Oggi che sono letteralmente travolto da impegni sgradevoli mi limiterò a mostrare un piccolo trucco di cui si servono i pifferai del clima per ingannare le persone e portarle a credere nel dogma del riscaldamento antropico catastrofico, soprattutto in occasione di eventi mediatici di particolare rilievo come per esempio i grandi incendi che colpiscono spesso la California: le immagini sono drammatiche, il fumo che producono gli alberi che bruciano può diffondersi per centinaia, persino migliaia di chilometri e può rendere la vita sottovento spiacevole, persino mortale per settimane e settimane. Per questo tali eventi sono anche ampiamente utilizzati per fare affermazioni inconsistenti e stravaganti a favore della “politica climatica” che non ha assolutamente nulla a che fare con le vicende in questione e come sempre i dati disponibili possono essere usati sia per illuminare che per ingannare per offuscare.
In un articolo di Bloomberg che si occupa dell’aumento dei premi delle assicurazioni contro i danni da incendio sostiene che i rincari vanno messi in relazione con l’aumento dei roghi boschivi negli ultimi anni, causati non da incuria e lottizzazioni gigantesche, ma dall’onnipresente cambiamento climatico: acqua o fuoco la causa è sempre la stessa e garantisce un alibi ai veri responsabili. Il foglio economico per dimostrare la sua tesi mostra la tabella qui sotto
Si tratta di dati certamente drammatici perché sembra che dai circa 3 milioni di acri di bosco andati in fumo in un anno si sia arrivati a 7 milioni. Ma ci sono dei problemi evidenti: questa non sembra la forma che si vedrebbe se il problema fosse davvero il “clima” e il progressivo riscaldamento: fondamentalmente siamo di fronte a un salto di funzione a partire dal 2000 che sarebbe più coerente con una causa più prossima o meglio con una serie di concause di origine realmente antropica come per esempio l’estensione delle zone di lottizzazione che è stato enorme. Ma il vero inganno sta nel periodo scelto per supportare la tesi climatica ritagliato esattamente per riuscire a sostenere questa tesi: se si estende il tempo di rilevazione possiamo vedere che il piccolo aumento degli ultimi vent’anni è davvero marginale di fronte alle tendenze a lungo termine che sono illustrate nella tabella qui sotto.
Come si può facilmente constatare il massimo degli incendi si è avuto nel periodo della della grande espansione urbana tra gli anni Venti e il dopoguerra. Ci si dovrebbe poi chiedere p0i se le temperature siano davvero aumentate o non si tratti di forzature dovute a una cattiva raccolta dei dati che viene deliberatamente mantenuta proprio per ottenere un “effetto clima”. Ma questo lo vedremo in un post successivo la cosa importante è cominciare a comprendere i trucchi usati per evocare catastrofi che non esistono.
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