Il vero segno del degrado è quando non ci si fa più caso, quando esce allo scoperto senza più vergogna di sè. Ieri nella mail di lavoro mi è arrivata una deliziosa letterina che mi avvisa di un convegno che si terrà a Lugano il 27 gennaio prossimo.

A leggerla distrattamente si può pensare che sia un invito alla correttezza, nel solco delle battaglie ingaggiate da Obama e dalla Merkel:  “I paradisi fiscali nel  2011 e le società offshore: come non cadere nell’illegalità”.

E invece si tratta di una conferenza in cui si spiegano a professionisti e imprenditori tutti i trucchi per permettere di nascondere il denaro, al fisco, ai bilanci e alla fine al Paese.’Vi assicuro che la lettura è desolante e fornisce un senso di non ritorno.

Questa la sostanza: “Molti Imprenditori e Professionisti italiani, anche medio-piccoli, strozzati dalla morsa fiscale, hanno deciso, recentemente, di approdare al mondo dell’offshore attraverso strutture di Paesi considerati “Paradisi Fiscali” che offrono “Società Anonime” e conti bancari offshore, attraverso i quali é possibile operare pagando meno tasse o zero tasseproteggendo il proprio capitale attraverso l’anonimato.” E naturalmente la cosa viene giustificata col noto argomento del così fan tutti: “Ma perché si cerca di combattere questo fenomeno, quando la maggior parte delle Società quotate in Borsa e dei Gruppi Bancari hanno partecipazioni, quasi sempre di controllo in Società residenti nei Paradisi Fiscali?”

La novità del 2011 è che  l’offerta di “consulenza” viene estesa anche a chi ha fatturazioni da 50 mila euro l’anno, questo il significato, l’essenza del convegno da cui certo gli organizzatori ricaveranno un bel gruzzolo, naturalmente in nero. E ci mancherebbe.

Il relatore è tale Giovanni Caporaso, definito guru dell’offshore italiano, il quale ha un curriculum di tutto rispetto: Consulente Giuridico, laurea in Studi Giuridici all´Universidad Empresarial de Costa Rica (Costa Rica); laurea in Diritto e Scienze Politiche all´Universidad de la Paz (Panama);
Dottore in Filosofia Honoris Causa dell´Academy of Universal Global Peace (India). Un bel giro per il mondo e attraverso prestigiosi atenei; per fortuna che ci ha pensato la Gelmini a far sì che in futuro si possano creare anche da noi istituzioni universitarie di questo calibro, senza costringere la brava gente a massacranti itinerari. C’è il già il Cepu del resto.

E il guru cosa fa? Si fa un’autointervista nella quale non so se ingenuamente o per attirare clienti sputa il rospo.

“Molte Aziende hanno dei dubbi. Ma è veramente legale possedere una Società Offshore?

Cento per cento legale.
Al boulevard Prince Henry di Lussembrugo, capitale dell’omonimo Granducato, al nr. 13, tutte nello stesso palazzo si possono trovare le sedi di PirelliMondadoriTosiMerloni, Ariston e 50 metri più in là, Meccanica FinanziariaLucchiniAutogrillFranzoniGazzoni FrascaraValentinoE che cosa ci fa il gruppo Mediaset a Malta? E l’Istituto Mobiliare Italiano a Madeira?
E perché quasi il 50% (112 su 250) delle Società quotate in borsa ed il 25% (22 su 88) dei Gruppi Bancari hanno partecipazioni, quasi sempre di controllo, in Società residenti nei Paradisi Fiscali?
La risposta é semplice: per pagare meno tasse!”

Ora abbiamo anche l’indirizzo preciso. Un’unica cosa mi consola: il guru che da vent’anni batte bandiera panamense, almeno non ha tirato fuori la scusa della globalizzazione: lascia che siano i suoi clienti, quelli del boulevard, a farlo. Il governo a caldeggiarlo. E l’opposizione a crederlo.