anni ’50. Che uno si chiede se lo facesse anche “dopo”, al posto della sigaretta. Ma non ha molto senso saperlo, né lasciarci prendere dagli strumenti di questo salone da barbiere, quando è a noi, alla nostra Costituzione, al modello sociale da essa disegnato e mai realizzato che stanno facendo tutti insieme barba e capelli.
Lilli Gruber, ‘la gobba del gobbo’, chi ce l’ha messa a far finta di recitare (male) la parte di giornalista è stato Bettino Craxi per uno scambio di favori alla Rai che si perde nella Rai 2 lottizzata Sodano-La Volpe di metà Anni Ottanta. Questa signora, il cui chirurgo estetico ha un cachet che da solo coprirebbe il buco di bilancio della Sanità italiana, sta al giornalismo d’inchiesta come Jimmy il Fenomeno & Gegia stanno a George Clooney & Charlize Theron sul Grande Schermo. D’altra parte, davanti a non-domande il buon Bersani doveva limitarsi a farfugliare le solite non-risposte (coi soliti anacoluti). Insomma il ‘nonnulla’, come disse una volta Chiambretti al proposito della tv, malattie senile del Nulla, a questo è ridotta la nostra politichetta.
Sulla contiguità delle agende tra Monty e Bersy, non molto diversamente da quella di Berly (stilata a sua volta da ‘ Lo chiamavano Trinità dei Monti’), è il giochino delle tre carte, la mia agenda è più hot & hard della tua (per la goduria dei feticisti della Trojka trilateralista). Zucconi, e i tirapiedi della velina del pd, fanno solo propaganda, pessima per altro, (contrordine pennivendoli: ora Monty è uno dei cattivi, e giù randellate, la macchina del fango è sempre attiva, dopo averne schizzato a tonnellate su Grillo, Di Pietro, Vendola, il prossimo sarà Ingroia, colpevole di star sui cosiddetti a Napo orso Capo).
Sottoscrivo il commento di @M.G. Mosconi h 12:01: si andassero a buttare da soli in un burrone, non paghi del male che hanno fatto e continuano a fare all’Italia. Ciò che non sospettano è il male che gli italiani potranno far un giorno a loro…
Lasciamo che si facciano male tutti da soli se lo meritano!