“Tu hai le armi, noi il coraggio…Libia Libera!” Questo è scritto su un lenzuolo che pende da un edificio di Zawiya, investita dai carri armati del tiranno tanto crudele quanto ridicolo con quel lucido da scarpe messo sul cranio da vecchio. Forse notare questo in un momento così drammatico può sembrare superfluo, inutile, fuorviante.

Eppure la crudeltà e la nullità umana oggi si esprimono anche attraverso questi segni, queste stigmate futili, dal tentativo di questi anziani di sembrare giovani perché sempre più sono morti che camminano. Sui morti come in Libia, sulle speranze altrove.

Bisogna spazzare via Gheddafi. E certo in Libia questo coraggio c’è. Ma bisognerebbe anche liberarsi da chi gli bacia le mani cosa che non richiede nemmeno lo scontro con i carri armati. Ma abbiamo questo coraggio?