Mi sono astenuto in questi giorni dal parlare dell’Iran, semplicemente perché non sappiamo nulla di reale su ciò ch sta davvero avvenendo: le notizie su manifestazioni e repressioni provengono esclusivamente da organizzazioni statunitensi o che fanno riferimento agli Usa e vengono usate come se fossero distillati di verità senza alcun controllo e senza avere corrispondenti in loco . Tanto per essere chiari come ha scritto lo Spiegel qualche tempo fa: “Secondo le stime degli attivisti per i diritti umani, almeno 314 persone sono state uccise nelle proteste a livello nazionale in Iran. L’organizzazione statunitense Human Rights Activists News Agency (HRANA) ha riferito che tra i morti c’erano 47 minori e 38 forze di sicurezza. Inoltre, più di 14.000 persone sono state arrestate. Le proteste si sono svolte in più di 130 città in tutto il paese dall’inizio di metà settembre”. Come si vede alcune fonti sono assolutamente generiche, vaghe  e comunque di parte, mentre di fatto qualsiasi notizia promana da un’unica “organizzazione per i diritti umani” che porta il bellissimo nome “Human Rights Activists News Agency (HRANA)” e ha sede negli Stati Uniti. Un’ unica fonte, un’unica tesi senza quei dannati problemi che pone la realtà. Tutto fabbricato a Washington e poi venduto alla cosiddetta informazione che nemmeno chiede do avere qualche prova fattuale.

Sul sito web di HRANA , che è anche abbreviato in HRAI o HRA, si possono scoprire gli obiettivi dell’organizzazione fondata nel 2005 che appaiono peraltro molto lodevoli: “promuovere, proteggere e difendere i diritti umani in Iran”. Più difficile è scoprire chi c’è dietro questa organizzazione, ma certo non impossibile visto che  a un ceto punto c’è scritto: “HRAI riceve solo donazioni da privati ​​e organizzazioni senza scopo di lucro. Dal momento che l’organizzazione vuole rimanere indipendente, non accetta alcun sostegno finanziario da gruppi politici o governi. Queste limitazioni sono essenziali per mantenere la nostra autonomia. Prima di marzo 2011, l’organizzazione riceveva solo donazioni da membri e partner. Da allora, tuttavia, HRAI ha anche accettato donazioni dal National Endowment for Democracy, un’organizzazione non governativa senza scopo di lucro negli Stati Uniti d’America. Fidandosi della poca informazione concreta ed esatta che circola su questo strumento della politica estera statunitense la nostra agenzia a senso unico per i diritti umani mente clamorosamente dal momento che il  National Endowment for Democracy (NED) è stato fondato dal governo degli Stati Uniti ed è finanziato e controllato da esso. 

Certo qui giocano tutti gli equivoci intorno a supposte Ong, ovvero “Organizzazioni non governative” che invece vengono finanziate dai governi: il Ned fondato nel 1983 dal Congresso degli Stati Uniti a Washington, riceve un finanziamento annuale dal bilancio federale degli Stati Uniti per il suo lavoro. il quale consisterebbe ufficialmente nell’esportare democrazia, ma che  ha la funzione di aiutare governi filoamericani a salire al potere e se non sono democratici, tanto meglio. Addirittura Pat Buchanan, un navigato politico statunitense che ebbe il suo momento di massima gloria proprio negli anni in cui Ned fu fondato e cominciò ad agire, definì le azioni del Ned “agitazione mondiale per rivoluzioni democratiche e interferenza negli affari interni di altri paesi”. È orwelliano affermare che i brogli elettorali statunitensi in paesi stranieri promuovono la democrazia e nonostante questo lo si afferma ormai da 40 anni.

Dunque tutte le notizie che arrivano dall’Iran sulla supposta “brutale ” repressione del governo iraniano provengono in sostanza da un’organizzazione che da decenni si pone come nemica del governo iraniano e come strumento di intervento diretto. La realtà nel Paese potrebbe in effetti essere alquanto differente ed è molto probabile  che gli “oppositori” siano stati armati con armi provenienti dalle aree curde nel nord dell’Iraq. In un’intervista alla  BBC , John Bolton, che ha guidato le politiche anti-iraniane del presidente  Trump, ha affermato di sperare che i disordini in Iran portino a un “cambio di regime”. Bolton ha continuato affermando che la “prospettiva degli sforzi sistematici dei gruppi sovversivi” non è solo quella di protestare, ma anche di usare la forza contro il governo iraniano per inviargli il messaggio che l’opposizione non è più disarmata.

Tutto questo dipinge un quadro un po’ diverso da quello fornito dall’informazione occidentale che in realtà non informa su nulla e si limita a passare le veline della narrazione che viene sceneggiata a Washington. Secondo alcun i analisti il governo Usa non ha più alcuna remora nel cercare di un qualche cambiamento nel governo iraniano per avere la scusa di di far tornare in circolo il petrolio di Teheran. Potrebbe anche possibile e questo non farebbe però che avvicinare Iran e Arabia Saudita, Orami la politica dell’impero è così cieca che come si muove fa danni. M purtroppo siamo ciechi anche noi a cui non viene dato